Sarà un Gran Premio MotoGP d'Argentina senza alcun Maradona

Sarà un Gran Premio MotoGP d'Argentina senza alcun Maradona© Gold & Goose

Valentino Rossi si è ritirato, Marc Marquez ha dato l'ennesimo forfait: a Termas de Rio Hondo si misureranno tanti fortissimi piloti, ma nessuno che sappia davvero infiammare la passione sudamericana

29.03.2022 ( Aggiornata il 29.03.2022 19:46 )

Il Gran Premio di Argentina torna a ricoprire i palinsesti dopo due anni di assenza forzata, e ha nella MotoGP la categoria regina da offrire nel weekend in arrivo. Sarà bello per addetti ai lavori, giornalisti, fotografi, meccanici, manager e piloti vivere la tappa sudamericana del calendario 2022 che, per diversi motivi, cerca il fuoriclasse di oggi e del futuro.

Ritiratosi Valentino Rossi e assente - nuovamente - Marc Marquez, la griglia della classe più ambita ha il bisogno e la voglia di trovare il nuovo riferimento del campionato. Al di là del talento in sella, le doti richieste vanno oltre i cordoli e al di fuori del paddock.

Incosciamente o consapevolmente, si instaurano i paragoni: il nove e l'otto volte iridato erano, e sono, due simboli unici nel proprio genere, autori di incredibili duelli condivisi, nei quali il dualismo tecnico e quello caratteriale hanno diviso le folle. Benissimo, o meno bene: adesso, chi divide le folle?

Rossi, il "genio" di Tavullia


Ovunque andasse (e vada) Valentino smuoveva e smuove le acque. E le divise: se Mosè separò il Mar Rosso, il Dottore di Tavullia segnò la differenza tra chi amava il numero 46 e chi, invece, si sforzava di non farselo piacere. Oltre a guidare la moto come pochi, Valentino portò in giro per il mondo un messaggio unico nel suo genere. Gioia, divertimento, ironia. Nessuno è come lui.

Provate a immaginare quanto tutto questo piacesse ai tifosi argentini, rinomatamente in cima alla lista della passione, i più viscerali che si raccontino. Se conoscete le caratteristiche peculiari dei nativi nella Terra del Fuoco, saprete che l'essere focosi - appunto  - è un atteggiamento in grado di incendiare anche i caratteri pacati. Figuriamoci con chi sapeva recepire.

Rossi era così: più lo si sosteneva, più veloce viaggiava. Una turbina capace di alimentare la luce negli occhi delle folle, costituita da adulti o fanciulli poco cambiava. A cambiare fu il finale del Gran Premio del 2015, quanto tra la Yamaha del genio italiano e la Honda di Marquez avvenne un contatto fatale, ritratto da una immagine prelevata da video: Vale in piedi e vincitore, Marc a rotolare sull'asfalto di Termas.

Marquez, il "ribelle" di Cervera


La scelta scatta quasi in automatico, sebbene non l'abbiamo posta noi: chi è stato tifoso di Rossi, difficilmente lo è oggi di Marquez. Oddio, tutto è possibile, però fatichiamo a trovare una condicio sine qua non contraria a quanto appena scritto.

Ecco perchè, se vista dagli occhi dei Rossiniani, Marc era un ribelle: sin da piccolo, lo spagnolo ha ammirato le gesta dell'italiano, le ha poi emulate nelle classi 125 e Moto3, lo ha più tardi sfidato in MotoGP. E pure battuto: negli anni condivisi, le vittorie di tappa a favor del numero 46 contro il 93 sono state 10, i titoli tuttavia li ha vinti il rivale, 6 per la precisione.

Questo non è un paragone, bensì serve per dire come in pista avessimo due Maradona: Rossi e Marquez. Guardando meglio, affermiamo che i Maradona in pista fossero di più: aggiungiamo Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa. Insomma, in pista i personaggi e i dualismi si sprecavano. Ah, e non dimentichiamoci Casey Stoner. Un altro Maradona.

Dieguito era unico nel calcio. Le moto hanno bisogno del nuovo simbolo


Diego Maradona si è spento il giorno 26 novembre del 2020, lasciando un vuoto carismatico difficilmente colmabile. Malgrado non giocasse più da anni. "Dieguito" rappresentava ancora il simbolo del calcio, la tecnica pura, l'istinto e l'intuito perfettamente mixati, l'idea trasformata in gesto.

E poi parlava, parlava, parlava, senza peli sulla lingua. Anche perciò piaceva. Assurdo scrivelrlo, ma è vero: Diego Maradona era il Maradona del pallone. Poche storie, indipendentemente che l'abbiate apprezzato o meno. Lui era unico e conquistava facilmente le prime pagine.

In MotoGP è adesso dura dire chi potrebbe conquistarle. Tanti nomi sono promettenti, in primis poniamo Enea Bastianini e la meritata leadership di classifica. Il romagnolo è forte, simpatico e detiene una gran manetta. Fabio Quartararo anche ma, lui come il numero 23, al momento non sembrano dei Maradona. Gran piloti, però non Maradona. Speriamo abbiate colto la sottile differenza.

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