Tecnica: MotoGP, aerodinamica al potere

Tecnica: MotoGP, aerodinamica al potere© Luca Gorini

È diventata fondamentale e sta cambiando il modo di progettare una MotoGP. In passato le ali erano degli “accessori”. Oggi, insieme a sistemi più o meno visibili, sembrano nascere insieme al progetto

20.02.2022 ( Aggiornata il 20.02.2022 13:51 )

Filosofie diverse


Non tutti i mali vengono per nuocere: è noto che le paratie laterali aumentano l’efficienza delle ali, soprattutto se poco allungate, come quelle delle moto. C’è quindi chi punta su superfici molto “scatolate” e chi invece punta sulla massimizzazione delle superfici orizzontali e degli allungamenti, con l’uso di flap simili alle ali anteriori della F1. Questo approccio sembra essere quello seguito da Yamaha e, in modo ancora più pronunciato, da Aprilia. Le differenze sono in parte indice di uno sviluppo ancora “incompleto” in cui non è stato raggiunto “l’ottimo”. Quando ciò avviene, tutti i veicoli si somigliano, come avviene oggi in Formula 1. Nelle moto c’è la variabile aggiuntiva che “l’ottimo” può essere definito in maniera diversa a seconda delle caratteristiche del sistema motore/telaio/pilota.

Per alcuni può significare ottimizzare l’aerodinamica per ottimizzare grip in accelerazione e staccata, puntando su un’ala anteriore orizzontale e quanto più possibile isolata da altre componenti. Per altri può significare trovare un compromesso tra prestazioni a moto dritta e prestazioni in curva, sfruttando l’interazione tra elementi. Ci riferiamo alle molte appendici della Ducati, che resta la più sofisticata. Non si era detto che le ali delle moto non funzionano bene in curva?

In realtà in aerodinamica 1+1 non fa sempre 2… Se due superfici aerodinamiche isolate producono un certo carico, non è detto che, mettendole insieme, producano la somma dei due carichi isolati, anzi, non è quasi mai così! Ciò rende lo studio molto complesso ma offre anche delle opportunità. Per esempio, a livello accademico è noto che è possibile sfruttare l’interazione tra le gambe del pilota, la superficie della carena e le ali per “disattivare” alcune superfici e migliorare la prestazione in curva. Estremizzando questo concetto, si possono distribuire superfici con diverse inclinazioni che interagiscono tra loro e con il resto della moto (pilota incluso) in maniera differenziata, a seconda degli angoli di assetto.

Questo approccio richiede uno studio più complesso e una maggiore integrazione dell’aerodinamica nel progetto dell’intero veicolo. Oggi, tutto ciò è reso ancora più complesso dalla notevole variazione di incidenza cui la moto, e quindi le superfici, sono sottoposte, a causa dei sistemi di regolazione di altezza introdotti recentemente.

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