MotoGP 2020, l'annus horribilis di Valentino Rossi

Un solo podio, tante gare finite con una scivolata, pochi punti in campionato, il declassamento da ufficiale a satellite e, come se non bastasse, il Covid-19 e problemi tecnici. Peggio di così...

Mirko ColombiMirko Colombi

9 nov 2020

Nel computo della sua lunga e prestigiosa carriera, il 2020 di Valentino Rossi rappresenta il punto più basso di una parabola che, dispiace dirlo, sta affrontando una rotta da definirsi “discendente”, ovvero, che punta verso il basso. Dal 1996 ad oggi, il biondo ed esperto fenomeno di Tavullia non ha mai toccato disfatte così nette ed il futuro promette poco bene.

Non sono esclusivamente i magri risultati a spingerci di scrivere ciò. Al di là del solo podio calcato all’Angel Nieto nel Gran Premio di Andalucia, il numero 46 deve mettere in conto i pesantissimi quattro “zero” rimediati nell’esordio stagionale di Jerez, poi in casa a Misano, più in là a Barcellona e Le Mans. Il ritiro avvenuto a Valencia ha peggiorato tutto e l'attuale quindicesima posizione in campionato è, senza dubbio, la peggiore del suo rendimento offerto nel Motomondiale.

Non è tutto, purtroppo. Già la notizia di essere declassato da investitura ufficiale a satellite non può fargli fare salti di gioia, per uno come lui, abituato al posto migliore per tutte le Case che ha rappresentato. Da Aprilia a Honda, passando da Yamaha a Ducati, il nove volte iridato era la prima indiscussa scelta e nessuna questione assortita. Non è più così, infatti, il suo 2021 sarà in Petronas.

Ci mancava solo il Covid-19, ma per fortuna Rossi ne è uscito


Il Coronavirus non fa distinzioni razziali, di ceto, politiche o di categoria. Tra i tanti sportivi colpiti, pure lui, il simbolo del motociclismo in pista. Una vera sfortuna, perché il pilota, a differenza di un impiegato statale, non può chiedere il periodo di malattia e spedire il foglio all’IMPS. No, il corridore deve - e vuole - presentarsi al via in ogni condizione, anche in quella limite. Però, con il Covid-19 non si può fare, perciò Valentino è stato saggio e prudente: rimanere nella sua Tavullia è la scelta giusta. Forse l’unica.

Perché chi ha contratto il virus, non lo racconta o ne porta i segni evidenti. Perlomeno dei casi più gravi. Ecco, per fortuna Rossi no, a parte due giorni in cui è stato male, i restanti li ha trascorsi riposando. Questa è la cosa bella di tutta la vicenda.

Yamaha la peggiore? Eppure, solo Rossi non l'ha portata al successo


Le M1 soffrono, però Quartararo, Vinales e Morbidelli hanno vinto almeno una gara. Manca continuià alle M1, ma non solo: guardate le Ducati e le Honda, per esempio. Dovizioso è l'emblema di una Rossa sbiadita, Nakagami si è ritrovato da gregario a prima punta, senza esserne pronto. KMT sgomita sempre, Suzuki è protagonista. Yamaha a volte in positivo, altre, negativamente.

Tornato in sella dopo la quarantena, Rossi stava dando il 100%. Sino all'ammutolirsi della sua moto. Ci ha riso su, il numero 46, come spesso sa fare. Il campione coglierà gli aspetti buoni di un anno orribile, mica solo per lui, ma per tutta la società.

Garrett Gerloff ed il 2020 vissuto con lui in SBK

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