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Ogura e i suoi fratelli: i giapponesi iridati (leggeri) nel Motomondiale

Il fresco vincitore della Moto2 2024 è solo l’ultimo di una ristretta cerchia di piloti nipponici che hanno centrato il titolo Mondiale

Marco PezzoniMarco Pezzoni

30 ott 2024

Se a livello di costruttori il Giappone ha portato alla vittoria le sue Case più blasonate, Honda, Yamaha, Suzuki e Kawasaki guidate top rider di diverse nazionalità, a livello di piloti, invece, al Paese del Sol Levante non è andata altrettanto bene, con solo 6 piloti in grado di fregiarsi del titolo iridato. A questi sei piloti dal weekend della Thailandia si è aggiunto anche Ai Ogura, vittorioso in Moto2 e con un titolo sfiorato in Moto3 nel 2020.

Fortune e sfortune dei piloti giapponesi


Nonostante una considerevole nidiata di piloti (la scuola giapponese ha prodotto talenti del calibro di Kato, Abe, Harada, Haga, i fratelli Aoki giusto per citarne alcuni) con alcuni purtroppo la sorte non è stata benevola, anzi. Takuma Aoki è in sedia a rotelle dal 1998 dopo un incidente a Suzuka mentre svolgeva test privati con la sua Honda NSR500, Nobuyuki Wakai, Yasutomo Nagai, Daijiro Kato e Shoya Tomizawa hanno perso la vita in pista rispettivamente nel 1993 a Jerez, nel 1995 ad Assen, nel 2003 a Suzuka (anche se è ufficialmente morto qualche settimana dopo, prima del Sudafrica) e nel 2010 a Misano.

Alcuni piloti della suddetta nidiata sono diventati specialisti di una classe, chi della 125, chi della 250 e chi della 500. E’ il caso di gente del calibro di Masao Azuma, Nobby Ueda, Youichi Ui, Tomomi Manako e Kazuto Sakata per la 125, Taro Sekiguchi per la 250 e Tadahiko Taira per la 500. 

Oppure c’è chi, non trovando fortuna nel Motomondiale, è emigrato in altri lidi trovandosi a proprio agio. Esempi? Haga, Ito, Ryo, Kyionari, Kagayama, Takumi Takahashi, tutti con un passato nel Motomondiale e fortunati nelle categorie di approdo (leggasi SBK, che sia iridata o nazionale).

Chi sono gli altri iridati insieme ad Ogura?


Come abbiamo detto in precedenza, dalla nidiata giapponese sono usciti appena sei iridati prima che si aggiungesse Ai Ogura. Di questi sette piloti, due sono “pecore nere”, ovvero Kazuto Sakata e proprio Ai Ogura, iridati con marche italiane (Aprilia per Sakata e Boscoscuro per Ogura) mentre gli altri 5 con moto giapponesi (Yamaha per Katayama e Harada, Honda per Aoki, Kato e Aoyama).

Il primo giapponese iridato della storia è tal Takazumi Katayama, classe 1951, vincitore del titolo della 350 nel 1977 con una Yamaha davanti ai compagni di marca Tom Herron e Jon Ekerold. Dato statistico, 15 Yamaha nei primi 16 posti a fine stagione, con la sola Bekker-Yamaha di Cecotto ad interrompere il monopolio. 

Per il secondo giapponese iridato bisogna aspettare 16 anni. L’anno è il 1993 e la classe è la 250. Un 23enne di nome Tetsuya Harada, alla sua prima stagione completa nel Mondiale dopo tre wild card in Giappone nei tre anni precedenti, centra il suo primo ed unico titolo iridato battendo un quartetto italiano niente male: Capirossi, Reggiani, Biaggi e Romboni.

L’anno successivo, il 1994, il Giappone torna nuovamente sul tetto del Mondo. Questa volta nella classe 125 e con Kazuto Sakata in sella all’Aprilia. Primo titolo per lui, davanti ai connazionali Ueda e Tsujimura, che si ripete nel 1998 davanti al connazionale Manako e a Marco Melandri. 

Il biennio 1995-1996 parla ancora giapponese grazie ad Haruchika Aoki, il più giovane dei fratelli Aoki. Haruchika, infatti, è un classe 76 mentre Nobuatsu è del 74 e Takuma del 71. Haruchika vince nel 1995 davanti al connazionale Sakata e ad Alzamora, ripetendosi nel 1996 davanti ai connazionali Tokudome e Manako.

Nel 2000 si affaccia sulla scena iridata un certo Daijiro Kato, coscritto del connazionale Haruchika Aoki. Dopo aver vinto da wild card le gare di casa del 1997 e 1998 della 250, nel 2000 Daiji fa il suo esordio nel Mondiale con la Honda 250 del team Gresini chiudendo terzo alle spalle del duo Yamaha Jacque-Nakano. Nel 2001 Kato sbaraglia la concorrenza vincendo 11 delle 16 gare in programma e prendendosi il primo ed unico titolo iridato in carriera. 

Da Kato in poi il vuoto totale, nessun giapponese in grado di competere per il titolo iridato né nelle classi minori e nemmeno in MotoGP. Bisogna aspettare ben 8 anni per vedere un pilota del Sol Levante portarsi a casa il titolo. Tocca ad Hiroshi Aoyama prendersi l’ultimo storico campionato della classe 250 prima del passaggio alla Moto2. “Hiro” chiude davanti a Barberà e Simoncelli con 4 vittorie contro le tre dello spagnolo e le sei del Sic.

Come dopo Kato, anche dopo Aoyama un vuoto cosmico di ben 15 anni per trovare un altro atleta del Sol Levante sul gradino più alto del podio a fine stagione. Ci ha pensato Ai Ogura a riportare il titolo in Giappone vincendo tre gare fino a questo momento e, come detto in precedenza, su una moto italiana (la Boscoscuro). Il giapponese ha saputo interpretare egregiamente sia la moto che le nuove gomme Pirelli facendo della costanza di risultati il suo asso nella manica per l’assalto al titolo iridato della Moto2.

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