Il britannico fu capace di conquistare quattro titoli consecutivi della 500 con la Casa italiana e di realizzare numerosi record. Ecco quali
Novanta minuti dopo si schierò per il GP che vide al comando,vnei primi sei giri, Benedicto Caldarella con la Gilera. Procedendo in coppia, completarono i doppiaggi al diciannovesimo giro ma poi l’argentino ruppe il cambio e Hailwood si impose con due giri di margine. Per le classi maggiori il Mondiale ripartì a giugno, al TT, ma il risultato non cambiò. Mike vinse con 3’23” di vantaggio, fece tris ad Assen, poker in Belgio e cinquina a Solitude, confermandosi re della categoria. Trionfò pure al Sachsenring e al GP Nazioni ma saltò Ulster e Imatra per un infortunio rimediato in 250 che indispettì il conte Agusta.
Pur dubbioso se proseguire il rapporto con la MV, che comunque gli permetteva di guidare le proprie moto in altre gare, non cambiò bandiera. A fianco gli fu messo il giovane Giacomo Agostini che mostrò le sue doti battendolo a Riccione. Hailwood replicò vincendo a Cervia e Imola e prendendosi i primi sette GP della 500, grazie ai quali conquistò il quarto titolo di fila, un’impresa allora senza precedenti nella classe regina. Numerose invece le rotture con la nuova 350 tre cilindri, che si riscattò in extremis permettendogli di vincere il GP Giappone.
Il mese successivo Mike the Bike accettò la corte della Honda e, pur partecipando a gare di ogni tipo e rango, dopo la parentesi in auto non salì più su una MV. La signora in nero lo aspettava su una statale il 23 marzo 1981 sotto forma di un camion che fece un’inversione a U.
La figlia Michelle morì sul colpo, Mike due giorni dopo.
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