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Elegante ma determinato, con la MV il pilota emiliano conquistò un titolo, accendendo a fine anni ‘50 la rivalità con Ubbiali
Dario Ballardini
8 mag 2022
Lo stile di Provini era proverbiale, sempre schiacciato dentro la carenatura anche in curva, dalla partenza all’arrivo. Era considerato elegantissimo. I criteri di allora erano molto diversi da quelli attuali.
Era diverso anche il valore che veniva attribuito ai campionati: l’importanza del Mondiale stava crescendo ma il campionato italiano serviva per vendere le moto in patria e la lotta era accanita. Provini ne vinse 11. Il primo anno alla MV Agusta, il 1958, portò parecchie soddisfazioni e probabilmente il Conte impose ordini di scuderia nel tentativo di contenere la rivalità fra la “Volpe” e il “Toro”: nel Mondiale della 250 Provini vinse quattro gare su sei (nelle altre un ritiro e un 9° posto con una fermata ai box per un problema al cambio) e il titolo, oltre a quello italiano, mentre nella 125 fu quarto; al suo compagno di squadra Ubbiali andarono il titolo iridato 125 e il terzo posto in 250.
L’anno dopo Ubbiali fu campione di entrambe le classi. In 250 gli bastarono due vittorie e tre secondi posti contro le due vittorie e ben tre ritiri di Provini, e anche in 125 ci fu un andamento analogo. “Il primo anno fu bello, il secondo meno – racconta uno dei due figli Provini, Marzio (l’altro è Tullio), che allora aveva tre anni – perché doveva sottostare a ordini di scuderia che non gli piacevano. Con il suo carattere… Quando era davanti, si sentiva di vincere e gli segnalavano di rallentare. Il primo anno lo avevano lasciato più libero. Non so cosa sia successo”.
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