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Saarinen, Agostini, Ceccotto, Lawson fino a Russell: la 200 Miglia è stata teatro di grandi imprese per Iwata, con ogni tipo di cilindrata e tecnologia
Giovanni Cortinovis
12 feb 2022
Una sfida improba che vide Murphy piazzarsi al 18° posto davanti a Duff, ma che fornì le basi per la prima impresa, nel 1968, con la YZ608 costruita in quattro esemplari: la gara fu vinta da Cal Rayburn con una Harley ma alle sue spalle finirono Yvon Dumahel e Art Baumann. Per la prima volta, moto a due tempi salirono sul podio della 200 Miglia e la Yamaha ne approfittò per lanciare una campagna pubblicitaria “Meet the giant killers”: con essa si sottolineava la differenza nella cilindrata dei motori, indicando i 750 cm³ del vincitore e del quarto classificato e i 500 cm³ di tutte le altre moto della Top 10 fatta eccezione per le Yamaha, spinte dai 350 di cilindrata.
Nel 1969, con l’esordiente TD-2 la Yamaha monopolizzò il podio della 100 Miglia: vinse Duhamel davanti a Ron Pierce e Rodney Gould. L’anno successivo, nella stessa gara, riservata alle 250, la Yamaha conquistò le prime sette posizioni mentre nella 200 Miglia fu quarta con Duhamel e quinta con Geoff Perry. Nel 1971 nella 100 Miglia sei Yamaha arrivarono davanti a tutti mentre il primo successo alla 200 Miglia arrivò l’anno dopo con il ventiduenne californiano Don Emde in sella alla TR 350. Quel 12 marzo, la Yamaha mandò in visibilio i 46.000 spettatori conquistando l’intero podio con le 350: dietro a Emde si piazzarono Ray Hempstead e Dave Smith. Quarto Phil Read con la Norton, quinta la Yamaha di Fredd Futtner.
La loro eredità fu raccolta dalle TZ 350 raffreddate ad acqua che bissarono la tripletta dodici mesi dopo: vinse Jarno Saarinen davanti a Kel Carruthers e Jim Evans. Il finlandese fu il primo straniero a imporsi dai tempi del canadese Billy Mathews, vincitore nel 1950. Nel 1974, fu la volta di Giacomo Agostini, anch’egli come Jarno con il numero 10, ma con la TZ 750: pur all’esordio con i giapponesi e con una moto due tempi, Ago conquistò la gara, accorciata di cinque giri per la crisi energetica, battendo Kenny Roberts. Nella Top 10 la Yamaha piazzò sette moto: con l’italiano e King Kenny, anche Don Castro 4°, Teuvo Lansivuori 5°, Gene Romero 6°, Steve McLaughlin 8° e Akiyasu Motohashi 10°. Difficile immaginare di fare meglio, invece nel 1975 ai primi 17 posti si classificarono altrettante Yamaha: trionfò Romero su Baker e Johnny Cecotto (poi vincitore nel 1976) mentre Ago chiuse quarto e Roberts, scattato in pole, non riuscì a ripartire dopo il pit stop al 16° giro per un guasto alla frizione.
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