Motomondiale: la nuova armata spagnola

Motomondiale: la nuova armata spagnola© Milagro

In Qatar la Spagna ha confermato il proprio inesauribile vivaio, portando un rookie sul podio di ogni classe: da Acosta, vittorioso in Moto3 partendo dai box a Fernandez, protagonista in Moto2. Fino a Martin, già al top in MotoGP

20.04.2021 10:50

Jorge Martin Almoguera (23anni), Raul Fernandez Gonzalez (20), Pedro Acosta Sanchez (16). Per chi ha seguito il GP Doha non sono certamente nomi ignoti, perché nelle tre cilindrate, i tre giovani spagnoli sono stati protagonisti assoluti. Un’ascesa così rapida e imperiosa da far chiedere a molti: da dove sono arrivati gli ultimi gioielli dell’inesauribile vivaio spagnolo?

Martin, Fernandez e Acosta hanno parecchio in comune, ben oltre la nazionalità e la presenza sul podio nel secondo GP di Losail. Della Spagna incarnano perfettamente gli effett idell’attività di base, due di loro (Acosta e Martin) hanno vinto la Red Bull Rookies Cup, mentre Fernandez, a sua volta passato per la Rookies Cup, si è aggiudicato la Moto3 del CEV. In generale, sono piloti che rappresentanola nuova ondata: la particolarità è che non vengono da Catalogna (la regione dei Marquez, Vinales e Rins) né Maiorca (Lorenzo e Mir), culle del motociclismo spagnolo nell’era moderna. Jorge e Raul sono infatti madrileni, Pedro viene da Murcia.

La chiave dell’incessante arrivo di nuovi piloti spagnoli nel Mondiale è da ricercare nell’attività di base iberica, ben ideata e organizzata, non soltanto a livello di categorie – perfette per consentire un’ascesa progressiva – e di strutture. Per contenere i costi, si parte dai campionati di livello regionale, i cui migliori piloti disputano la finale interregionale di fine anno. Poi si sale all’E-SBK, il campionato che la Federazione spagnola ha generato quando i costi per il FIM CEV –sotto l’egida Dorna, anticamera del Mondiale – sono saliti. Se a ciò si aggiunge l’elevato numero di piste, si arriva alla spiegazione dell’invasione spagnola che dura da decenni e che non ha soste. Ulteriori dati utili per comprendere la situazione sono legati anche ai piloti stranieri cresciuti in Spagna, come Johann Zarco, Fabio Quartararo e Miguel Oliveira. E soprattutto ha fatto scalpore lapresenza di ragazzi provenienti da 26 Paesi differenti nella prova inaugurale dell’ESBK a Jerez!

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A scuola da Lorenzo


È stato impressionante l’inizio di Martin in MotoGP, non soltanto per la pole position nel GP Doha e il successivo podio. A stupire è stato anche il suo atteggiamento nella conferenza stampa post-qualifiche, quando non è rimasto fermo un istante. Mentre gli altri piloti rispondevano alle domande dei media, il rookie di Ducati-Pramac faceva stretching. Iperattivo. A questo si aggiungeva l’evidente felicità di un ragazzo che sembrava un bambino al lunapark. Un’eccitazione che, però, ha generato un paio di cadute, anche piuttosto pesanti, nei test precampionato. La MotoGP è il culmine di un percorso passato per il successo nella Rookies Cup del 2014, davanti nientemeno che a Joan Mir, mentre il titolo iridato è arrivato in Moto3 nel 2018, anno in cui ha vinto sette GP. Con quel trionfo, è diventato il primo madrileno di nascita a conquistare un Mondiale. In MotoGP si è presentato confermando la capacità di dare il meglio sul giro secco, lui che nell’anno del titolo in Moto3 ha firmato 11 pole. «Nessun segreto, riesco a concentrare tutta la mia energia su un unico giro» ha detto dopo le qualifiche del GP Doha. Come pilota, Jorge è aggressivo, persistente, metodico e tremendamente esigente nella preparazione fisica, dedicato al 100% alla moto. Buona parte della sua formazione è avvenuta all’ombra di Jorge Lorenzo, suo compagno di allenamenti in parecchie occasioni. Lo scorso inverno, però, Martin ha studiato a fondo il Mondiale di Mir, suo rivale nelle categorie inferiori, osservando in particolare la tecnica di frenata e i movimenti del maiorchino al momento di effettuare i sorpassi: uno studio al video tipico di Martin.

Il nuovo gioiello


Il secondo tempo in qualifica al debutto e il podio nel GP Doha hanno posto subito Raul Fernandez tra i top rider della Moto2. Esattamente come Martin, anche Fernandez è madrileno e ha un’evidente capacità di essere “esplosivo” sul giro secco: lo scorso anno in Moto3, il pilota classe 2000 ha firmato sei pole position, con altre cinque partenze dalla prima fila. Eppure, ha finito il Mondiale soltanto al quarto posto. Certamente la stazza (alto quasi 1,80) non lo ha aiutato nella classe più piccola. Un altro fattore è lo stile di guida aggressivo: Raul stacca molto tardi, e questo atteggiamento funziona più sul giro singolo che sulla distanza di gara. Fernandez lo ha capito e ha saputo correggere il difetto nella seconda metà della scorsa annata, come testimoniano i quattro podi negli ultimi cinque GP, con i trionfi a Valencia e Portimao. Figlio di un imprenditore nel ramo dei camion, la famiglia ha investito parecchi soldi per i figli, dato che oltre a Raul c’è il fratello minore Adrian, ora inMoto3 nel team di Max Biaggi. Raul viene descritto come un ragazzo con buona etica lavorativa, fisicamente e mentalmente solido e che si adatta facilmente a nuove moto e piste, è un segnale di talento. Essere nel team di Aki Ajo significa far parte della filiera Red Bull-KTM, e in Austria l’intenzione è quella di non perderlo, come avvenuto invece con Martin. Il progetto, quindi, prevede Fernandez in MotoGP con la KTM.

Sognando Schwantz


Soltanto chi non ha seguito le categorie promozionali è rimasto sorpreso di fronte al debutto nel Mondiale di Acosta, con un secondo e un primo posto, quest’ultimo ottenuto partendo dalla pit lane e transitando al primo giro a 11 secondi dal gruppo di testa. Chi ha visto il quasi diciassettenne nel CEV o nella Rookies Cup aveva subito compreso di essere di fronte a un pilo-ta speciale, di quelli che non nascono ogni anno. Alle sue spalle non ha mezzi sconfinati – il padre è pescatore – e Acosta ha ottenuto tutto esclusivamente grazie al talento. È stata una colletta dei suoi amici di Mazarrón, nella regione di Murcia, a permettergli di cominciare: ognuno ha messo 50 Euro! La passione per le moto viene dal padre, che aveva in Kevin Schwantz il proprio idolo. Pedro è cresciuto ammirando i video dello statunitense e i suoi duelli con Wayne Rainey, in particolare la staccata più celebre, a Hockenheim del 1991. E infatti ha sempre affermato di avere in Schwantz il pilota preferito, pur essendo nato un decennio dopo il ritiro del texano. Particolare è anche il rapporto con Iker Lecuona: il pilota di KTM-Tech 3 ha esercitato da fratello maggiore, e l’anno scorso era al muretto box di Pedro nelle gare della Rookies Cup. Stile aggressivo, grande staccatore e molto determinato, Acosta è entrato a sua volta nel Mondiale per mano di Aki Ajo, il cui team è un riferimento nella categoria più piccola. Anche per questo sentiremo spesso parlare di Pedro, lui che nel suo autografo disegna una barchetta, in onore del padre…

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