Parla il freestyler emiliano, da 14 anni impegnato insieme a Vanni Oddera nel regalare un sorriso a disabili e bambini malati negli ospedali
Con la Mototerapia diventata legge giovedì, abbiamo voluto approfondire questa tematica parlando direttamente con il socio di Vanni Oddera, ovvero Max Bianconcini, storico freestyler emiliano e da 14 anni impegnato insieme a Vanni proprio in questo contesto.
Max, sappiamo che ora la Mototerapia è diventata legge quindi equiparata alle altre terapie. Raccontaci un po’ tutto.
“Il progetto della Mototerapia è nato quasi 14 anni fa dall’idea di Vanni Oddera, il mio socio. Io sono stato il primo ad appoggiarlo e supportarlo in questa idea. Vanni una sera mi ha chiamato spiegandomi che l’indomani avrebbe fatto una cosa al suo park, avrebbe chiamato una associazione di disabili della sua zona. Noi non avremmo fatto altro che fare un piccolo spettacolo per loro e dopodiché li avremmo caricati in moto. La mia risposta è stata “ma sei impazzito?” e lui mi ha ribadito che sarebbe stata una cosa bellissima. Sono partito da casa mia e l’ho raggiunto, da lì mi si è aperto un mondo, abbiamo iniziato a proporla e farla sempre di più fino a quando un anno fa la cosa è diventata sempre più seria. Grazie al Ministro Alessandra Locatelli che ha creduto in primis in questa nostra attività, ha voluto portare al Senato e al Governo questa attività e riconoscerla al 100%.”
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Qual è il prossimo passo?
“Adesso il percorso si fa sempre più serio, entrerà anche la Federazione perché si creeranno anche dei corsi per avvicinare chi vorrà diventare un istruttore per poter fare la Mototerapia. Ci sono delle cose molto importanti da saper fare. Noi in 14 anni abbiamo abbastanza esperienza, abbiamo caricato e carichiamo tutti i tipi di disabilità sulla moto però per farlo servono determinate accuratezze. Per quello che vorremmo fare in base a delle linee guida che verranno definite insieme alle competenze del settore, per far sì che se qualcuno vuole intraprendere questa strada della Mototerapia dovrà seguire delle linee guida. Per noi è un grosso traguardo perché lo facciamo da tanti anni e continuiamo a farlo settimanalmente andando negli ospedali e cercando di portare sempre allegria e spensieratezza a chi ha più bisogno di noi di avere questo svago. La Mototerapia non è una cura ma una terapia che porta via del tempo alle malattie, scariche di adrenalina e tempo positivo a questi ragazzi che hanno problemi. E’ dedicare del tempo per migliorare la vita a chi ha più bisogno di noi.”
Non era Mototerapia ma qualcosa di simile l’evento al quale avevo partecipato qualche anno fa all’Ospedale di Bologna con Ernest Pozzali che aveva portato le Playstation ai bambini...
“Ernest è uno dei ragazzi che collaborano e hanno collaborato con noi in passato. E’ venuto con noi in Ospedale e abbiamo fatto cose insieme. Sottoperiodo di Natale avremo appuntamenti in determinati Ospedali nei quali porteremo un sacco di regali che stiamo raccogliendo da donazioni di persone che ci spediscono giocattoli da tutta Italia. Noi arriviamo e portiamo migliaia di giocattoli a questi bambini ai quali regaliamo un sorriso in più. Mi metto dalla parte dei bambini, vedersi in una stanza con 1000 giocattoli tra cui scegliere quello che si vuole deve essere bellissimo.”
E’ bello poi da pilota freestyle trovarsi a fare questa attività per il sociale
“Ci fa stare bene, siamo stati e siamo fortunati nella nostra vita. Penso che dedicare un po’ di tempo a queste persone renda la vita migliore. Non c’è niente dietro di più vero che regalare un sorriso a dei bambini, questo ci fa stare veramente bene.”
E’ impegnativo ma è quell’impegno che ti piace, anche se non è facile portare una moto in ospedale…
“Assieme al Gaslini di Genova che ci ha fatto dei protocolli da seguire per la pulizia e la disinfezione delle moto e grazie alle aziende che ci supportano e ci forniscono le moto elettriche che sono fondamentali per questo tipo di attività riusciamo ad entrare negli ospedali e fare queste cose.”
Qual è stata la cosa più difficile quando hai iniziato a fare Mototerapia?
“La cosa più difficile è stata trattare questi ragazzi speciali come delle persone normali. Molte volte si trattano i disabili come “poverini”, invece loro sono persone esattamente come noi e come tali vanno trattate allo stesso modo. Riuscire a rompere questo scoglio di far finta di niente e farli ridere, scherzare, giocare è la cosa più bella. So che non è facile, ci sono tanti ragazzi che fanno fatica a far trapelare emozioni di sofferenza. Non è facile quando entrando in alcuni reparti ci sono bambini di 2-3 anni attaccati alla chemioterapia, si mandano giù magoni molto grossi. In quel momento però gli si regalano emozioni facendogli scordare che sono lì perché sono malati. E’ questo il bello della Mototerapia, per quei pochi minuti che carichiamo chiunque esso sia gli si fa dimenticare la disabilità e la malattia e li si fa sorridere. Quando sorridono sono scariche di adrenalina che fanno solo bene. Questo è il bello di questa attività.”
Quali ospedali non hai ancora girato?
“A me dispiace perché pur essendo di Bologna, faccio fatica a riuscire a creare una costante sugli ospedali di Bologna. Lo facciamo negli ospedali di Lombardia, Liguria, Veneto, Piemonte ma su Bologna è un po’ difficile. Mi dispiace perché adesso che questa attività è stata riconosciuta anche a livello nazionale chissà che diventi una costante anche qua da noi e mi piacerebbe molto.”
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