Dopo l’annuncio dell’uscita di scena dalla MotoGP nel weekend di Jerez dello scorso anno, a cascata Suzuki ha confermato il ritiro in forma ufficiale da tutte le sue attività racing in giro per il mondo chiudendo contestualmente anche i siti web di riferimento a fine anno ma mantenendo quello generale dove confluiscono tutte le news.

La MotoGP era l’asset di punta per Suzuki, tanto che il ritiro alla fine della gara di Valencia ha lasciato l’amaro in bocca a tutti viste le due vittorie in tre gare con Alex Rins. Il “Suzuki spirit” vivrà ancora grazie ai suoi tecnici che sono andati a ricoprire ruoli chiave in altri team della MotoGP, Honda soprattutto. 

Le scelte Suzuki...

E così è stato per l’EWC (Yoshimura SERT “gode” però del supporto di Suzuki France, No Limits ha lasciato Suzuki per un’altra marca), per il BSB (Hawk Racing era il riferimento Suzuki nel campionato britannico), per il CIV (il team Penta Motorsport gestiva le GSX-1000R) e per il Motocross.

Il paradosso è che, se nei principali campionati mondiali e nazionali Suzuki ha scelto di sparire, dove Hamamatsu continua ad investire è il mercato americano. I team di MotoAmerica, Supercross e National continuano a contare sul supporto diretto dal Giappone. 

...e la sua ipocrisia

Soprattutto nel MotoAmerica, nonostante i progetti della GSX-1000R e della GSX-750R siano piuttosto vecchiotti, le due moto ricevono costante supporto dalla Casa madre in vista dell’attacco al titolo 2023 con Escalante ed il rientrante Toni Elias, uomo Suzuki dal 2016 al 2020.

E’ vero che è Suzuki USA a dare il supporto al programma MotoAmerica ma dietro Suzuki USA c’è sempre Suzuki. Insomma, un atteggiamento abbastanza “ipocrita” da parte di Hamamatsu che da un lato annuncia il ritiro da tutto, per poi appoggiare solo i campionati americani.