Burt Munro, nonno insuperabile

La vera storia del protagonista del film “Indian, la grande sfida”
Burt Munro, nonno insuperabile

30 lug 2014

Il tuono che lacera la notte scatena proteste e insulti all’indirizzo del vecchio pazzo che ha acceso il motore. Gli abitanti di Invercargill, la città della Nuova Zelanda più vicina all’Antartico, non fanno tanti complimenti. Solo pochi anni dopo, lo stesso tuono sarebbe stato accolto come il rombo del mito, ma a quel punto non ci sarebbe più stato Burt Munro, il mito stesso, che della popolarità non si è mai interessato da vivo, figuriamoci da morto. Eppure proprio lì stava nascendo la leggenda. Una specie di Archimede Pitagorico che abita in un tugurio e dedica la sua vita a sviluppare una moto antica fino a stabilire un primato mondiale di velocità per molti anni ineguagliato dalle moto moderne, “lei” quasi cinquantenne e lui a un passo dalla settantina. Bizzarro. Ma è l’anima di “Indian, la grande sfida”. Il film del 2005 opera del regista Roger Donaldson sembra un azzardato frutto della fantasia, invece è la storia vera, con gli opportuni adattamenti cinematografici, di un uomo che aveva colpito la sua fantasia in gioventù al punto di convincerlo, anni dopo e ormai affermato, a scrivere il copione e avviare la produzione di un lavoro da 15 milioni di dollari, attore protagonista nientemeno che sir Anthony Hopkins nei panni di Herbert James Munro, che già non c’era più. «Mio padre avrebbe scrollato le spalle e sorriso davanti a tutta questa popolarità arrivata dopo la sua morte – ha commentato John, unico figlio maschio dei quattro di Munro –. Non se la sarebbe mai aspettata. Penso che sarebbe stato silenziosamente compiaciuto di poter dividere la sua vita con milioni di persone». Già, l’artista prima di tutto crea per se stesso. Anche se è un artista a modo suo, come lo era Burt Munro. Donaldson lo conosceva per aver girato su di lui uno dei suoi primi lavori, un documentario per la TV neozelandese intitolato “Offering to the god of speed”, offerte al dio della velocità. Era la scritta che campeggiava sopra una scansia piena di pezzi di motore danneggiati nell’officina-abitazione di Munro, la stessa – riportata nel film del 2005 – che ha acceso la fantasia di critici e spettatori. Il testo integrale lo trovate su Motosprint in edicola da martedì 29 luglio.

Guarda il trailer del film

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