Qualche riflessione sul motociclismo

La vita di uno sportivo parte da lontano e forse non si conclude mai neanche dopo il ritiro, ma in questo periodo di tempo ognuno porta a casa delle vittorie che non sono coronate da trofei

Qualche riflessione sul motociclismo
© Luca Gorini

Damiano CavallariDamiano Cavallari

7 nov 2022

Le parole che si potrebbero usare per spiegare, o meglio per raccontare, ciò che abbiamo visto domenica sono difficili da trovare. Ognuno può descriverla come vuole, come preferisce. Chi userebbe frasi degne di Hollywood. Chi aggettivi da prima pagina; ma forse la parola che si addice di più a tutto ciò è semplicemente "passione".

Questa passione è un filo infinito che unisce la fatica e il sacrifico con l’irrefrenabile “fame” di fare qualcosa che venga ricordato per sempre, con la differenza che sia portato al termine in un modo del tutto unico. Versare ogni singola goccia di sudore per un risultato seppur minimo, ma di cui ne valga davvero la pena.

Ecco questo abbiamo visto domenica a Valencia. Non abbiamo guardato una gara del motomondiale. Non abbiamo visto venti piloti di MotoGP lottare per qualche decimo di secondo o per una posizione. Noi siamo stati testimoni di quanto questo sport sia un immenso bacino di amore, seppur non venga ripagato, molto spesso, con delle vittorie.

Quante soddisfazioni in quell’acceleratore


Pecco e Fabio sono due emblemi del motociclismo moderno. Sono proprio loro i protagonisti di questa storia, insieme a tutti gli altri in griglia. Alcuni li definiscono troppo corretti. Estremamente politically correct, per usare un aggettivo molto in voga oggi. Però questo modo di definirli non è vero, o almeno non del tutto.

Hanno portato nel nostro sport un senso di correttezza fuori dalla pista che si era visto poche volte, e ciò non può che giovare a questo mondo, ma in primis a tutto allo sport, che si vede sempre più preso tra le braccia del protagonismo di un singolo soggetto a cui dell’agonismo non importa nulla, ma solo di fare business..

È vero ci mancano le “prese per il culo” tra i piloti. Le scaramucce, i litigi e quant’altro, però questo stava togliendo quel romanticismo che solo lo sport ad alto livello può regalare.

Mettiamo in chiaro una cosa. Dal primo all’ultimo pilota in griglia non c’è nessuno che non farebbe di tutto per vincere. Che sputerebbe sul piatto del prossimo pur di vederlo dietro le proprie spalle; ma trionfare con il riconoscimento di tutti è qualcosa di impagabile. Sentirsi dire dal proprio diretto avversario – complimenti sei stato migliore – è unico. Ciò distingue un vero campione da un semplice vincitore.

Per questo che oggi non ci sono vincitori né vinti. È salito sul gradino più alto del podio “il sogno”, quel sogno che ogni bambino vede, forse molto lontano, o forse quasi irraggiungibile, di dire “ce l’ho fatta”.

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