Anche in Germania, Marc Marquez ha dato a tutti una dimo strazione di forza spaventosa. Sia sul bagnato (il sabato nella gara Sprint) che sull’asciutto (la domenica in quella lunga), il ducatista ha distrutto psicologicamente tutti i suoi avversari. Ancora una volta. C’è da dire che qualcuno, a mettergli i bastoni tra le ruote ci ha provato. Marco Bezzecchi, per esempio. Nella gara corta, il portacolori Aprilia gli aveva resistito fino a una tornata dalla fine, per poi soccombere e accontentarsi di un comunque promettente secondo posto. Il giorno dopo, però, “Bez” è finito in terra nel tentativo di seguire la scia del re del Sachsenring, per provare a ribaltare il pronostico e l’ordine di arrivo della Sprint. Stessa sorte era toccata pochi giri prima a Fabio Di Giannantonio, bravo ad azzeccare la partenza, superare lo stesso Bezzecchi e a mettersi in caccia di Marc. Il problema, per tutti i rivali si presenta quando l’otto volte iri dato mette la “settima”. Quella immaginaria marcia in più che, grazie a un mix fatto di talento, feeling con la moto, sensibilità di guida e intelligenza agonistica, gli permette di fare ancora più il vuoto quando si trova davanti o di recuperare mezzo secondo al giro quando è in rimonta.

Marc sembra giocare con gli avversari come fa il gatto con il topo, fino a quando non decide che è arrivato il momento di fare sul serio. E di chiudere la pratica. Il catalano è in una forma psicofisica invidiabile, ne è consapevole lui e lo sono tutti i suoi rivali. Che non sanno più come arginare questo strapotere. Per loro, può essere frustrante correre in questo modo ogni weekend. Ma deve essere anche da stimolo per cercare il modo di recuperare un gap che a oggi sembra insanabile. Studiando i dettagli, applicandosi giorno dopo giorno e lavorando con la squadra ogni minuto utile. Del resto, il compito di un pilota che sogna la gloria è anche questo. BUONA LETTURA!