SBK, Escamez: "Honda, ultimi ma non per molto"

SBK, Escamez: "Honda, ultimi ma non per molto"© GpAgency

Esclusiva: "In Superbike, la Honda è indietro: non riusciamo a sfruttare tutta la potenza né a trarre il massimo potenziale dalle gomme, ma non ci arrendiamo"

10.04.2024 ( Aggiornata il 10.04.2024 15:18 )

Con il doppio successo di Toprak Razgatlioglu a Barcellona, la BMWl ha attestato che la stagione 2024 non sarà priva di successi per il costruttore tedesco, e tantomeno di podi. Lo scorso anno, infatti, l’unica Casa incapace di salire sul podio era stata quella bavarese, dato che persino la Honda era riuscita – con Xavi Vierge a Mandalika – a ottenere almeno una Top 3. Quello dello spagnolo resta però l’unico acuto in tempi recenti della Casa giapponese, che con il repentino innalzamento delle prestazioni della BMW è senza discussioni il fanalino di coda della griglia.

Dalla sua stagione di debutto – il 2020 – il nuovo progetto Honda Superbike ha portato infatti pochi sorrisi e tante delusioni, nonostante l’ingaggio nientemeno che di Alvaro Bautista, fuggito dopo due stagioni a dir poco complicate. Per il 2024 la Casa Alata ha rilanciato, presentandosi con una nuova versione della sua CBR, ma i risultati continuano malinconicamente a languire. Di questo e tanto altro abbiamo chiesto conto a Jose Manuel Escamez, subentrato quest’anno a Leon Camier nel ruolo di team manager della struttura HRC.

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Escamez e la situazione Honda in SBK


Qual è la situazione attuale della Honda in SBK? Da fuori non è facile comprendere.

“Non è facile nemmeno dall’interno (ride). Stiamo cercando di capire: la moto 2024 è diversa dalla precedente, molto più di quanto non possa sembrare dall’esterno. Il motore è molto potente, ma attualmente non possiamo sfruttare come vorremmo tale virtù, e stiamo lavorando proprio su questo. Il carattere aggressivo della moto in apertura di gas rende tutto più difficile ai piloti, i quali faticano anche a fermarsi, a causa del freno motore. Stiamo provando a comprendere, abbiamo effettuato tante prove che però non hanno funzionato. Nei test di Barcellona abbiamo trovato qualcosa, ma serve lavorare ancora tanto per arrivare dove vogliamo”.

Se potessi migliorare istantaneamente con la bacchetta magica un singolo aspetto, quale sarebbe?

“Forse la cosa di cui abbiamo bisogno è l’aderenza, dato che non riusciamo a trarre il massimo potenziale dalle gomme. Stando a ciò che dicono i piloti, questo è il problema primario”.

Dalla passata stagione non sembrano esserci stati progressi: è così?

“È così: o meglio, noi abbiamo compiuto un passo avanti, ma lo step degli avversari è stato più grande. Quel che è certo, quindi, è che non abbiamo fatto abbastanza: dobbiamo essere onesti con noi stessi, ma sono anche convinto che riusciremo ad arrivare dove vogliamo. È vero che sono passati già quattro anni dall’inizio del nuovo progetto, quindi sembra che non siamo in grado. Ma ci riusciremo”.

Le modifiche regolamentari vi hanno aiutato?

“Serve essere onesti: il regolamento può agevolarci, ma in primis dobbiamo aiutarci da soli, e progredire”

Di recente, sia Iker Lecuona che Vierge hanno mostrato segnali di insofferenza di fronte alla situazione tecnica: come si gestiscono i piloti in periodi come questi?

“Certamente non è semplice. Quando i piloti hanno ragione è difficile dare loro torto, dato che siamo noi i primi a sapere che non siamo pronti per lottare per le prime posizioni. Iker è un po’ ‘esplosivo’, ha tanta voglia e quindi si arrabbia più facilmente. Xavi è più tranquillo e forse maturo. Ovviamente ha lo stesso obiettivo ma forse ha una prospettiva diversa. Credo che entrambi abbiano capito che c’è stato un cambio di mentalità all’interno del progetto, con tanta voglia di tornare ai livelli del passato”.

La BMW ha risposto alle difficoltà ingaggiando anno dopo anno nomi tra i più importanti della griglia: rinnovare può essere una soluzione anche per la Honda?

“Sono consapevole di come, a volte, il pilota possa fare la differenza, ma secondo me allo stato attuale delle cose dobbiamo pensare soprattutto a migliorare la moto, a quel punto il pilota giusto arriverà. Se per qualche ragione uno dei nostri piloti non dovesse più credere nel progetto, potrà andarsene, dato che non vogliamo con noi piloti che non reputano potenzialmente vincente questo percorso. Ora però è presto per parlare di cose del genere”.

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Honda SBK, un 2024 di transizione


Il fatto che la Honda sia in difficoltà anche in MotoGP rappresenta più un aiuto o un ostacolo per il progetto SBK?

“A oggi la MotoGP è la priorità per qualunque costruttore, ed è normale, ma non definirei le difficoltà della Honda nell’altro paddock come un ostacolo per noi. Quello che mi motiva è il cambio di approccio avvenuto all’interno della Honda. La rapidità di reazione è aumentata, quindi sono convinto che tutti i progetti possano beneficiarne. Prima di fine stagione saremo più avanti, per poi alzare l’asticella il prossimo anno”.

Il 2024 si può quindi definire come un anno di transizione?

“Lo definirei più come un anno di lavoro, con risultati da ottenere. Intendo dire che dobbiamo essere perlomeno più vicini alle posizioni che contano, senza più finire a una dozzina di secondi dal vincitore. Essere a sei-otto secondi dal vincitore sarebbe già un primo risultato”.

Guim Roda ha confessato di avere un margine di manovra limitato in Kawasaki, dovendo sottostare alle direttive dell’azienda: è un problema con cui deve fare i conti anche la squadra Honda in SBK?

“Sì, alla fine dobbiamo ricordarci che schieriamo una moto progettata per i clienti che vanno in concessionaria. Prima dobbiamo pensare a loro, poi c’è il piano racing, tanto che in molti campionati nazionali la CBR è una delle moto più utilizzate e performanti. Sappiamo che la priorità è un’altra, e che da questa moto dobbiamo trarre un mezzo sufficientemente competitivo per vincere in questo campionato. E non è semplice”.

Alcuni dicono che la differenza tra Honda e Ducati è che la prima produce moto da strada con cui corre in pista, mentre la seconda fa il contrario: è una teoria corretta?

“Totalmente, anche se occorre sottolineare come in passato vi fosse maggiore attenzione relativamente al comparto racing. Attenzione, non sto dicendo che non è più così, ma il sistema è un po’ cambiato”.

È migliorato il flusso di informazioni tra Giappone ed Europa?

“Il Giappone è molto lontano (ride), e questo crea delle difficoltà. Si deve rispettare il metodo di lavoro nipponico, relativamente al quale forse non è facile mettere in pratica tutte le idee e le proposte che emergono qui in Europa. La cultura è molto diversa, ma gradualmente penso che i giapponesi abbiano capito che serve effettuare dei passi avanti, dato che tutti i costruttori europei hanno compiuto enormi progressi, e dobbiamo recuperare terreno”.

Cosa ti sentiresti di dire a un supporter Honda che vede la Casa tanto in difficoltà in Superbike?

“Gli direi: non ti preoccupare, sicuramente ritorneremo a lottare per le prime posizioni”.

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