Un cambiamento atteso ed epocale ma inevitabile per chi, nell’era quattro tempi, ha sempre corso nel segno del “quattro in linea”
Un buon modo per arrivare alla nuova era regolamentare in vantaggio. Il passaggio al V4 rappresenta un punto di svolta per la Yamaha, che dopo l’uscita della Suzuki è rimasta l’unica a seguire la tecnologia del quattro cilindri in linea, e che negli ultimi anni ha sofferto la concorrenza delle Case europee, soprattutto Ducati e Aprilia, le quali hanno scommesso sulla configurazione V4 fin da subito. La decisione di avviare questo cambiamento non è soltanto una questione di prestazioni tuttavia è inevitabile che la scelta strategica punti in primis a rimettere la M1 nel novero delle pretendenti al titolo. Con la leadership di Marmorini e soprattutto Bartolini, la Yamaha può affrontare questa transizione con successo.
I vantaggi tecnici del V4, dall’aerodinamica più efficiente alla coppia più gestibile, fino alla riduzione delle perdite interne, sono effettivamente troppo importanti per essere ignorati. Argomentazioni forti che hanno convinto Fabio Quartararo a rimanere, sebbene dal titolo conquistato nel 2021 sia iniziata una preoccupante regressione (l’ultimo GP vinto risale ormai a 30 mesi fa, l’ultimo podio domenicale all’autunno 2023), accompagnata dalle continue lamentele di El Diablo, che al momento di firmare il rinnovo evidentemente non ha ascoltato soltanto il richiamo del contratto più alto della MotoGP.
Nel 2025, poi, la Yamaha tornerà ad avere un team satellite, dopo l’accordo firmato con Prima Pramac. Inoltre, il test team verrà rafforzato da Augusto Fernandez nel ruolo di collaudatore, visti i problemi fisici di Cal Crutchlow. E oltre allo spagnolo, chissà che Andrea Dovizioso, uno che con i V4 ha corso e che quest’estate ha sostituito il britannico in una sessione privata a Misano, non si possa unire allo sviluppo della prossima M1. Se la Yamaha riuscirà a completare con successo questa rivoluzione, la MotoGP assisterà al ritorno della Casa giapponese ai vertici. Ovviamente non c’è garanzia di successo immediato in quello che oggi è un palcoscenico più complicato e agguerrito rispetto a soltanto 4-5 stagioni fa (la Honda e le sue tribolazioni sono lì a dimostrarlo).
Quelli della Suzuki nel 2020 con Joan Mir e della Yamaha nel 2021 con Quartararo sono stati gli ultimi acuti per il “quattro in linea”; parliamo ormai di un’eternità se guardiamo a come sono cambiate le moto in pochi anni. Oggi c’è un gap tecnico enorme da dover ricucire e con una top class sempre più dominata dalla ricerca della perfezione aerodinamica, dalla gestione della coppia e dal risparmio energetico, il V4 è la risposta più logica e moderna.
3 di 3
Link copiato