Esclusiva, Fernandez: "Dimostrerò la mia tenacia anche in MotoGP"

Esclusiva, Fernandez: "Dimostrerò la mia tenacia anche in MotoGP"© Luca Gorini

L'intervista al pilota GASGAS: "Sarò l'unico rookie, pagherò un gap in termini di esperienza, ma darò tutto me stesso"

10.01.2023 ( Aggiornata il 10.01.2023 14:49 )

Augusto Fernandez sarà l’unico rookie della classe regina 2023, sostenuto dal campionato vinto in Moto2. Verrà schierato da un marchio a sua volta rookie, GASGAS, con il Team Tech 3 che cambia colori ma non la sostanza, costituita dalla KTM RC16.

Nelle classifiche, Augusto potrebbe essere confuso con l’omonimo Raul, connazionale e conterraneo soltanto per quanto riguardai natali madrileni. Le differenze, però, sono almeno tre: Raul ha lasciato proprio la formazione di Herve Poncharal, abbracciando il rinnovato CryptoDataRNF-Aprilia, lasciando il posto proprio ad Augusto, nato nella capitale spagnola ma di fatto maiorchino. E a differenza di Raul, è approdato alla massima serie forte del titolo nella categoria di mezzo, sfuggito al giovane predecessore nel 2021.

Differente, in realtà, è anche il percorso seguito da Augusto, decisamente poco mainstream. Se oggi Fernandez può recitare sul principale palcoscenico prototipale, il suo passato di prototipale ha relativamente poco, come dicono i titoli ottenuti nella European Junior Cup edizione 2014, le diverse affermazioni continentali centrate in Superstock 600, e le apparizioni di successo nella Supersport italiana.

“Il motivo è stato principalmente economico: la strada del CEV Moto3, che tutti o quasi percorrono, è economicamente impegnativa, per la mia famiglia non era possibile. Ho cercato una strada più 'economica', ma per salire di grado dovevo vincere, non potevo nemmeno arrivare secondo, e quel tipo di pressione mi ha insegnato a gestire tutto ciò che è venuto successivamente. È una strada diversa, ma sono orgoglioso di averla compiuta” racconta. Un cammino lontano dai radar a cui poi si è aggiunto un digiuno di vittorie nel Mondiale lungo quasi tre anni, spezzato a Le Mans la scorsa primavera. Vinto il titolo, lo spagnolo si stacca dalla Moto2 portando in dote la posta più ambita e lasciandosi alle spalle un passato articolato.

Raccontata così, la carriera di Augusto, debuttante in MotoGP a 25 anni compiuti lo scorso 23 settembre, ricorda un po’ quanto fatto da Franco Morbidelli. Anche l’italo-brasiliano, in fondo è nato in una capitale, Roma, e poi è cresciuto in un luogo favorevole a chi vuole diventare pilota, Tavullia. Augusto è passato da Madrid a Maiorca, che negli ultimi anni ha festeggiato i titoli di Jorge Lorenzo, di Joan Mir e, nel 2022, di Izan Guevara e Fernandez. Il quale magari non è stato esplosivo ma con la sua pacatezza è stato capace di regolare la resistenza giapponese di Ai Ogura, imponendosi in Francia, Germania, Olanda e Gran Bretagna, salendo sul podio in ulteriori cinque domeniche, regalando al Team Red Bull Ajo KTM (ma con telai Kalex) il secondo alloro consecutivo dopo il successo di Remy Gardner nel 2021. A differenza del figlio di Wayne – anch’egli promosso in Tech 3, ma poi saltato in SBK con la Yamaha-GRT – Augusto è parso evidentemente più entusiasta e sorridente dopo il primo impatto con la quattro cilindri di Mattighofen.

Nella domenica di Valencia hai vinto il titolo Moto2, ma i sorrisi sono proseguiti.

“Due giorni dopo ho provato la MotoGP nei test: che roba ragazzi! È un mezzo realmente impressionante. Pensate che, una volta inserita la sesta marcia, la moto aveva ancora la forza di impennarsi. Questa sensazione è unica: non mi ero mai divertito così tanto in sella, guidare è una vera figata. Si frena forte, si accelera violentemente, in piega si fanno cose incredibili”.

Fernandez e il salto in MotoGP


Dal punto di vista fisico, la guida richiede esigenze particolari?

“Io mi sono trovato bene. A essere sinceri, pensavo peggio. C’è da dire che nei test di fine anno ero in gran forma, a seguito di una stagione completata nella Moto2. Ero a posto e pure curioso. Ho totalizzato parecchi passaggi cronometrati, esprimendo un ritmo magari non rapidissimo, ma molto costante. Sebbene abbia davvero tutto da imparare, le sensazioni elaborate a posteriori mi stanno piacendo parecchio”.

Tra i nuovi rivali, chi ti ha impressionato in pista?

“Tutti. Fabio Quartararo mi ha superato, facendomi vedere quanto sia bella la Yamaha ufficiale, ero abituato ad ammirarla in TV o al massimo da bordopista. Io e la sua M1 ufficiale eravamo vicinissimi, infatti c’è una foto che ci ritrae insieme in azione. Anche Jorge Martin mi ha impressionato, benché lo avessi sfidato già in Moto2. Non ho incrociato, invece, Marc Marquez. Comunque, in generale, ho notato quanto sia importantissimo entrare forte in curva con un prototipo del genere, altro che classe di mezzo. Per farlo, però, occorre mettere insieme ogni conoscenza necessaria: moto, gomme, freni e il resto del pacchetto, assai differente dalle caratteristiche della Moto2”.

Della Moto2 sei il campione uscente: sono passati ormai due mesi, inizi a realizzarlo?

“Nelle settimane immediatamente dopo Valencia, mica capivo. Non essendomi mai fermato, con i test MotoGP a seguire il GP, non ho trovato il tempo per realizzare l’impresa compiuta. Per due-tre settimane è stato così fin quando, improvvisamente, non mi sono detto 'bello, bello. Quanto è bello!', emozionandomi, provando una sensazione cercata tutta la vita. Ho anche passato momenti duri, devo ammetterlo”.

Eri arrivato al 2022 con un lungo digiuno di vittorie sulle spalle, iniziato a fine 2019.

“E il successo è mancato fino alla settima gara, Le Mans, fin lì non ero nemmeno salito sul podio. Dalla Francia in avanti, il cammino si è dimostrato più facile”.

Riesci a individuare il momento chiave del successo?

“La lunga trasferta extra-europea si è rivelata probante sotto ogni punto divista, soprattutto mentale. Avvicinandomi alla finale di Valencia, ho evitato di rimanere troppo a casa, dove di solito penso troppo. Ho preferito mantenere la concentrazione sul weekend del GP, anche se i giorni di vigilia non passavano mai. In gara avevo il passo buono, ma Alonso Lopez all’inizio ‘dava spettacolo’”.

Ci ha provato un po’ con tutti i mezzi.

“Lui e Pedro Acosta si sportellavano, e lo stesso Ogura cercava di stare davanti, io invece gestivo. Quando il giapponese è caduto, e ho avuto la certezza del titolo, ho continuato con la medesima strategia: guidare tranquillo, divertendomi assieme al mio compagno di squadra Acosta”.

Avevi un compagno, titolato in Moto3, rookie e partito più forte di te, oltre che mediaticamente ingombrante.

“Tutto vero, però io mi ci sono trovato bene sia in pista che nel paddock. Conoscevo il suo talento naturale, poi. Acosta è come Marc Marquez, attira i media. Tutto questo mi ha spronato e mi ha aiutato a mantenere alta la tensione e la voglia di farcela, cancellandogli anni più bui”.

Quali sono stati?

”Il 2020 e l’inizio del 2021, sempre con Marc VDS. Per circa un anno e mezzo non mi sono divertito. È successo questo: con il gruppo che avevo inizialmente non ci si intendeva, non mi trovavo bene con la moto, non provavo gusto nella guida. A casa mi allenavo forte, anche perché arrivavo da un 2019, il mio primo anno intero nel Mondiale, in cui avevo vinto tre gare e mi ero fatto conoscere. Quando poi è arrivato Lucio Nicastro come capotecnico, le cose sono cambiate. Sono uno dei tanti che parlano bene di Lucio: mi ha galvanizzato, facendomi ritrovare la strada smarrita. Da metà 2021 è iniziata la mia risalita, con lo step decisivo, lo dicono le classifiche. E la fiducia ritrovata. Sì, ho continuato a crederci atteggiamento fondamentale nel 2022 insieme al Team Ajo”.

Ecco un’altra mossa decisiva.

“Sono passato da Marc VDS ad Ajo per vincere il Mondiale, le figure del manager Aki e del capotecnico Massimo Branchini (ora diretto alla Ducati-Pramac da Johann Zarco, nde) mi hanno agevolato. Ero in un team abituato a vincere, e così anche quando ero a -59 dalla vetta del Mondiale, non abbiamo mai smesso di puntare al bersaglio principale. Io ci ho creduto, come ci credevo due anni fa, soltanto che allora non mi rendevo conto che fosse possibile. In quest’ultimo anno e mezzo ho acquisito la fiducia che era mancata in passato”.

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