Una delle caratteristiche di Fabio Di Giannantonio è proprio crederci: una virtù messa a servizio di resilienza e tenacia. Il portacolori VR46, tifoso doc della Roma del pallone, è partito dagli spunti relativi al GP Spagna, chiuso in top 5, seguito dal successivo giorno di test: «Felice dei risultati del weekend, meno delle prestazioni. Io e il team abbiamo preso un’ottima quantità di punti, però sono mancati un po’ di equilibrio nell’assetto della desmosedici e un pizzico di velocità. La fiducia instaurata con la ducati è ancora migliorabile, infatti la sessione aggiuntiva è servita anche a questo. Assieme alla squadra dovevamo capire il funzionamento di certe cose, io stesso devo comprendere come marc marquez volti così rapido a sinistra».
Nonostante Alex sia leader della classifica, marc ha vinto più spesso
«Analizzando i report ducati, io e il team VR46 ci siamo accorti di essere veramente forti. Però dobbiamo dimostrare la teoria, trasformandola in pratica in pista. Sebbene fossi a corto di chilometri e con una parte della squadra ancora da conoscere, posso dirmi felice di quanto fatto nelle corse finora disputate. Avrei potuto esserlo ulteriormente, raccontando un qatar migliore».
Con il tamponamento subito da Alex Marquez, e lo spavento di Jorge Martin che ti è caduto davanti, così difficile da evitare
«Già, peggio di così… ma, attenzione: gli episodi devono essere analizzati diversamente».
Prego
«Per quanto riguarda Alex, alcune dinamiche di gara e certe situazioni sono sempre particolari. A prescindere da quanto accaduto a Lusail, penso che certe manovre non si dovrebbero verificare. Siamo ad altissimo livello: una cosa è l’aggressività, tutti vogliamo vincere, un’altra è la manovra pericolosa. Mentre per Jorge, che dire… siamo fortunati a poterlo raccontare, mai in vita mia mi ero spaventato tanto».
Hai sentito martin, nel frattempo?
«Certamente. Dopo l’incidente gli ho scritto più volte, ci siamo scambiati parecchi messaggi. Siamo rivali in pista, vero, ma pure ragazzi che praticano lo stesso sport e fanno il medesimo lavoro. Ho provato a incoraggiare martin, offrendogli un po’ del mio ottimismo. Ha apprezzato, mi fa piacere. L’abbiamo vista veramente brutta».
Hai riguardato le immagini più volte, si presume
«Avendo vissuto la situazione dalla mia moto, volevo anche vedere da fuori l’entità della dinamica. È andata bene, più che altro desideravo sincerarmi delle condizioni di Jorge: quando ho saputo che era fuori pericolo e in miglioramento ho tirato un sospiro di sollievo. Mi dispiace tantissimo per l’accaduto, fortunatamente si è risolta meglio rispetto a come poteva andare. L’episodio fa capire quanto si debba lavorare per evitarne di ulteriori. Quei brutti momenti fanno parte delle gare, ogni pilota è consapevole di quanto si stia rischiando e dei pericoli. È corretto essere consci del lato oscuro del nostro sport, che è anche il nostro mestiere, bellissimo ma insidioso»
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