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SBK Phillip Island, Redding: "Strano essere con i primi, ora ho un'altra mentalità"

© GPAgency

Il sorriso di Scott Redding mentre prende la parola dopo Gara 1 è sincero, di chi si è tolto già un piccolo peso dalle spalle. In Gara 1 del resto Scott è tornato a lottare con i migliori, come si era auspicato nel corso dell’inverno, sino ad ottenere una bellissima quinta piazza, in linea con gli obiettivi di team e pilota.
 
“Da uno a dieci direi che sono contento setto oppure otto di questa gara – le sue parole – dato che ad un certo punto avevo messo nel mirino al podio. Negli ultimi giri della prima parte di gara ho iniziato a soffrire un po’, ma ho pensato che se avessi resistito avrei potuto fare grandi cose. Al pit stop ho perso qualcosa, ma sono uscito dalla pit lane con Bautista e avevo il suo stesso passo. Abbiamo duellato un po’, poi ho cercato di stare nella sua scia ma ho perso terreno. Prima di iniziare il weekend avevo la top sei nel mirino, come base, quindi quinto va bene. Avrei potuto fare quarto ma Petrucci è stato bravo”.
 
Come è stato ritrovarsi a lottare per le prime posizioni?
 
“All’inizio strano, ma poi ho pensato “merito di stare qui, con questi piloti”, e tutto è diventato più godibile. Avevo il podio nel mirino come detto, questo è l’unico lato negativo, ma non posso dire di essere di cattivo umore. Essere sulla griglia e pensare di poter lottare per il podio è la cosa più importante e bella per me. Devo migliorare un po’ ed un po’ la moto, ma il resto è perfetto”.

Redding zen

Quindi è cambiato tutto.
 
“La mia mentalità assolutamente. Ora mi diverto a correre e voglio stare davanti. La squadra era contenta dopo la Superpole e questo mi ha fatto stare bene, e lo stesso dopo la gara. Ieri abbiamo avuto problemi ma ero zen, sapevo che ne saremmo usciti. Oggi la moto era come nuova e dopo la FP3 terminata davanti ho respirato. Abbiamo un’ottima connessione nel box, non posso chiedere di più”.
 
Ora il riferimento in Ducati sembra Bulega. Perché è così forte sulla Panigale secondo te?
 
“Ora è in fiducia, il che è importante, come il fatto che è al secondo anno. La sua guida lo aiuta tanto qui e quando vedo i suoi dati mi tolgo il cappello. Nei curvoni veloci io sono rapido ma lui di più. Bautista ha sempre avuto il suo stile di guida, Bulega ne ha uno diverso che sembra aver perfezionato, per sfruttarne il massimo potenziale”.
 
Cosa vuoi dire alle persone che ti hanno criticato in questi anni?
 
“Voglio lasciare parlare la pista, nulla da dire”.
 
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