La seconda stagione di “MigBabol” è partita decisamente a bomba annoverando delle vere Leggende del Motociclismo puntata dopo puntata. L’ospite della puntata 6 è stato nientemeno che Jorge Lorenzo che, dopo aver girato a Misano in occasione del ProDay, si è fermato da Andrea Migno per una lunga intervista nella quale ha toccato diversi temi
“Mi sono trasferito a Dubai – esordisce Lorenzo – dopo 11 anni che stavo a Lugano mi sono stufato del meteo. A Dubai c’è sempre il sole, vado molto spesso con la moto da cross sulle dune ma una volta all’anno con la moto da strada. Ho girato giusto ieri a Misano (in occasione del ProDay di VMoto, ndr).”
Parlando del suo ritiro dice: “Sono un perfezionista e volevo sempre di più dal mio sport, dedicavo 6-7-8 ore al mio sport e facevo anche 1 ora di stretching prima di dormire, e quando ero in difficoltà come nel caso della stagione con Honda, facevo anche di più per riuscire ad arrivare al top. Dopo 18 stagioni da professionista e oltre 30 anni di concentrazione assoluta ero un po’ bruciato, e quando non arrivano i risultati e ci si infortuna spesso tutto diventa più duro e difficile. Mi manca la gioia di vincere, un po’ l’ho provata in auto ma non ho vinto niente.”
Jorge Lorenzo tra gli inizi della carriera nel Motomondiale e l’infanzia
Adesso c’è un limite di età ben specifico prima di entrare nel Motomondiale (18 anni di età compiuti), ma fino a qualche anno fa questo limite non c’era e capitava di vedere giovanissimi del calibro di Scott Redding o Bradley Smith arrivare alla 125. Ma il precursore è stato Jorge Lorenzo, entrato nel 2002 in 125 a 15 anni e con due gare saltate per non aver ancora compiuto gli anni. “Il 2002 è stata la mia prima stagione – ricorda Lorenzo – ho saltato due gare perché avevo 14 anni, ho potuto debuttare a Jerez dopo aver compiuto 15 anni. Questo è un record che non mi verrà tolto perché adesso hanno cambiato le regole. Il weekend di Jerez è stato difficile, sono arrivato con un infortunio al polso, su una moto difficilissima come la Derbi 125, molta differenza tra le moto. In qualifica sono finito a 3 secondi, in gara invece ho girato un secondo più veloce del mio tempo del sabato. Ho fatto solo due sessioni, quelle del sabato, qualificarsi era difficile ma ce l’ho fatta.”
Il maiorchino ricorda gli anni degli allenamenti con il padre: “Mio papà era come un sergente, ma professionalmente gli devo tutto o quasi. Ho dovuto lavorare e sforzarmi molto ma senza la passione che mi ha trasmesso non sarei qui dopo aver vinto i miei mondiali. E’ stata dura, la sua mentalità era quella di lavorare tanto, sempre con il cronometro in mano e a segnare gli errori e tutto quello che si poteva migliorare, mai un complimento e mi diceva solamente le cose che sbagliavo. Volevo essere campione, e per riuscirci dovevo continuare con il metodo di mio padre, non avevo alternative. Era così grande la mia ossessione di essere campione che sopportavo tutto.”
Lo spagnolo ricorda anche la prima volta con la 125GP: “La prima volta che sono salito sulla 125GP, era quella di Max Sabbatani del team di Matteoni, avevo 11 anni, sulla pista di Cartagena. C’erano Alzamora, Cecchinello, Ueda, ho finito a soli 3 secondi da Alzamora e ad 1”5 da Cecchinello. La moto volava perché non c’era limite di peso, io pesavo 38-40 kg.”