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Box del direttore: OUTSIDER DI RAZZA

Tutti parlano di Pecco Bagnaia, Jorge Martin e Marc Marquez. Sono i personaggi, i grandi nomi della MotoGP attuale. Quelli su cui sono puntati tutti gli occhi per il presente e il futuro della categoria. Ma ogni tanto arriva lui, Enea Bastianini, a reclamare il ruolo del magnifico quarto. Dopo Silverstone, l’ha fatto a Misano, con un weekend tutto grinta, talento, velocità ed efficacia. E quel pizzico di cattiveria agonistica che fa capire bene quanto tenesse alla vittoria davanti al suo pubblico.

Per il “Bestia” è stata una domenica perfetta: è scattato bene, si è lasciato alle spalle Marquez, ha sorpassato Bagnaia e ha avuto la meglio su Martin. È passato poi in solitaria sotto la bandiera a scacchi, riprendendosi il terzo posto in classifica generale e facendo gioire per la 100ª vittoria in top class proprio quella Ducati che ha deciso di lasciarlo andare a fine anno. Non male, come regalo d’addio.

Leggi anche: GP Emilia-Romagna, Pagelle: Enea Bestiale, Pecco ancora a zero

Sfida Razgatlioglu - Bulega, ma intanto Cremona è di Danilo Petrucci

In Superbike, invece, i riflettori sono puntati quasi sempre sulla sfida iridata tra Toprak Razgatlioglu e Nicolò Bulega, sui problemi di Alvaro Bautista e sul futuro incerto di Andrea Iannone. Ma poi, zitto zitto, arriva lui a prendersi la scena. Danilo Petrucci, l’uomo dei tanti mondi. Dopo aver vinto nel CIV e poi in Stock 600, Stock 1000, MotoGP, alla Dakar e nel MotoAmerica, era alla ricerca della prima anche in Superbike per entrare nella storia: a Cremona, davanti a un pubblico delle derivate storicamente sensibile ai piloti schietti, genuini e autentici come lui, ha centrato addirittura la tripletta, facendo impazzire i 40.000 presenti. Ed emozionandosi fino alle lacrime sul podio, consapevole dell’impresa centrata a pochi mesi da un terribile incidente.

Immedesimandoci nei fans, è anche per piloti come Enea e Danilo che ogni domenica rimaniamo incollati davanti alla TV e che a ogni round italiano affrontiamo lunghi viaggi in auto e file chilometriche. Per vederli dal vivo, per emozionarci a ogni loro sorpasso. E per sentirli urlare di gioia sul podio. 

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