Jonathan Rea: i motivi e gli scenari di una scelta spiazzante e coraggiosa

Jonathan Rea: i motivi e gli scenari di una scelta spiazzante e coraggiosa© GPAgency

La voglia di vincere di Johnny ha cozzato con l'immobilismo di Kawasaki, tanto da spingerlo ad una sfida ugualmente difficile, ma nuova. Una decisione da pilota di carattere

05.09.2023 ( Aggiornata il 05.09.2023 15:03 )

Alzi la mano chi, un paio di mesi fa, avrebbe anche solo dato retta ad una voce riguardante il passaggio di Jonathan Rea da Kawasaki, dove il nordirlandese è giunto nel 2015 iniziando subito a vincere, a Yamaha. Probabilmente nessuno, tanto sembrava solido il legame tra Johnny e la casa di Akashi, invece eccoci qua a commentare l’ufficialità del trasferimento.

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Le ragioni di tale mossa sono, almeno per quelle meno intrinseche all’animo di Rea, tutto sommato facilmente intuibili. Dal 2019 – anno spartiacque per la SBK con l’arrivo della Ducati Panigale V4R - la Kawasaki ha iniziato a vedere come fosse traballante il suo posto sul trono di migliore moto della categoria, nonostante i successi di Rea sia in quella stagione che in quella successiva, ma le risposte in termini di sviluppo sono state minime.
 
Un qualcosa che ovviamente passa in secondo piano quando si vince, ma ecco che le stagioni successive – soprattutto la scorsa e quella attuale – hanno scoperchiato il vaso di Pandora. Prima il mancato innalzamento dei giri motore nel 2021, in seguito ad una aggiornamento al motore giudicato insufficiente dalla FIM per poter essere considerato nuovo, poi un 2022 di immobilismo, seguito da un 2023 dove ancora una volta la richiesta di giri motore in più – 500 – non è stata accolta, per le stesse ragioni di due anni prima.
 
Nella stagione in corso poi è andato in scena il paradosso definitivo, sintomo della idiosincrasia tra le mentalità di Rea e di Kawasaki. I mancati risultati della casa di Akashi hanno infatti portato in dote – grazie alle concessioni - 250 giri prima ed altrettanti poi, per la precisione prima dei round di Barcellona e Imola, che la casa giapponese ha deciso di non utilizzare.
 
Da un lato quindi la voglia di Rea di sfruttare l’aiuto per tornare subito sul podio con costanza, dall’altra la volontà di Kawasaki di continuare a faticare, con l’obiettivo di “giungere al terzo check point relativo alle concessioni”. La goccia che ha fatto traboccare il vaso probabilmente, tanto che quelle che inizialmente sembravano voci infondate sono presto divenute quasi certezze: l’immobilismo di Kawasaki ha dunque spinto Rea ha fare tabula rasa, lasciando il team con cui ha vinto tutto per lanciarsi in una nuova sfida, nonostante un contratto già firmato – dove pare vi fosse una clausola rescissoria legata a mancati aggiornamenti – per il 2024.

Gli scenari

Una nuova sfida chiamata Yamaha, dove – occorre sottolinearlo per onore di cronaca – la situazione è diversa ma non troppo. Del resto Toprak Razgatlioglu ha lasciato la casa di Iwata proprio per questo, ossia per i mancati sviluppi sufficienti da poter davvero avvicinarsi al potenziale di Ducati, che oggi governa la Superbike con la sua V4R.
 
La R1 sta comunque dimostrando di essere una moto in grado di vincere, come testimoniato dai successi di Toprak, e probabilmente proprio questo ha convinto Rea. La possibilità di passare da una moto oramai incapace di vincere anche solo una manche – tralasciando le gare “particolari” come Gara 1 a Most – per salire su una in grado di farlo. Del resto senza il problema di Gara 2 in Repubblica Ceca Razgatlioglu avrebbe lasciato Most con il campionato decisamente aperto, obiettivo che condivide con Rea.

Rea per il quale ora si prefigurando due anni di carriera, probabilmente gli ultimi, tutti da ridisegnare. Dopo otto anni di Kawasaki infatti il nordirlandese dovrà rapidamente adattarsi ad una nuova moto, che condivide comunque con Kawasaki la maneggevolezza come principale arma. Toprak dal canto suo riusciva a trarre il massimo dalla R1 grazie al suo proverbiale talento in frenata, un aspetto sul quale dovrà presumibilmente lavorare anche Rea, dato che la mancanza di cavalli è un problema – in relazione a Ducati – anche per Yamaha.
 
Difficile insomma aspettarsi una rivalsa immediata per Rea una volta salito sulla R1, perlomeno con i dati a disposizione fino ad oggi, ma quella di Jonathan resta una mossa clamorosa quanto coraggiosa, da pilota – come ha sempre dimostrato – con gli attributi. Sarà vera gloria? Ai posteri l’ardua sentenza.

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