Il sei volte iridato fatica a trovare il passo e, forse, sé stesso. Quanto potranno durare sofferenza e resistenza del più vincente di sempre?
Sei manche completate, nessuna vittoria, un solo podio e il sesto posto della classifica piloti. A round SBK di Indonesia consumato, il bilancio a pendere sulla testa di Johnny Rea è a dir poco deludente, sia per chi ne ricorda il dominio assoluto degli anni scorsi, sopratutto per il nordirlandese stesso. Questo non è un verdetto finale, ma il più vincente di sempre nell'ambito delle derivate di serie sa che la stagione dovrà cambiare passo. Presto.
Johnny spinge, ma la Ninja non viaggia
Solo ai tempi spesi con Honda il britannico soffrì così tanto. Ma se all'epoca le attenuanti si sprecavano - team Ten Kate "lunatico", Fireblade "imprevedibile" - adesso la situazione appare pure peggiorata. Lo capiamo, ovviamente, dagli ordini di arrivo, lo confermano le parole del pilota.
Un continuo lamentio e, addirittura, un silenzio stampa eloquente. Per l'asso della Verdona il presente è si delinea denso di nuvole, dalle quali sarà complicato districarsi. Mancano ancora 10 appuntamenti alla fine del mondiale, quindi 30 corse, ma se il buongiorno si vede dal mattino...
Ricordiamo età e palmares del protagonista in oggetto: 36 anni compiuti il 2 febbraio, 6 corone della SBK, messe in piedi da 118 affermazioni di tappa. Aggiungendo le tre vittorie ottenute in Supersport, il nativo di Ballymena sarà duramente raggiungibile.
Rea è il solo che può far vincere la Kawasaki: se non ci riesce lui...
Guardando dove si trovano gli altri piloti dotati di ZX10-RR rispondere è semplice: a faticare è la Kawasaki, non Rea. A dispetto della investitura ufficiale, Alex Lowes è dodicesimo, braccato da rivali indipendenti e meno esperti. Tom Sykes, ex campione proprio con la Verdona, nemmeno si trova in classifica. Oliver Konig, vabbé.
Se il confronto coi parimarca è quantomeno ingeneroso, torniamo al solo Johnny. Quando guida è sempre lui, un mix tra lo stile di metà anni Duemila e le esigenze attuali. Però, gli avversari vanno più forte, mandandolo su tutte le furie. A Mandalika il Re delle derivate è anche caduto, cosa insolita per un preciso come lui.
Quindi, qui si rischia che il tormentone legato ai giri motore della quattro cilindri di Akashi diventi sempre più insistente. Speriamo di no, perché vogliamo rivedere il Cannibale laddove ha (quasi) sempre figurato: al top della categoria, perché il numero 65 è un pilota top.
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