Nicolò racconta: "E' stato un brutto periodo anche fuori dalle corse, nelle moto la testa fa l'80%. Ora mi diverto di nuovo"
Nella Superbike edizione 2024, una delle novità nonché delle note più liete è senza dubbio Nicolò Bulega, che da campione in carica della Supersport è subito riuscito ad imprimere il suo marchio sulgla categoria. La vittoria in Gara 1 in Australia è solo la ciliegina sulla torta di un inizio da favola, che fa come detto seguito al titolo in SSP e soprattutto pone ulteriormente alle spalle il complicato periodo precedente tra Moto3 e Moto2.
“Sono tornato a divertirmi in moto – le parole di Nicolò a “Mig Babol”, il nuovo podcast dell’amico Andrea Migno - il che è la cosa più importante. In questo sport secondo me l’80% del lavoro lo compie la testa, quindi se ti diverti e la base è buona i risultati prima o poi arrivano”.
La testa e dunque la psiche sono dunque fondamentali, nel bene come nel male, e dunque anche nei momenti più complicati della carriera.
“Dal 2018 in poi è iniziato il mio trend negativo. Ovviamente è spiacevole per uno sportivo non raggiungere i propri obiettivi, ed onestamente in quel periodo facevo una brutta vita anche a casa, non avevo nemmeno voglia di uscire a mangiare una pizza con la morosa. Era diventato tutto molto pesante. Mi sono dovuto guardare allo specchio e dirmi “o tiri fuori le palle o cominci a pensare ad un altro lavoro”. Non è facile immaginare di colpo un’altra vita”.
Per fortuna sua e del motociclismo italiano Nico è rimasto un pilota, regalandosi una rinascita degna di una fenice, in un mondo nuovo come quello delle derivate di serie, con le sue peculiarità e differenze.
“Cambiare paddock mi ha aiutato, anche solo per il fatto di non vedere più tante persone di cui non mi fidavo più. L’ambiente in SBK è meno frenetico, il che secondo me è positivo. E’ stato un po’ come ripartire da zero, dal mio primo anno di corse, e l’esempio di piloti come Aegerter e Locatelli mi ha regalato motivazione. Mi sono trovato subito bene con il team, anche perché nel momento in cui abbiamo firmato ha creduto in me quasi più di quanto io stesso ci credessi”.
Ad attenderlo vi era una struttura di livello come Aruba, che dopo aver conquistato con lui il titolo in SSP può ora goderselo in SBK.
“Sono cambiate tante cose rispetto alle mie esperienze precedenti, ad esempio in SBK ho dovuto iniziare a conoscere l’elettronica. Sono partito bene, ma onestamente già dai test svolti l’anno scorso: a Misano avevo fatto 10 o 12 giri molto interessanti, tanto che con quel passo sarei potuto salire sul podio. Le gare sono comunque un’altra cosa, ma sono partito con il piede giusto e quando questo accade si alzano un po’ le aspettative. Prima del via della stagione speravo di cogliere qualche podio e terminare la stagione nei primi 6 o 7, ma la vittoria in Australia ha un po’ cambiato le prospettive”.
Ora non resta dunque che vivere appieno questa prima stagione nella classe regina delle derivate, per poi capire cosa il futuro avrà in serbo. Difficile pensare ad un ritorno nel paddock della MotoGP, ma custodire il pensiero in un cassetto è possibile.
“Vedendo alcuni attuali piloti della MotoGP, con i quali battagliavo alla pari da bimbo, ci pensi ed è normale, ma al contempo sto vivendo un’ottima situazione quindi per cambiare dovrebbe esserci una opportunità d’oro, visto anche il mio passato. Ovviamente mi piacerebbe provarla una MotoGP, del resto è il sogno di tutti i piloti”.
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