Parliamo di grandi stilisti, come Starck, autore dell’Aprilia Motò 6.5 esposta al Guggenheim. Anche la Pack 2 di Tartarini fu protagonista a New York
Philippe Starck è un astro mondiale del design. Non è specialista in un campo, bensì non si pone limiti e affronta con successo sfide di ogni genere, operando in settori diversissimi, dall’architettura di interni, alla nautica, agli utensili da cucina, alle lampade… alle motociclette.
Accadde nel 1994, quando Ivano Beggio, titolare dell’Aprilia, lo contattò chiedendogli di disegnare una motocicletta speciale partendo dal motore monocilindrico della “Pegaso”. Starck accettò e si mise al lavoro con questo obiettivo: azzerare in partenza tutte le classificazioni tradizionali della motocicletta: Fuoristrada, café racer, custom, turismo, race-replica, che a suo giudizio rappresentavano un freno alla libertà d’espressione del designer e costituivano un retaggio del passato. Nacque così la Motò 6.5, modello decisamente anomalo nel panorama motociclistico, caratterizzato da linee tondeggianti sia per la carrozzeria, accuratamente studiata per integrare tutti i suoi componenti in un disegno complessivo, che per il telaio. Non era soltanto una moto: era un quadro d’autore.
Onestamente avrebbe meritato un po’ più di cura costruttiva e un po’ meno economia negli accessori, ma non furono queste le ragioni del suo insuccesso commerciale: semplicemente i motociclisti – conservatori per natura – allora videro la Motò 6.5 come un’intrusa e le voltarono le spalle. Oggi la Motò 6.5, esposta anche al Museo Guggenheim di New York, è diventata un oggetto carico di attrazione per i collezionisti e i cultori delle opere d’arte.
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