Niccolò Canepa e la seconda vita nell'Endurance | A Tu per Tu

Niccolò Canepa e la seconda vita nell'Endurance | A Tu per Tu

L'intervista esclusiva: "Sono felice che la Yamaha si fidi di me anche per i ruoli di coach e tester,
ma l’obiettivo è il secondo titolo EWC"

04.04.2023 ( Aggiornata il 04.04.2023 10:58 )

Un mondiale Endurance vinto da protagonista con Yamaha-GMT94 nella stagione 2016-2017, una 8 Ore di Sepang (in quel caso ridotta a tre ore) corsa praticamente da solo nel 2019 e un presente da punto fermo di Yamaha YART.

Ma Niccolò Canepa non è soltanto l’italiano più esperto nel mondiale Endurance, è anche un pilastro per quanto riguarda la Yamaha sul lato derivate di serie: oltre a essere tester per il team ufficiale Superbike è anche rider coach di Toprak Razgatlioglu e Andrea Locatelli.

Calendario EWC 2023

Niccolò Canepa e l'Endurance


Niccolò, com’è stato il tuo primo impatto con il Mondiale Endurance?

“L’inizio è stato bellissimo, penso che sia una disciplina senza mezze misure: o la odi, o te ne innamori. A me è successa la seconda cosa. È bello vedere che devi collaborare con la squadra e come la stessa sia fondamentale, non sono soltanto i tuoi compagni di squadra che portano a casa il risultato ma anche i tecnici. Nell’Endurance i tecnici sono parte attiva della gara e possono deciderne le sorti nel bene con un grande lavoro ai pit stop e nel male con un errore. È stato difficile, all’inizio, adattarsi a questo spirito di squadra ma mi è piaciuto tantissimo”.

Sei uno degli italiani più esperti in griglia: che effetto fa?

“Lo sono diventato. Mi ricordo che quando arrivai nell’Endurance nel 2016 non conoscevo niente, anzi non avevo mai visto una gara. È bello essere tra i veterani della categoria”.

Hai anche vinto il Mondiale con GMT94, un’impresa senza precedenti nel nostro motociclismo.

“Già vincere un Mondiale è bellissimo, essere il primo italiano a farlo è stato ancora più bello. L’obiettivo è quello di essere il primo italiano a vincerne due (ride).

In precedenza avevi trionfato nella Stock 1000.

“Dieci anni prima. Ero molto giovane quando vinsi il primo, in occasione del secondo ero più esperto, dopo aver girato tante categorie, MotoGP, SBK, Moto2. È stato bello raggiungere lo stesso traguardo in due modi differenti, è una cosa che mi è piaciuta molto”.

Cosa ti aspetti da questa stagione?

“Con YART negli ultimi anni abbiamo avuto problemi di affidabilità, il team ha lavorato molto insieme alla Yamaha per risolverli. Abbiamo avuto un grande aiuto da Yamaha Giappone e da Yamaha Europa, questo lascia ben sperare perché sono anni che siamo i più veloci in pista in quasi tutte le condizioni e in quasi tutte le piste. Penso che abbiamo le carte in regola per vincere le gare e il Mondiale, però ci serve un po’ di fortuna. In questo senso il team ha lavorato tutto l’inverno e inizieremo a provare per mettere chilometri in vista della 24 Ore di Le Mans di metà aprile”.

Sperando che abbiate risolto il problema delle partenze, altro tallone d’Achille.

“Almeno risultiamo più spettacolari, partiamo ultimi e recuperiamo alla fine dello stint (ride). Abbiamo avuto un po’ di problemi con lo starter, un guaio elettronico. Quando premevamo il pulsante la moto faceva abbastanza fatica a partire, è uno dei vari problemi su cui YART si è focalizzata durante l’inverno e ci dicono di averlo risolto. Cerco di essere positivo e sperare davvero che sia tutto risolto per partire forte, abbiamo fatto tante pole e sfruttarle non sarebbe male. Confido negli ingegneri. Forse la moto è un po’ ‘timida’, in prova e nelle simulazioni di gara va tutto bene, al momento più importante non parte”.

Niccolò Canepa, l'Endurance e Yamaha


Qual è il tuo futuro?

“Mi piacerebbe continuare nei ruoli di collaudatore, coach e pilota dell’Endurance. La Yamaha mi sta assegnando tanti compiti e sono molto contento. In questo mondo il futuro non è mai scritto e bisogna guadagnarselo a ogni weekend, rimango concentrato su microobiettivi, gara per gara, e se sono contenti si continua come dal 2016”.

Proiettandoci nel mondiale Superbike, ci parli del momento Yamaha?

“Siamo messi bene, l’anno scorso Razgatlioglu è stato secondo nel Mondiale e la moto funziona bene. Usciamo da due stagioni buone, pensando anche al titolo 2021. Ci sono state migliorie alla moto durante l’inverno ma sappiamo che non sarà facile perché Alvaro Bautista e la Ducati costituiscono un binomio incredibile, la loro moto va molto bene. Ci sarà da lottare ma abbiamo uno squadrone di piloti interessanti con le new entry di GRT Remy Gardner e Dominique Aegerter che possono fare molto bene. Diamogli qualche gara per abituarsi ma sono due talenti incredibili, due campioni del Mondo”.

In SBK sei coach e test rider.

“Abbiamo un programma di test, vado avanti sia con lo sviluppo della R1 che come coach a bordo pista in tutte le gare del mondiale Superbike. Sono due attività molto interessanti e una aiuta l’altra. Studiare la guida di Razgatlioglu e Locatelli da bordo pista aiuta anche me, per cercare il più possibile di guidare come loro in modo da estremizzare certe caratteristiche come la frenata di Toprak. Quando svolgo i test posso simulare le condizioni a cui è sottoposta la moto quando guida Razgatlioglu. In questo modo riusciamo a capire meglio le cose e anche dove andare a migliorare la moto. Allo stesso tempo mi aiuta a conoscere meglio la R1 Superbike per quando vado a bordo pista a osservarli, per poi fornire loro dei consigli”.

Cosa pensi del team Yamaha MotoGP, quest’anno con soltanto due moto?

“È un peccato vedere soltanto due moto in pista, le vicissitudini di mercato hanno portato purtroppo a questa situazione. Sicuramente con quattro moto in pista (se penso che sono sei in Superbike...) l’impegno diventa importante ma aiuta anche a capire la direzione da prendere per sviluppare la moto, perché è vero che i piloti hanno stili di guida diversi ma sentirne quattro che dicono la stessa cosa è più facile che averne solamente due, oltretutto con un mezzo difficile come la MotoGP”.

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