Dopo vent’anni a livello internazionale, Micheluz si ritira ma non lascia l’Enduro: continuerà nel ruolo di Track Inspector FIM per il Mondiale
AVIANO – La memoria può cancellare le date, forse le vittorie, ma non le sensazioni. E Maurizio Micheluz, che ha sempre vissuto più di pensieri che di parole, ricorda bene cosa provò a sette anni quando salì per la prima volta su una Minicross nel cortile di casa. L’inizio della lunga avventura da Endurista “vagabondo”, iniziata a fianco di papà Edino, che da buon Crossista friulano trasmise la stessa passione a Maurizio. In pochi anni, ecco l’evoluzione, come alcuni passaggi del celebre brano dei Nomadi: “Io un giorno crescerò… e nel cielo della vita volerò…io, vagabondo che son io…Ma un bimbo che ne sa… sempre azzurra non può essere l’età”.
Il bambino che giocava nel cortile di casa ne ha fatta di strada, trasformandosi in pilota a tutto tondo, che oggi lascia l’attività agonistica ma non le gare, dato che sarà Track Inspector per la FIM all’interno dell’EnduroGP.
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La tua carriera è stata lunga, e ricca di titoli soprattutto nell’Europeo e alla Sei Giorni.
“Iniziai con il Minicross a sette anni, poi nel 1997 a 14 anni passai al Cross, brillando a livello regionale. Poi ho scelto di correre nell’Enduro, vincendo l’italiano Cadetti e Junior, e l’Europeo sempre a livello Junior. Con l’Italia in Maglia Azzurra ho vinto il Trofeo Junior alla Sei Giorni 2005 e il Trofeo Mondiale nel 2007. Sono stato più volte vice tricolore agli Assoluti. Nel 2018 ho finalmente vinto il primo titolo nella 250 2T. Dal 2011 ho invece sempre vinto un titolo nell’Europeo, arrivando nel 2024 a un totale di 15 allori di classe, a cui aggiungere due Assoluti”.
E non vanno dimenticati i risultati nel Mondiale.
“Sono salito tre volte sul podio della 250 4T, concludendo due volte quinto. Ho corso anche quattro volte l’Enduropale du Touquet concludendo 21° assoluto nel 2018. Ho preso parte anche a un Merzouga Rally, vincendo la classe Lite, finendo terzo assoluto nel 2014”.
Hai vissuto mille vite nella tua carriera.
“Fino al 2001 corsi con il solo supporto della famiglia per poi entrare a far parte del Team Racing Project di Cavaso del Tomba di Daniele Vendramini, con cui gareggiai per tre stagioni. In quegli anni tra i tecnici della squadra c’erano Antonio Specia, attuale team manager Fantic Junior, e Francesco Vardanega, che lavora con l’Aprilia in MotoGP. A inizio 2003 Franco Gualdi, che era coordinatore delle Fiamme Oro, mi disse che c’era bisogno di un giovane nel Gruppo Sportivo. All’epoca non c’erano i concorsi: chiesi di fare il servizio di leva in Polizia, superai le selezioni e nel 2004 indossai la mia prima maglia delle Fiamme Oro della Polizia di Stato. Nel 2005 l’indimenticato Filippo Lamotte mi aprì le porte del Team UFO Corse e arrivarono i successi con l’Italia alle Sei Giorni 2005 e 2007. Nel 2008 il Team UFO chiuse con le gare e passai al TM Factory ma una brutta frattura a tibia e perone mi bloccò cinque mesi”.
Riprendersi non fu facile.
“Rimasto libero, nel 2011 vissi una parentesi con la Fantic. Per il 2012 trovai il team privato NSM di Mirco Miotto con cui mancai la vittoria agli Assoluti d’Italia per un solo punto. Nel 2013-14 gareggiai con la Suzuki di Marco Rigo. Dal 2015 è iniziata la collaborazione con Husqvarna R&D e Husqvarna-Italia, grazie a loro ho vissuto 10 stagioni ricche di soddisfazioni, le ultime tre con il team di Piero Osellini, una persona fantastica”.
Com’è iniziata la tua attività di Track Inspector FIM?
“Nell’inverno 2015 la FIM stava cercando un sostituto di Giovanni Sala, che per ragioni personali non poteva continuare con lo stesso impegno. Mi resi disponibile, vista la mia capacità di parlare inglese, francese e anche spagnolo, perché mia moglie Sandrina è spagnola figlia di emigranti francesi. Dopo l’iter tecnico-sportivo con la FIM ho ricevuto l’incarico di Track Inspector FIM per i GP del Mondiale e la Sei Giorni”.
Ricordi i tuoi inizi in questo ruolo?
“Il GP Cile, una prova molto complicata anche per le pessime condizioni meteo, riuscimmo però a salvare la gara. Credo di aver sempre svolto un buon lavoro, nonostante le diverse esigenze dell’Enduro, poiché spesso è difficile trovare compromessi per soddisfare tutti: ogni Nazione ha i suoi problemi e mediare trovando la giusta armonia non è facile”.
Saluti dopo l’ennesimo titolo europeo.
“Nel 2024 ho cercato di usare l’esperienza per vincere l’Europeo 250 2T con il Team Osellini-Husqvarna. A 41 anni, però, è venuto il momento di dire basta con le gare. Dopo 21 anni dovrò abituarmi al cambio di vita. Occuperò comunque un ruolo ordinario nella Polizia di Stato nella speranza di essere trasferito vicino a casa. Come Track Inspector FIM abbiamo già trovato una soluzione e manterrò il mio incarico in EnduroGP”.
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