L’eredità di Marc Marquez raccontata da Michele Masini

L’eredità di Marc Marquez raccontata da Michele Masini© Luca Gorini

L'otto volte iridato ha passato un anno nel team Gresini e in un'intervista esclusiva il direttore sportivo ci ha raccontato il suo 2024

28.12.2024 ( Aggiornata il 28.12.2024 12:01 )

Lavorare con un pilota del suo calibro è stato facile o difficile?
«È stata un bella sfida. Ha portato tanta esperienza e professionalità in più, conoscenze che prima non avevamo. È un pilota molto esigente, sa quello che vuole e ci ha fatto vivere in maniera un po’ diversa i vari momenti tecnici, perché è di una precisione assoluta nei feedback. Lavorare con lui, a livello professionale, significa aver raggiunto l’apice delle nostre carriere».

Cosa ha portato in più il fatto di lavorare con una coppia di fratelli?
«In pista e nel box ognuno faceva il proprio lavoro, ma c’è sempre stato uno scambio di opinioni, di dati, di confronti. È stato un anno umanamente, oltre che sportivamente, eccezionale. Nel nostro sport succede tante volte che magari in una metà del box si gioisce e nell’altra metà ci si aspettava di più. Quindi devi sempre dividere le emozioni. In questo, loro ci hanno dato una grandissima mano. Sono due fratelli che si vogliono un bene dell’anima. Ognuno di loro darebbe tutto per far stare bene l’altro. È stata un po’ la famiglia del “mulino bianco”, come ha detto Nadia qualche volta».

Tra l’altro avete vissuto un’emozioneunica in Germania, quando entrambi sono saliti sul podio.
«Anche lì abbiamo scritto la storia. C’è stato un casino incredibile al parco chiuso. C’eravamo soltanto noi, praticamente: una macchia celeste che si vedeva dall’alto. È stato bellissimo e per loro è stato un momento unico, che purtroppo nel 2020 non avevano potuto celebrare».

Cosa pensi che Marc abbia insegnato ad Alex?
«Quest’anno avevamo una moto un po’ più difficile per lo stile di guida di Alex. Marc era l’unico pilota Ducati che non aveva esperienza con la versione precedente, quindi si è adattato da zero. Alex ha impiegato di più e ha potuto anche apprendere un po’ da Marc. Nei momenti peggiori ha avuto accanto a sé un fratello che gli ha sempre dato conforto tecnico e umano. Alex ha vinto due titoli e sa come si gestiscono queste situazioni. Ne è uscito molto più forte. Sono molto fiducioso per l’anno prossimo, spero si sia fatto una bella corazza».

Come vi siete salutati con Marc Marquez?
«Non ci siamo ancora salutati reciprocamente. Lo abbiamo fatto per un mese di fila, però adesso il bello è che diventa il nostro vicino di box. Quando siamo arrivati a Barcellona mercoledì, per l’ultimo GP, abbiamo fatto una cena di gruppo, in cui ci sono stati discorsi abbastanza emozionanti. Giovedì ci sono stati momenti un po’ più intimi solamente con la squadra di Marc. E come avete potuto vedere quest’anno il tema della comunicazione del nostro team era quello di fare “cinema” e l’abbiamo fatto alla grande. Dargli il premio di miglior attore protagonista per noi è stato il significato della stagione perché c’è stato un campione del Mondo, però per noi il vero protagonista è stato Marc. È sempre stato al centro dei riflettori in modo positivo. Per noi quel premio ha un valore immenso. E poi, come consuetudine, si impacchettano le persone che cambiano team e le si trasportano direttamente nel box affianco».

Ci sono stati parecchi momenti di festa, da cosa nascevano?
«Non c’è niente a copione, tutto improvvisato. Noi siamo così. Questa cosa ci viene da Fausto e Nadia l’ha saputa tramandare alla grande. Ci piace tanto fare festa. Per esempio ricordo quanto avvenuto al Mugello: la domenica eravamo tecnicamente inferiori, non si poteva fare di più, Marc ha fatto il possibile, il podio ci è sfuggito. Non eravamo contenti, però la sera in hospitality si cerca sempre qualcosa per allietare un po’ la giornata, così sono arrivato al suo tavolo a consegnargli la medaglia di legno fatta con un tagliere del salame. È stata apprezzata e Marc la conserva a casa di fianco ai suoi trofei mondiali. Anche questo è incredibile, ma Marc è così. Cerchiamo sempre di conservare la nostra leggerezza, un modo per sdrammatizzare sempre tenendo presente che quella medaglia di legno fa male. Gli ho detto poi che ogni volta che partiva da casa per venire a un GP doveva guardarla perché quella l’aveva presa e non volevamo farne una collezione. Lo stesso Marc mi ha insegnato che puoi rimanere arrabbiato quei cinque minuti, poi te la devi far passare e pensare a come dare il massimo per quello che viene. Devi essere molto “smart” nel cambiare atteggiamento, senza perdere la mentalità vincente».

Secondo te Fausto come avrebbe vissuto questo 2024?
«Esattamente come l’abbiamo vissuto noi. Se lo sarebbe goduto ogni singolo giorno. Avrebbe aggiunto ancora più casino alle nostre feste. Penso che debba essere orgoglioso di tutto il percorso che abbiamo fatto. Non c’è stato un anno in cui non abbiamo raccolto grandi risultati».

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