Scottano & preoccupano: dove arriveranno le MotoGP a fine 2026?

Scottano & preoccupano: dove arriveranno le MotoGP a fine 2026?© Luca Gorini

Prestazioni in crescita costante, limiti umani palesati: i "mostri" prototipali richiedono doti atletiche e di resistenza sconosciute sino a pochi anni fa

04.11.2023 ( Aggiornata il 04.11.2023 20:44 )

Le MotoGP scottano, odorano, picchiamo e costano. Camminando lungo le pit walk, si annusano aromi che ricordano i migliori ristoranti stellati, e non lo scriviamo ironicamente: basti pensare che i freni in carbonio anteriori raggiungano circa 1000 gradi, i propulsori somiglino a fornaci, le gomme emanino calore avvertibile anche a 30 centimetri di distanza.

MotoGP di alto livello? Sì, ma livellata

L’espasperazione tecnica è esplosa - incredibile ma vero - durante il periodo pandemico, quando gli ingegneri hanno avuto il tempo per sbizzarrirsi, malgrado sviluppi contingentati e attività di pista ridotte. Gli abbassatori vengono ritenuti micidiali, capaci di garantire ai piloti staccate al fulmicotone.

Stressata ne è di conseguenza la copertura anteriore, come spiegato da Piero Taramasso, Responsabile Michelin: “Impressionanti carichi, impressionanti temperature. Mettiamoci pure ali e appendici, il conto è presto fatto: mentre la tecnologia avanza, la capacità umana deve adeguarsi. Tra la MotoGP del presente e la prima maniera, il mondo è cambiato totalmente. La riflessione perciò è: dove andremo a 2026 completato?  Il Regolamento rimarrà tale ancora per tre stagioni intere, prevedo incrementi prestazionali ulteriormente notevoli”. Se l’obiettivo di calmierare i costi apparirebbe nobile, sembra pura chimera. I prototipi crescono, e sempre lo faranno. Al pari delle performance: se oggi i cavalli sono 300, quanti saranno tra tre stagioni esatte? 330?

In soldoni, quando le possibilità di preparazione presentano limiti, aumentano le spese di ricerca ed esperimenti, proprio perché vige l’esigenza di abbassare i tempi sul giro. Nel turno Practice del venerdì abbiamo contato ben 17 nomi in mezzo secondo, sicché intuirete quanto sia inutile dichiarare “questa moto va forte, quest’altra è lenta”. I distacchi sono veramente risicati, si gioca sul dettagli per una competizione sì di alto livello, più che altro livellata.

Freni Brembo da 355 millimetri in MotoGP: 360 prossima frontiera?

Un ingegnere Brembo, mentre ammiravano i dischi anteriori dall’impressionate diametro di 355 millimetri, ha svelato: “Abbiamo provato pure i 360, ma la misura del cerchio ruota era troppo al limite, le parti toccavano tra loro, quindi meglio evitare rischi di rottura. Per ora. Ho la sensazione che ci si arriverà”.

Dove la tecnica esplora nuovi confini, i corpi sono costretti a trovarne. Impossibile privarsi di un preparatore atletico e del fisioterapista, onde evitare di arrivare al sabato già “cotti” e contratti. L’aerodinamica ha enfatizzato la richiesta fisica in sella e, a proposito di appendici, avete visto il pezzo perso dalla Ducati di Jorge Martin e finito sul braccio destro di Marc Marquez?

Sì, proprio l’arto leso e operato più volte: l’otto volte iridato ha sfoggiato un ematoma grosso così a toccare la cicatrice ricordo di tante sventure, fortunatamente lontano dalla zona del collo. Eviteremmo di porre le mani avanti, ma chiaro è quanto gli sia andata bene e che l’episodio dovrebbe rimaner tale.

Elettronica e diavolerie in ausilio dei piloti MotoGP, però...

Se ci avete fatto caso, sono i piloti ritirati dalle attività o le mentalità "old style" a manifestare riluttanza e atteggiamento refrattario nei confronti della nuova tecnologia che avanza. Discorsi del tipo "Le moto che guidavo io erano vere moto, mica quelle di oggi, che fanno tutto loro". E' un po' come dire: "Io ho vissuto una vera vita e una bella gioventù, non come i ragazzi di oggi, avvolti da marchingegni e plastica".

Costoro - i criticoni - tra l'altro se - ripetiamo: se - hanno avuto l'opportunità di salire su una MotoGP, le hanno fatto le carezze. Elettronica che aiuta? Sì, solo se si va veramente forte. Abbassatori, ali, freni in carbonio e gomme dalla alta tenuta? Certo, ma almeno dovrebbero essere sfruttati o portati in temperatura.

Niente di tutto ciò, a dimostrazione di quanto sia duro portare al limite un mostro da 1000 centimetri cubi a quattro tempi: un conto è un giretto tra i cordoli con foto da esibire su Instagram, un altro è spremerne il pieno potenziale, di giro in giro. La tecnica, seppur presente e coadiuvante, sostiene chi viaggia al limite. Altrimenti, nemmeno funziona.

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