MotoGP 2024, fuga da Honda

MotoGP 2024, fuga da Honda

Chi per contratto, chi per soldi, chi per “politica”, chi per non ritirarsi, chi per mancanza di alternative: il prossimo anno per la Casa alata potrebbero correre solo piloti poco ambiziosi

23.08.2023 17:31

Joan Mir sta parlando con Gresini Racing per il 2024. Il campione del mondo MotoGP 2020 potrebbe aggiungersi all’elenco dei piloti “fuggiti” a gambe levate dalla Honda. Dopo il suo ex-compagno di squadra Alex Rins, accasatosi in Yamaha insieme a Quartararo, anche il maiorchino si sta guardando intorno. La scarsa competitività della Honda di quest’anno l’ha fatto vacillare: voci di paddock, nei giorni scorsi, hanno parlato di un allarme addio anticipato alle corse. Per fortuna rientrato.

La MotoGP non può permettersi di perdere (sportivamente parlando) un talento del genere, a soli 25 anni. Ed è comprensibile che un pilota del suo calibro, campione del mondo, punti ad una moto all’altezza della situazione. Capiremo nelle prossime ore il “termometro” della trattativa tra Mir e Gresini.

Honda, una scelta "sportiva"

Intanto, possiamo fare una considerazione senza il rischio di essere smentiti: pochi piloti della MotoGP, allo stato attuale, salirebbero su una Honda per scelta “agonistica”. Credendoci a livello sportivo, in parole semplici.

Marc Marquez correrà il 2024 nel team ufficiale Repsol probabilmente da separato in casa, in attesa solamente di guidare una KTM l’anno successivo. A meno che da Tokyo non tirino fuori il coniglio dal cilindro il prossimo inverno, mettendo in pista un “jet” in grado di tenere il passo della Ducati. E anche dell’Aprilia e della KTM, se proprio dobbiamo dirla tutta. Per saperlo, basterà aspettare qualche settimana: già fra 20 giorni nei test post-gara di Misano si avrà un primo riscontro con la prima versione della moto 2024.

Takaaki Nakagami è in LCR (e in LCR rimarrà anche nel 2024) solo per il volere di HRC e dei manager giapponesi. E anche perché un anno fa Ai Ogura, probabilmente poco convinto del pacchetto tecnico, si è ben guardato dall’accettare l’offerta Honda di salire in MotoGP: oggi sarebbe lui il nipponico voluto da Tokyo per completare il quartetto di piloti. Di questo passo, Taka potrebbe diventare il nuovo Pedrosa senza il talento né il palmares di Dani. Perché di risultati, in sei stagioni di MotoGP, se ne sono visti pochini: qualche buon quarto posto e zero podi. Di vittorie neanche l’ombra.

Johann Zarco tornerà alla Honda e alla corte di Lucio Cecchinello perché (dice) deluso dalla poca considerazione di Ducati. Più probabilmente, come da lui stesso dichiarato, perché a 34 anni (li avrà nel 2024) pochi team sono disposti a garantirti due anni di contratto. E per uno come lui, nato e cresciuto pilota, è evidentemente più importante rimanere il più possibile nel paddock che conta piuttosto che guidare una moto vincente ma senza certezze per il futuro.

Poi c’è Iker Lecuona, l’uomo dei due mondi sballottato da un campionato (Motomondiale) all’altro (Superbike) e viceversa. L’uomo su cui HRC aveva deciso di puntare per dare l’assalto al titolo mondiale delle derivate di serie. Salvo poi rimangiarsi tutto quando in casa Honda si sono accorti che per il titolo non sarebbe stata aria neanche nel 2023 (mentre Alvaro Bautista, sceso dalla Fireblade, si è laureato subito campione con la Ducati), facendolo diventare una sorta di “tappabuchi”. Lo stesso ruolo, Iker potrebbe recitarlo nel 2024, accanto a Marc Marquez, se non si dovesse trovare un pilota smanioso di salire sulla RC213V. Alla fine è da un po’ di tempo “uomo Honda” (e questa definizione in Giappone conta molto anche nelle scelte, vedi Nakagami), alla fine costerebbe relativamente poco. E alla fine, se non dovesse funzionare, non sarebbe un grosso problema.

Il problema, grosso, ce l’ha l’HRC. Che in pochi anni è passata da essere la struttura più desiderata dai piloti a quella da cui scappare il prima possibile. Perché per privilegiare il dominatore Marquez (difficile fare altrimenti, in quegli anni), è stata seguita una strada dello sviluppo inadatta al resto del mondo. Per poi superare il limite accettabile anche per il fenomeno Marc.

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