Melandri: "Le MotoGP attuali non sembrano moto, le piste non sono sicure"

Melandri: "Le MotoGP attuali non sembrano moto, le piste non sono sicure"

L'INTERVISTA - "Nessun tracciato è adatto, da anni. Bezzecchi da titolo? E' cresciuto, ma Ducati non lascerebbe vincere un team satellite"

Presente in

14.04.2023 ( Aggiornata il 14.04.2023 12:47 )

La MotoGP è pronta per il suo terzo weekend di gara stagionale, pronto a scattare oggi sul tracciato statunitense di Austin, ma per la mole di eventi e notizie emerse dal primo Gran Premio ad oggi la sensazione è quella di avere già alle spalle metà del calendario. Del resto tra contatti al limite, infortuni e conseguenti defezioni – Marc Marquez ed Enea Bastianini su tutti, assenti anche negli Stati Uniti dopo il forfait di Termas de Rio Hondo - il nuovo anno della classe regina non poteva aprirsi in maniera più scoppiettante, anche grazie alle novità del format, tra le quali merita ovviamente una menzione d’onore la Sprint.

Per quest’ultima infatti la tappa presso il COTA di Austin rappresenta quasi una prova del nove: ad una prima edizione caotica del resto ne è susseguita una senza intoppi – fatta eccezione per il contatto tra Takaaki Nakagami e Fabio Quartararo - tanto che il reale valore intrinseco della corsa breve sembra ancora da comprendere, tra chi ne tesse le lodi e chi ne sembra già a pronto a decretarne il de profundis.

Nella prima categoria rientra anche Marco Melandri, che in MotoGP ha corso e soprattutto vinto - per l’esattezza in cinque occasioni – tra il 2003 ed il 2015 dopo aver conquistato il titolo della 250 nel 2002, nonché prima del passaggio in Superbike. Il quale, semmai, punta il dito sulla Direzione Gara, mentre i piloti dovrebbero parlare tra loro di quanto accade in pista: "Le faccende relative alla pista- le parole di Marco - dovrebbero risolverle i piloti" 

Melandri, la Sprint e lo Stewards Panel

Marco, che ne pensi della Sprint?

“A me sta piacendo. I piloti sono consapevoli di avere una gara più breve a disposizione, così sono portati a dare tutto, privilegiando l’istinto e mettendo da parte la strategia. Credo comunque che a tutti serviranno circa tre gare per capire l’atteggiamento da tenere nella Sprint: all’inizio pensi che il primo giro sia decisivo, mentre in realtà è meno breve di quanto sembri. Paradossalmente lo sforzo è quasi maggiore rispetto ad una gara lunga, dato che fai 12 giri circa come se fossi in qualifica, mentre nelle gare normali vi sono anche delle fasi di attesa. Credo che nel proseguo della stagione i piloti impareranno anche a gestire in parte la Sprint, senza partire sin da subito con il coltello tra i denti. Gli incidenti di Portimao credo siano stati dovuti a questa mentalità, anche se i vari contatti credo andrebbero analizzati diversamente: nell’incidente tra Marini e Bastianini ad esempio la sfortuna ha certamente giocato un ruolo importante”.  
 
A Portimao non sono mancati i contatti e gli infortuni. Credi che lo Stewards Panel dovrebbe utilizzare il pugno duro?

“Trovo sminuente nei confronti dei piloti che ogni contatto venga investigato, anche perché gli organizzatori vanno alla continua ricerca dello spettacolo, salvo poi mettere in croce ogni soprasso aggressivo. Lo Stewards Panel dovrebbe preoccuparsi piuttosto di rendere sicure le piste, dato che ora non lo sono”.

Passa alla prossima pagina

1 di 2

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi