Lorenzo: "Sognavo un motorhome come quello di Biaggi. L'ho avuto"

Lorenzo: "Sognavo un motorhome come quello di Biaggi. L'ho avuto"© Luca Gorini

Jorge ripercorre il suo passato: "Debuttai arrivando ultimo, pensando che non sarei mai stato veloce come gli avversari. Sono diventato campione e leggenda di questo sport. ma vorrei essere ricordato come persona autentica"

01.05.2022 09:56

L'atmosfera respirata durante la celebrazione dedicata a Jorge Lorenzo era fantastica. Cinque titoli mondiali i suoi, con valore assolutamente pesante, poichè ottenuti nella Golden Era della MotoGP, costiuita dal maiorchino, Valentino Rossi, Dani Pedrosa, Casey Stoner, con il successivo arrivo di Marc Marquez.

Soffermandoci al premiato d'eccezione, divenuto Leggenda della serie, il racconto comincia dal lontano 2002: "Debuttai in 125 - parlava anche con gli occhi -ero minorenne. Dovetti attendere la giornata del sabato per poter salire in sella, nel giorno del mio quindicesimo compleanno. Era il 4 maggio, mi fecero trovare una torta nell'hospitality. La storia stava iniziando".

L'esordio si rivelò più difficile del previsto: "Ultimo, ultimissimo. E con un distacco pesante dal primo classificato. Pensai che mai sarei stato veloce come gli altri, eppure continuavo a sognare. Desideravo un motorhome  con la scritta Yamaha come quello di Max Biaggi, è bello sapere che l'ho avuto, e ancora oggi ce l'ho".

Jorge Lorenzo: "Vorrei essere ricordato come una persona autentica"

Tantissimi momenti, impossibili da contare. La carriera di Jorge annovera successi di ogni tipo, la domanda è quale lui sceglierebbe quale suo podio personale: "Tre vittorie, giusto? - chiede - benissimo: la prima, in Brasile nel 2003. Mi sbloccai nella classe 125, guadagnando credito e fiducia. Poi, il primo titolo in MotoGP, anno 2010. Entrai definitivamente tra i grandi. Più tardi, ancora in MotoGP: la conferma fu più importante di quanto si possa immaginare".

Jorge sa parlare di ogni cosa, non ci sono temi da lasciare fuori. Soprattutto, Lorenzo ci mette personalità: "Non sono stato un tipo con cui si andava facilmente d'accordo, ho sempre detto ciò che pensavo, direttamente e quattr'occhi. Ma davo tutto, senza cercare scuse".

Il pluricampione ringrazia chi lo ha aiutato a emergere: "Dani Amatrian, il mio primo manager. Mia mamma, ovviamente, in particolar modo mio papà. Senza di lui, non sarei arrivato qui. L'ingresso nelle moto è stato agevolato dal suo lavoro, e vorrei che l'ambiente mi ricordasse quale persona autentica"

 

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