MotoGP d'Argentina: chi la dura, la vince. E la vincerà

MotoGP d'Argentina: chi la dura, la vince. E la vincerà© Luca Gorini

Nakagami è l'esempio calzante: nonostante problemi, ritardi, ostacoli e la lotta contro il tempo, il Gran Premio di Termas de Rio Hondo premierà la resilizienza degli addetti ai lavori. Rinunciare sarebbe stato molto peggio e dannoso

03.04.2022 ( Aggiornata il 03.04.2022 15:31 )

Abbiamo scelto la foto di Takaaki Nakagami, poiché sintetizzante il concetto di questo pezzo. Il giapponese del team LRC Honda si è dimostrato esempio di resilienza: dapprima trovato positivo al Covid, non si è perso d'animo, si è sottoposto ad ulteriori analisi, è partito di fretta e furia, trovando la moto e la pista, andando pure forte.

Tutto ciò per spiegare come sia facile stare seduti sul divano di casa, pontificando cosa e come si sarebbe dovuto fare. Meno facile è viaggiare, lavorare e portare a termine un weekend iridato, specialmente se l'evento in oggetto è in atto da una parte e l'altra del globo. La MotoGP è In Argentina, in occasione della terza tappa 2022.

Dopo Qatar e Indonesia, infatti, il Circus prototipale corre - e correrà - il Gran Premio di Argentina, tornato a Termas de Rio Hondo a seguito di due anni di pandemico stop forzato. L'entusiasmo e la presenza del pubblico è alle stelle e, costi quel che costi, l'evento deve essere raccontato sino alle bandiere a scacchi domenicali.

Vaso rotto? Non tenetevi i cocci, perché lo ripariamo


Okay, ben sappiamo cosa sia successo, e nemmeno ci nascondiamo dietro a un dito: quanto accaduto sarebbe stato da evitare ma, quando la frittata è fatta, si può reagire in due modi: piangere sul latte versato, oppure, non pensare ai cocci rotti, bensì reagire per ricostruire il vaso.

Potreste non essere d'accordo, eppure è così: di fronte a impicci, quanti individui si fermano, cercando cause e colpevoli dell'insuccesso? Tanti, purtroppo per loro. Contrariamente, esistono anche caratteri che, a torto o a ragione, vittime o responsabili, preferiscono ripartire subito, immediatamente, senza "ma" o "però".

Ci rendiamo conto che a Termas ci siano in ballo interessi, economia, contratti, sponsorizzazioni e quant'altro. Semplice sarebbe dire "Per forza, sono costretti a correre, altrimenti immaginate i danni da pagare". Tutto questo chi organizza le gare lo sa meglio di noi, come sa che esistono "piani B" e vie di uscite meno convenienti. 

Sventolare bandiera bianca? No, meglio quella a scacchi


No, la volontà di Dorna e della FIM è di ferro: piuttosto che risultare arrendevole, l'entourage di Carmelo Ezpeleta si assume i rischi del caso. Fu così in occasione del brutto periodo marcato Covid-19, lo è altrettanto a Termas a, dove mai e poi mai - perlomeno pubblicamente - lo sconforto ha preso il sopravvento sul coraggio.

Sì, poveri meccanici, costretti ai turni extra e in orari assurdi. D'accordo, poveri piloti, attenti nel dover da zero a cento trovare subitaneamente assetto e feeling in sella. Ripetiamo, non è il massimo della vita, ma cosa si sarebbe dovuto fare? Fermare tutto e "darla su", come si dice in gergo?

No, invece è stato il caso di completare il sabato sino alle qualifiche, echeggiando il "Never give up", proverbio anglosassone. Arrendersi mai, qui da noi. Pensate bene: senza lo schedule rivisto e qualche importante sacrificio, non vedremmo il Gran Premio di Argentina. Nessuno è contento di quanto accaduto, ma sarebbe stato meglio rinunciare a tutto, o tenere duro sino alle bandiere a scacchi? Chi lavora nel settore ha la risposta pronta: i problemi non piacciono a nessuno, tuttavia non correre sarebbe diventato il problema più grande. E irrimediabile.

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