MotoGP, Stoner: “I miei traversi? La voglia di vincere era più forte della paura”

MotoGP, Stoner: “I miei traversi? La voglia di vincere era più forte della paura”© IG Casey Stoner

L'ex pilota australiano ha raccontato alcuni segreti della sua tecnica di guida: "Mi intraversavo già prima di entrare in curva" 

05.02.2022 19:46

La carriera di Casey Stoner è stata segnata dai suoi tanti malanni fisici, a cui si aggiungeva il forte stato d’ansia di cui ha parlato apertamente solo negli ultimi tempi.

Ma nella mente degli appassionati rimarrà impresso per sempre il suo inconfondibile stile di guida, condito dai tanti traversi che hanno fatto innamorare i suoi tifosi. Una tecnica di guida strabiliante, che il due volte campione del mondo ha sviluppato correndo su fondi sterrati e poi affinato quando è arrivato nel Mondiale.

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Di traverso


"La mia voglia di vincere è sempre stata più grande delle mie paure. Se mi fossi lasciato domare dalla paura, non sarei mai andato così veloce”, le parole dell’australiano al podcast Gypsy Tales. “Nel tempo, ho capito come essere veloce eliminando parte di questa paura. Prendiamo come esempio la curva 3 di Phillip Island o Valencia: il modo in cui dovevo percorrere quelle curve non è stato facile da assimilare, il modo in cui dovevo aprire il gas a quella velocità...”

Il racconto di Stoner prosegue parlando proprio della pista di casa: “A Phillip Island, ad esempio, in quel tratto sei in quinta marcia a 265 km/h, poi hai una discesa, il vento che arriva dall'oceano ti spinge sempre, e molte volte quando entri in curva l’anteriore tende a chiudersi. Non mi piaceva il feeling che mi dava la ruota davanti, non avevo fiducia”.

Ma le abilità sviluppate sullo sterrato lo hanno aiutato a superare quella difficoltà: "Nel momento in cui l'avantreno inizia a girare, non puoi più cadere. Non appena la moto inizia a derapare un po', diventa un po’ come sullo sterrato, non perdi più la ruota anteriore. Quindi decisi di iniziare a derapare prima ancora di entrare in curva".

Rischio calcolato


Una tecnica che poi Stoner ha applicato a quasi tutte le piste affrontate: "Alla curva 3 a Valencia decisi di fare la stessa cosa, intraversandomi prima dell’ingresso: fu davvero difficile e anche rischioso, ma non ci sono mai caduto. Certo, se le cose vanno male, guidando così rischi di finire in tribuna”.

Non è un caso che curva 3 di Phillip Island sia stata poi intitolata proprio a Casey, un tracciato sul quale l’ex Ducati e Honda non aveva mai messo piede prima di approdare nel Motomondiale: "Non avevo mai corso lì prima di arrivare al Mondiale. Tutti pensavano 'sei nato in Australia e sei cresciuto correndo qui' ma invece no, ho appreso questi segreti di guida solo col tempo”, è la rivelazione finale del fenomeno australiano.

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