MotoGP Story: stagione 2006, il sogno di Nicky Hayden

MotoGP Story: stagione 2006, il sogno di Nicky Hayden© Milagro

In una stagione da thriller, Hayden riuscì a laurearsi campione a Valencia, conquistando la ribalta al pari del concittadino Johnny Depp. Rossi abdicò dopo una stagione stregata, tra noie tecniche, vittorie sfuggite in extremis e, quando la rimonta sembrava compiuta, con l’errore nel GP conclusivo

23.12.2021 ( Aggiornata il 23.12.2021 15:14 )

Owensboro è una cittadina del Kentucky nota per essere “la capitale mondiale del barbecue” e per aver dato i Natali a Johnny Depp. Nel 2006, pur protagonista di “Pirati dei Caraibi: la maledizione del forziere fantasma” che incassò un miliardo di dollari, l’attore si ritrovò a condividere le prime pagine dei giornali locali con un concittadino che in sella alla Honda stava riuscendo in un’impresa unica: diventare il primo statunitense iridato della MotoGP ma soprattutto il primo al Mondo a sconfiggere con le quattro tempi Valentino Rossi.

L’anno prima Nicky Hayden aveva vinto a Laguna Seca e negli ultimi quattro GP aveva ottenuto altrettanti podi. Ma a differenza di Marco Melandri e del Dottore, anch’essi prolifici nel finale di stagione, non brillò nei test novembrini. In Malesia destarono grande impressione i rookie Dani Pedrosa, campione della 250, che andò ad affiancare Hayden, e Casey Stoner, vice iridato della quarto di litro, rimasto con Lucio Cecchinello, al debutto in top class. Il loro arrivo, assieme a quello di Randy De Puniet in Kawasaki, e i trasferimenti di Troy Bayliss e Alex Barros in Superbike, abbassarono l’età media. A ciò contribuì pure l’ostracismo nei confronti di Max Biaggi, che sembrava pronto a salire su una terza Verdona, prima che la Bridgestone negasse la fornitura. Della questione si occupò pure il senatore Giuseppe Scalera: “Sportivi come lui sono una risorsa per il Paese e devono essere tutelati” con un’interrogazione parlamentare a due ministri. L’ultima a scaricare il romano fu la Camel, che completò il tradimento diventando sponsor Yamaha per oltre 12 milioni l’anno, aggiudicandosi il testimonial più ambito, Rossi.

L'anno stregato di Valentino


Ma incredibilmente, assieme agli adesivi con i loghi sembrò traslocare dalle RC211V alle M1 pure il chattering, un problema che Valentino iniziò a patire a gennaio: “La moto è rigida, non copia le buche, salta”. Tra i più in palla nei test, poi, Loris Capirossi e Sete Gibernau con le nuove Ducati dotate del ride-by-wire. Fatta eccezione per le Rosse, il Gran Premio inaugurale, a Jerez, sovvertì tutti i rapporti di forza nei team: Pedrosa secondo davanti ad Hayden, Toni Elias quarto al debutto con Gresini precedendo Melandri, mentre Rossi prese tre punti in meno di Colin Edwards. Valentino, però, fu tamponato proprio da Elias alla prima curva: se il buongiorno si vede dal mattino… quell’inconveniente fu un simbolo della stagione del sette volte iridato.

Il GP Spagna fu di Capirossi, in testa dal semaforo al traguardo. Il passaggio a vuoto di Rossi sembrò alle spalle con il successo in Qatar, il 54° in classe regina, come Mick Doohan, ma sorrise anche Stoner per la pole. Il GP Turchia rimescolò le carte, con la battaglia tra Stoner, Melandri e Pedrosa decisa all’ultimo giro: alla prima curva il pilota fantino finì a terra mentre alla terzultima il romagnolo infilò Casey. Zitto zitto, Hayden balzò in testa alla classifica, con un punto su Capirex, la cui firma era diventata un tatuaggio sul piede destro della moglie Ingrid. In Cina, Pedrosa divenne il quarto vincitore diverso e la festa nel box HRC fu accresciuta dalla doppietta che mancava dal GP Catalunya 2002 e dai guai della Yamaha, incapace di adattarsi alla nuova anteriore Michelin (il gommista si scusò per l’accaduto). L’assenza di italiani tra i primi sei non si verificava da un’eternità, addirittura 1694 giorni, mentre Kentucky Kid, grazie al quarto podio, allargò la forbice sugli inseguitori. L’attesa riscossa arrivò a Le Mans con Melandri vincitore davanti a Capirossi ma soltanto per la jella di Rossi, fermato dal motore a otto giri dalla fine dopo una galoppata solitaria.

La rimonta del #46


A quel punto il Dottore era soltanto ottavo a 43 punti dallo statunitense, 39 dal duo italiano e 33 da Pedrosa. Il pesarese ci scherzò su presentandosi al Mugello con un adesivo dietro la sella con la scritta -43 e il cane Guido in un igloo. Non giocò invece in pista, tornando a far valere la sua legge mentre Capirossi, secondo, agguantò in vetta Hayden, terzo. Il sogno bolognese durò soltanto lo spazio di due settimane, perché alla prima staccata del GP Catalunya Gibernau si spostò repentinamente, colpendo Capirossi a 195 km/h. Il catalano si catapultò in avanti mentre Loris, centrato al gomito e al polmone sinistri, finì addosso a Melandri. Ad amplificare lo spavento, il braccio sinistro di Marco restò incastrato tra forcellone e scarico della moto di Pedrosa, ma il romagnolo se la cavò con la lussazione della clavicola e la distorsione del rachide cervicale. Alla ripartenza il più lesto fu Stoner, poi caduto, mentre vincendo Valentino risalì al terzo posto, a -29 da Hayden che però ad Assen invertì la tendenza, prendendosi il primo successo dell’anno, complice l’errore di Edwards all’ultima varian te, quando Texas Tornado sembrava aver vinto il duello tutto USA facendo un favore al compagno Rossi.

Il quale corse menomato per la frattura alla mano destra per il volo alla Ramshoek a 190 km/h il venerdì: partito per la seconda volta in carriera in ultima posizione, chiuse 8°, con Capirossi (ancora sofferente per l’incidente di Barcellona) 15°. Con il secondo posto di Donington e il successo in Germania, festeggiato con la maglia di Marco Materazzi (sette giorni prima l’Italia aveva vinto il Mondiale a Berlino), Rossi tornò a 26 punti da Hayden. L’illusione sembrò svanire a Laguna Seca perché prima la gomma posteriore poi il motore piantarono in asso l’alfiere Yamaha. Hayden si aggiudicò la vittoria e quasi raddoppiò il suo vantaggio, salendo a 51 punti sul campione in carica.

Il crash dell'Estoril e il finale di Valencia


Nelle successive quattro gare, però, Rossi conquistò altrettanti podi incluso un successo mentre Nicky fu una volta quarto, due quinto, e nono a Brno, dove Capirossi tolse ad Angel Nieto il record per il più lungo intervallo tra il primo e l’ultimo GP vinto. Così a due gare dal termine in lizza per il bersaglio grosso erano ancora in cinque: Hayden 236 punti, Rossi 224, Melandri 209, Capirossi 205 e Pedrosa 202. Gli ultimi tre uscirono di scena all’Estoril nella gara vinta da Elias per due millesimi su Rossi, che era stato informato del ritiro di Hayden, abbattuto al quinto giro dal compagno di squadra Pedrosa. “Nessuno nel team è andato a dirgli di non attaccarmi in modo troppo duro” fu il rammarico dello yankee, crollato a -8 da Valentino. Ma Nicky non sapeva che quel giorno Elias, togliendo cinque punti a Rossi per un’inezia, gli aveva fatto un assist clamoroso.

Nell’atto conclusivo a Valencia, Rossi conquistò la pole davanti alle Ducati di Troy Bayliss, presente al posto di Gibernau, e Capirossi. Ma dopo un solo giro di gara, la lepre divenne cacciatore, a causa di uno stacco di frizione pessimo: Hayden era quarto, Rossi settimo. Nelle due tornate seguenti Nicky guadagnò la seconda piazza, con il rivale inchiodato in settima e virtualmente -3. A completare la frittata Vale cadde al quinto giro in una curva da 80 km/h: la dittatura del Dottore era finita. Bayliss divenne il primo a vincere in un anno nelle due categorie principali, SBK e MotoGP, precedendo Capirossi. Hayden, terzo, coronò il sogno di una vita per quei 5 punti. E oggi, dopo la sua scomparsa, commuove rivedere le lacrime di gioia di Kentucky Kid con il padre Earl.

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