Duelli da leggenda: Harada e Capirossi, senza esclusione di colpi

Duelli da leggenda: Harada e Capirossi, senza esclusione di colpi© Milagro

Nel 1993 a Jarama, le gomme impedirono a Capirossi di compiere un’impresa storica, e Harada conquistò il titolo più inatteso. Cinque anni dopo, da compagni di team, il secondo atto della rivalità si chiuse in modo controverso a Buenos Aires, con il sorpasso al limite di Loris e la caduta del giapponese

26.10.2021 ( Aggiornata il 26.10.2021 18:35 )

La rivalità tra Loris Capirossi e Tetsuya Harada fu così forte da avere un primo atto e poi il sequel, come i grandi duelli nel pugilato, con il campione del Mondo che concedeva la rivincita. La “categoria di peso” in questo caso fu la 250, sul ring di Jarama nel 1993 e poi a Buenos Aires, cinque anni più tardi. E in entrambi i casi, il finale fu drammatico, con due vincitori differenti.

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Il round del 1993 vinto da Harada


Tutto ebbe inizio nel 1993, quando il ventenne Capirossi affrontava la seconda stagione nella classe di mezzo ed era nel pieno del suo sodalizio con la Honda, tanto da ereditare la moto vincente con Luca Cadalora nei due anni precedenti. Storia diversa invece per il giapponese, che era alla prima stagione completa nel Mondiale, alla guida di una Yamaha.

Doveva essere l’anno degli italiani, dopo l’en plein di vittorie nella 250 del 1992, e invece fu Harada a sorprendere tutti nel GP Australia, poi fu secondo in Malesia e di nuovo vittorioso nel GP di casa e in Spagna, con la dedica al collega Nobuyuki Wakai, scomparso per un assurdo incidente in pit lane il giorno prima. Tutt’altro che positivo, invece, fu l’inizio di Capirossi, che se nei primi due GP conquistò la pole position, in Australia non vide la bandiera a scacchi e in Malesia chiuse terzo al traguardo ma la controversa penalità di un minuto per partenza anticipata lo fece retrocedere al 12° posto. In Giappone, dove iniziò l’ultimo giro in testa, cadde, si rialzò e chiuse decimo ma con una mano infortunata, problema che lo limitò anche a Jerez, dove fu decimo. Dopo quattro GP, Loris era a -79 da Harada.

Il colpo di reni arrivò finalmente in Austria, nel quinto GP stagionale, dove salì sul secondo gradino del podio dietro Doriano Romboni, cosa che fece anche in Germania (sempre alle spalle del ligure), prima di trovare la gloria in Olanda, proprio davanti al leader iridato, e iniziò a impensierire Harada. A metà stagione, “Capirex” era riuscito a trovare la direzione giusta per sfruttare al meglio la velocissima Honda. Per nove GP consecutivi, infatti, Harada non riuscì mai a guadagnare punti all’imolese, che rivinse al Mugello e a Laguna Seca. E anzi, poté recriminare per i punti persi a Brno, dove pagò un “dritto” nel corso della battaglia con Max Biaggi. A Laguna Seca, dove dominò, Loris volò a +10 sul giapponese, e il Mondiale sembrava già nelle sue mani. Sembrava...

Quel 26 settembre le cose, per Capirossi, non andarono nel verso giusto. Fu il primo colpo duro per una carriera da predestinato, con il titolo 125 al debutto, a 17 anni, un record di precocità ancora imbattuto, e un bis iridato nella stagione successiva. A vent’anni si giocava il terzo titolo in quattro stagioni, qualcosa di incredibile. Partito per la settima volta dalla pole position, ottenuta dopo un dominio schiacciante nelle prove, Capirossi venne tradito dalle gomme. Forse una scelta sbagliata, forse l’usura causata dalla rimonta dopo una brutta partenza, ma l’immagine è quella di Loris sulla sabbia alla staccata in discesa dopo la curva Bugatti. L’uscita di Loris accese l’interruttore di Harada, che infilò gli avversari uno dietro l’altro negli ultimi giri, mostrando un passo che non sembrava potesse avere. Sarebbe bastato il terzo posto a Capirossi, per vincere il titolo, ma Loris era lontano, e da sesto riuscì a recuperare soltanto una posizione grazie al gesto magnanimo dell’amico Do riano Romboni, mentre un altro pilota Honda, Alberto Puig, superò Capirossi per il quarto posto. Harada vinse gara e titolo, con soltanto quattro punti di vantaggio.

Il 1998, la rivincita di Loris


La rivincita, nel duello con Harada, e il riscatto, per la sua carriera, arrivarono cinque anni dopo quando per uno scherzo del destino la rivalità tra l’italiano e il giapponese si riaccese. Correva l’anno 1998 e “Capirex” già dall’anno precedente era tornato nella classe di mezzo, dopo aver vissuto due stagioni in 500 senza troppa fortuna, se non per il succeesso in Australia proprio al passo d’addio dalla classe regina. Il ritorno in 250 significava l’obiettivo del titolo iridato, anche perché Loris era giunto a Noale per sostituire Max Biaggi, tre volte campione in 250 con l’Aprilia. Ma nel 1997 fu ancora Biaggi a vincere, con la Honda. E non soltanto, nel 1998 sulla strada di Capirossi si presentò, oltre al compagno di colori Harada, anche un terzo pilota Aprilia, il rookie Valentino Rossi.

Capirossi e Harada fecero valere l’esperienza contro Rossi, che prese il ritmo soltanto negli ultimi quattro GP, in cui fece un poker di successi. Nella stagione dominata dalle Aprilia, che a parte il primo GP – andato alla Honda della wild card Daijiro Kato – vinsero sempre, l’inizio di Capirossi non fu eccellente, con un settimo e un quinto posto. La svolta arrivò in Spagna, a Jerez, quando con una decisa superiorità Capirossi si fece sentire, con pole position e vittoria, mandando un chiaro messaggio al giapponese: per il titolo avrebbe dovuto vedersela, di nuovo, con lui. Da lì in poi Capirossi si mise in evidenza per la costanza, grazie alle rimonte fatte per sopperire alle brutte partenze. La conferma che Loris fosse al top arrivò a Donington, dove conquistò la seconda vittoria stagionale dopo aver duellato a lungo proprio con Harada.

Harada vinse di più, con cinque successi, ma fu anche colui che commise più errori. Come nel caso dell’infortunio a Imola, che lo limitò nel finale della stagione. A due gare dalla fine, poi, il giapponese guidava il campionato, ma in Australia cadde, gettando al vento punti importanti mentre Loris, al termine di un’altra delle sue rimonte, chiuse secondo, ribaltando la classifica. All’ultima gara, in Argentina, fu l’italiano a presentarsi da leader, anche se soltanto per quattro punti. Finendo primo, o secondo davanti a Capirossi, Harada sarebbe stato certo del titolo. Loris scattò dalla pole, perdendo posizioni in partenza, mentre Harada si mise davanti a tutti. Il dominio durò poco, perché Capirossi a suon di giri veloci lo raggiunse tanto da superarlo, ma il giapponese non lo lasciò scappare. Sul finale irruppe però Rossi, che dal box Aprilia si era sentito raccomandare: “Non interferire nel duello per il titolo”. Vale non lo fece, perché superò Harada poi, complice una sbavatura di Capirossi, prese il comando della corsa, lasciando che i due rivali si “scannassero” alle sue spalle. Quel duello, che metteva in palio il titolo, si decise proprio all’ultima staccata buona per cercare il sorpasso.

Harada, a cui sarebbe bastato il secondo posto per conquistare il titolo, lasciò aperto un piccolo spiraglio in curva, e Capirossi lo prese come un “invito” a passare. E con una staccata impossibile si infilò, andando però a contatto con l’avversario che cadde inevitabilmente a terra, perdendo così il titolo. "Se non ci avessi provato, non me lo sarei perdonato" disse Capirex. Dopo una manovra tra le più controverse nella storia del Mondiale, considerando anche la posta in palio, Loris fu secondo al traguardo, divenne campione, ma la questione passò attraverso la FIM, che dopo averlo inizialmente squalificato, decise di non punirlo, anche perché in caso di squalifica dal GP, Capirossi sarebbe stato comunque campione. E una squalifica dal campionato, come per Michael Schumacher l’anno prima in Formula 1, non avrebbe dato il titolo ad Harada, superato da Rossi. La conseguenza, semmai, fu il divorzio dall’Aprilia, che accusò Loris di comportamento scorretto e antisportivo. Capirossi vinse il terzo (e ultimo) titolo iridato, un traguardo che sapeva di riscatto, arrivato dopo un periodo buio.

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