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MotoGP Rossi: "Biaggi mi stava antipatico, la rivalità è colpa mia"

© Gold and Goose

La rivalità tra Valentino Rossi e Max Biaggi ha caratterizzato un'epoca, prima nella classe 500 poi in MotoGP, dividendo i tifosi e attirando grande attenzione mediatica sul Motomondiale. In una recente chiacchierata con Andrea Migno nel podcast "Mig Babol", il nove volte titolato ha ripercorso le tappe della sfida con il campione romano, svelando qualche aneddoto.

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Rossi ricorda la rivalità con Biaggi


"La rivalità con Biaggi? Direi che è stata colpa mia - ha esordito Rossi, senza tanti giri di parole - Max mi stava antipatico. Perché? Nell'ambiante eravamo quasi tutti romagnoli, mentre lui era di Roma, e poi non mi piaceva per come si poneva nelle interviste. Inoltre, io ero un grande tifoso di Capirossi e mi piaceva moltissimo Romboni”.

Un'antipatia che Rossi non ha mai cercato di celare: “Quando sono arrivato nel Mondiale, raccontavo queste cose ai giornalisti e sicuramente a lui non faceva tanto piacere - ancora il Dottore - del resto rappresentava il top del motociclismo italiano e io dicevo che non mi stava simpatico. Il rapporto è partito subito male, ma è stata una mia responsabilità”.

Rossi e Biaggi, gli episodi della rivalità


La diatriba tra i due è stata alimentata da diversi episodi, uno dei quali nel 1997, anno del primo titolo iridato del #46 “Era l'anno in cui Biaggi era passato dall'Aprilia alla Honda in 250, in quel momento tutti dicevano che vinceva solo grazie alla moto italiana e lo sostenevo anch’io - ha ricordato Valentino - arrivati a Suzuka, ci incrociammo nello stesso ristorante e Max era a cena con alcuni giornalisti. Quando gli passai vicino, lui disse rivolgendosi a me: ‘Eccolo il Max Biaggi della 125’. Io gli ho risposi: ‘Eccolo il Valentino Rossi della 250!’”.

Rossi ha ricordato un altro episodio avvenuto qualche anno dopo, sempre in Giappone: "Entrai nell'ascensore dell'hotel da solo. Poi arrivono Biaggi e il suo fisioterapista dell'epoca, Marino Laghi. Era un periodo in cui ci stavamo stuzzicando parecchio e Max mi chiese: “Ma perché mi rompi così tanto i co***oni?’. Non ricordo la mia risposta, però accusai molto quella situazione, perché mi mise i piedi in testa. Da lì in poi sono sempre stato attentissimo negli ascensori (ride, ndr)".

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