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La scelta di Valentino Rossi

Valentino ha bisogno di vivere nell’azione, in trincea, in combattimento. Ha bisogno di guerre e di nemici. È sempre stato così, non cambierà mai. Ora vuole dimostrare a Jorge Lorenzo che gli è andata bene, quest’anno. Vuole far capire ad una certa parte della Yamaha che cosa sta per perdere. E nessuno potrà fermarlo.

Non è vero quello che la Yamaha si sforza di nascondere da tre anni: in squadra non c’è un bel clima, non c’è serenità. Soffiano venti di guerra, e ogni gara è sempre peggio. La conferma è arrivata appena Rossi ha rimesso piede nel paddock. In Germania Valentino è arrivato con le stampelle, ma si è presentato con la motivazione, gli atteggiamenti e gli obiettivi dei momenti di guerra. Del resto lui adora divorare gli avversari.

E il più avversario di tutti si chiama Jorge Lorenzo, che sta avviandosi a vincere il titolo con la moto creata e sviluppata da Valentino Rossi. E dopo essersi insediato nel suo mondo, dopo aver appreso da lui trucchi e segreti, informazioni fondamentali sulla messa a punto della M1. Nel modo in cui Valentino ha guidato al Sachsenring, e nel modo in cui guiderà d’ora in poi, ci sono anche tutti questi sentimenti.

E se si vuole cercare dei perché sul rientro anticipato – al di là del fatto che Valentino ama le moto e ama gareggiare – bisogna soffermarsi anche sulla sua volontà di non lasciare troppo spazio al rivale. In tutto il week-end non si sono mai salutati, parlati, confrontati. Prima della gara c’è stata una sfilata. I piloti, divisi per team, hanno fatto un giro della pista su un’auto scoperta: Jorge e Vale, vicini tanto da sfiorare i gomiti, non si sono neppure degnati di uno sguardo.

Perché Lorenzo e Valentino sono tutt’altro che buoni compagni di squadra. La Yamaha ha veramente sbagliato, e di grosso, pensando di poter gestire la situazione. È stata una mossa di grandissima presunzione, che si prepara a pagare un prezzo altissimo.