Seiemmezzo SCR e STR, il futuro di Moto Morini | The Test

Seiemmezzo SCR e STR, il futuro di Moto Morini | The Test

Il marchio italiano tornare a volare in alto

22.03.2023 ( Aggiornata il 22.03.2023 15:52 )

Dai primi anni del dopoguerra a oggi sono cambiate un’infinità di cose, dinamiche, ideali, valori; non basterebbe un’enciclopedia a descrivere tutti i cambiamenti.

Se parliamo di economia, non avere debiti era motivo di orgoglio per un’azienda, soprattutto agli occhi degli investitori.

Moto Morini verso il futuro


Un esempio è proprio Moto Morini, nei primi anni ‘70 guidata da Gabriella Morini (figlia del compianto padre fondatore, Alfonso) che è sempre riuscita a non contrarre debiti con i fornitori e a portare bilanci in attivo. Con un’azienda italiana, su suolo italiano, che progettava e produceva tutto qui in Italia.

Facciamo un salto di qualche decade e arriviamo a oggi. L’imprenditore per eccellenza è l’anti-Morini.

Le aziende più quotate al mondo (attenzione, non quelle che valgono di più in termini di solidità) hanno debiti stratosferici, a volte superiori perfino a quelli dei singoli Stati, e portano bilanci in rosso per i primi 10 anni, se non di più. Noi, però, siamo qui per giudicare una (anzi, due) moto, non per fare trattati di economia.

Non abbiamo né l’interesse né le competenze per dire cosa sia giusto a livello globale. Tuttavia ci sembrava una giusta premessa per spiegare perché, oggi, un’azienda come la Moto Morini di 50 anni fa non potrebbe esistere.

Oggi bisogna stringere accordi con Paesi molto lontani dal nostro, tendenzialmente a est (nel 2018 Moto Morini è stata acquisita dal colosso cinese Zhongneng), quantomeno per abbattere i costi di industrializzazione dei componenti più dispendiosi.

Moto Morini Seiemmezzo: le caratteristiche


Come il motore. Non è un segreto che il bicilindrico della Seiemmezzo arrivi proprio dalla Cina, e che, pare, abbia origini giapponesi. Nulla di ufficiale. È un bicilindrico in linea di 649 cm3, doppio albero a camme in testa raffreddato a liquido, capace di erogare 61 CV a 8250 giri/’ e 54 Nm di coppia massima (è disponibile anche in versione depotenziata per le patenti A2). Un propulsore forse non raffinato come il bicilindrico a V di 87° Bialbero CorsaCorta 1200, progettato da quel genio di Franco Lambertini, padre di gran parte dei motori Morini (dalla prima 31/2 in avanti) ma questa è un’altra storia. Anche perché il CorsaCorta non è più stato adeguato alla normativa Euro 5.

Oggi, come già detto, viviamo in un mondo globale e anzi sono da premiare le aziende che riescono ancora a fare del vero Made in Italy, termine ormai abusato ma che in alcuni casi, come Moto Morini, dice la verità.

Nella sede italiana, a Trivolzio (PV), avviene ancora la maggior parte delle operazioni, dalla creatività alla produzione e assemblaggio di telai, passando per la progettazione. I cinesi, a quanto pare, hanno voluto lasciare mano libera all’estro creativo italiano, limitandosi a essere proprietari del marchio, senza introdursi in maniera invadente. Tutto lo staff creativo è libero di proporre modelli in linea con i gusti europei: per questo, per esempio, non sono previste piccole cilindrate. Ma torniamo alle Seiemmezzo.

Come avveniva in passato, il nome in questo caso rappresenta la cilindrata, alla quale si affiancano due sigle: STR, che sta per strada, e SCR, che sta invece per scrambler. Due versioni che si differenziano per qualche dettaglio ma che naturalmente condividono tutta la struttura meccanica, anche con l’apprezzatissima X-Cape.

Passa alla prossima pagina

1 di 3

Avanti
  • Link copiato

Commenti

Leggi motosprint su tutti i tuoi dispositivi