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Voce del verbo rinascere: Manzi e un titolo che sa di riscatto
Dopo anni in cui tutto sembrava perso, Stefano è tornato a brillare unendo talento ed esperienza. Cronaca di un talento ritrovato, la cui storia può insegnare a tanti

Gianmaria Rosati
Pubblicato il 13 ottobre 2025, 11:02
Dal pensare di cambiare vita e diventare un gommista al primo titolo mondiale. La storia di Stefano Manzi è una di quelle che trasudano redenzione e riscatto, sempre più comuni in quel motociclismo odierno dove spesso non c’è alternativa al performare immediatamente, per evitare di essere messi in un angolo troppo presto.
Quello di Stefano è sempre stato un talento grezzo, capace di mettersi in mostra in Moto3 a suon di sgomitate e veemenza, ma oggigiorno l’abilità deve andare di pari passo con mentalità e disciplina: doti che spesso sono mancate al riminese, per sua stessa ammissione. “A livello di guida della moto ho sempre saputo come andare forte – ha raccontato a Motosprint ad inizio stagione - ma non essendo maturo non riuscivo ad essere costante, preparando nel modo giusto una stagione. Di conseguenza andavo a sprazzi”.
Gli alti e bassi non sono concessi nel motociclismo frenetico di oggi, così ecco chiudersi quelle mille porte che sembravano spalancate. Comprese quelle della VR46 Academy, mai del tutto entrata nel cuore del giovane Stefano. “Ringrazierò sempre l’Academy per l’opportunità che mi hanno dato, ma forse quello non era l’ambiente giusto per me. A livello lavorativo impari tante cose da tanti piloti, allenandoti con Valentino e non solo, ma c’è anche tutto un aspetto manageriale, e forse non sono stato seguito come avrei potuto essere seguito”.
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