Yamaha tiene a galla le quattro cilindri in Supersport, prima dell'addio

Yamaha tiene a galla le quattro cilindri in Supersport, prima dell'addio© GPAgency

Sarà sostituita dalla R9, ma viaggia ancora forte: la R6 è l'unica a contrastare bicilindriche Ducati 955 e tricilindriche MV e Triumph 

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29.02.2024 ( Aggiornata il 29.02.2024 16:38 )

Due manche Supersport disputate a Phillip Island, primi verdetti giunti dall'Australia all'Europa, "suolo" su cui si completerà la stagione 2024. La classe di mezzo delle derivate di serie è ancora terreno di caccia Ducati, che ha la Panigale 955 bicilindrica quale favorita della contesa. Tricilindriche MV Agusta e Triumph sono in crescita, quattro cilindri in affanno, tranne un modello che presto lascerà spazio a una collega maggiorata. La Yamaha R6 tiene banco, sapendo di durare poco.

Yamaha, unica quattro cilindri con cui puntare al podio?

Abbiamo messo il punto di domanda, perché i piloti hanno corso solo in Australia. Dovremo attendere i prossimi appuntamenti per rispondere al seguente quesito: "E' la Yamaha l'unica quattro cilindri da 600 centimetri cubi valida di podio o, magari, vittoria?" contestualmente facendoci una idea generale.

Stefano Manzi ha soddisfatto la missione, mettendoci del suo nei lunghi curvoni, staccando a più non posso nelle due frenate in cui si può sorpassare. Bravo il portacolori Ten Kate, come interessanti le prestazioni di Valentine Debise, Lucas Mahias, Yeray Ruiz, Anupab Saarmon e Tom Toparis, tutti contraddistinti dai tre diapason e nelle migliori posizioni del weekend. Non per caso.

R6 perfetta, Kawasaki Ninja e Honda CBR: l'opinione di Fabio Menghi

Fabio Menghi, ex pilota e attuale manager del team VFT Racing, spiega perché la R6 riesca a competere previa costanza, a dispetto di pari cubatura nipponiche oggi in difficoltà: "Avere tanti piloti equipaggiati Yamaha aiuta" il punto di vista "considerando i dati sui quali si può lavorare e la bontà del kit offerto dalla Casa. Tutto ciò, però, va preparato e affinato con cura".

In pratica, la base è la stessa per ogni squadra, poi arriva il tocco umano: "Esatto, ecco perché spendiamo ore e soldi in officina. Rispettare il regolamento tecnico è, oltre a un dovere, vera opera d'arte: ci muoviamo dove è lecito agire, pensando ad soluzioni ad hoc per ottimizzare rendimento e prestazione pura".

Quali sono le differenze tra le blu di Iwata e le connazionali? In sintesi, ancora lui: "Quando la R6 è settata bene, sembra imbattibile. Il propulsore spinge ai medi regimi, in alto esplode, garantendo interessanti dosi di cavalli. Eccellente il telaio, vera arma definitiva, frenata buona, facilità di guida ampiamente dimostrata. Se tutto è coordinato, la Yamaha è perfetta. A Kawasaki e Honda manca sempre qualcosa, nonostante la possibilità di montare sistemi elettronici d'avanguardia. La Ninja soffre in termini di potenza, lo si nota anche in uscita di curva, la CBR appare acerba nel proprio insieme ma, in realtà, non si può dire vadano male. Semplicemente, la Yamaha è superiore, peccato solo sia prossima al pensionamento".

R9 in arrivo: Yamaha vuole giocare ad "armi pari"

E' in arrivo la R9, sorella maggiore della R6, benché più giovane e con un cilindro in meno. Parliamo di 890 centimetri cubi del motore tricilindrico, "compromesso" tra due e quattro. Promette bene? Di nuovo Fabio Menghi, curioso e descrittivo: "Bè, dipende" ride "Però, sì dai. Bisognerà vedere con quale base uscirà la versione racing, dalla quale poi partire con la relativa elaborazione. Il discorso di sempre vale: più la natura del progetto è di alto livello e aperto a preparazioni, maggiore è la possibilità di risultare competitivi".

E i costi? L'attenzione al portafogli continua: "Così deve essere, questo è un campionato di derivate dalla produzione di serie, mica prototipale. Proprio perché vuole rimanere al top, combattendo e battendo la Ducati, la Yamaha fa entrare un nuovo modello. Dovrebbe, uso il condizionale, costare meno in ogni voce. La teoria dice così, speriamo che la pratica mantenga la parola".

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