Intervista a Barnabò: in esclusiva ci ha parlato del “suo” Danilo Petrucci

Intervista a Barnabò: in esclusiva ci ha parlato del “suo” Danilo Petrucci© GP Agency

Si conoscono da 12 anni e oggi sono tornati a lavorare insieme. Il team principal del Barni Racing ci ha raccontato del rapporto che lo lega al Petrux

05.09.2023 ( Aggiornata il 05.09.2023 11:46 )

Danilo Petrucci è arrivato in Superbike quest’anno grazie a Marco Barnabò, team principal del team Barni che l’ha voluto a tutti i costi. Le loro strade si erano già incrociate dodici anni fa: era il 2011, il ternano era all’inizio della sua carriera e insieme disputarono la Superstock 1000 e il CIV. Da allora i due sono sempre rimasti in contatto, fino a quando non si è creata l’occasione di tornare a lavorare insieme. Dopo un inizio non facile oggi contano tre podi – uno a Donington Park e due a Most – e mancano ancora quattro round alla fine del campionato.

Classifica campionato piloti 2023

Chi è Danilo Petrucci? Risponde Barnabò


Marco, l’hai lasciato ragazzino e lo ritrovi adulto.
«Il nostro rapporto non iniziò soltanto pensando alla stagione 2011, ai tempi lo “curavo”, lo seguivo quando girava, insieme disputammo la FIM Superstock e il CIV. Lì era tutto più facile, era più giovane. Non aveva tanti pensieri per la testa, pensava soltanto ad andare in moto e a essere il più competitivo possibile. Invece adesso ha pensieri sulla sua carriera, la situazione è diversa».

Dal punto di vista umano quanto è cambiato?
«A dire la verità poco. Da venerdì quando inizia a girare diventa abbastanza silenzioso, a meno che non vada tutto bene. Ai tempi non era così, era più spensierato, sapeva che aveva veramente qualcosa in più degli altri. Ora sa che è difficile stare davanti, non ci si può permettere di prendere le cose alla leggera. Bisogna sempre essere concentrati su cosa è meglio fare e dove c’è da migliorare».


Qual è un suo pregio?
«Di buono c’è che lui fondamentalmente riesce a farsi voler bene da tutti. Anche quando le cose vanno male, magari si arrabbia un attimo, però subito dopo ci puoi ragionare. Ha un buon carattere. È emotivo. Non conosco gente che non gli voglia bene. Vuol dire che si è sempre comportato bene e secondo me è un bel pregio: è una cosa che rimane anche dopo le corse».

Com’è evoluto il vostro rapporto nel tempo?
«Ci siamo piaciuti subito a pelle. Probabilmente ha percepito che svolgo questo lavoro per passione e mi impegno al massimo per far sì che la moto sia competitiva e i miei piloti possano mettere in mostra il loro valore. Io vedo in lui la stessa cosa. Di tutti i piloti che ho avuto con lui siamo sempre rimasti amici. Ci sono state tante altre volte che stavamo per firmare di nuovo...»

L’intervista integrale la troverete prossimamente su Motosprint, in edicola.

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