SBK: la vittoria stenta ad arrivare, l'attesa di Jonathan Rea

SBK: la vittoria stenta ad arrivare, l'attesa di Jonathan Rea© GP Agency

Ad Imola il sei volte iridato ha vissuto il suo miglior week-end stagionale, eppure il primo successo dell'anno continua a mancare

18.07.2023 ( Aggiornata il 18.07.2023 17:33 )

Il week-end di Imola ha mostrato una serie di spunti pervenuti e percepiti attraverso tre gare mozzafiato, impreziosite, nonchè caratterizzate in modo determinante, dal velocissimo layout del circuito Enzo e Dino Ferrari, oltre che dall'atmosfera pregna di passione che solo alcune precise piste in giro per il globo sanno emanare. Tra essi vi è sicuramente la prestazione e la conseguente risultante in termini di piazzamenti di Jonathan Rea, terzo sia in Gara 1 che in Gara 2 ed in lotta per la vittoria nella seconda manche. Come dichiarato al termine della gara dallo stesso pilota nordirlandese, il round imolese ha mostrato la miglior versione della stagione, sebbene, al momento, i feedback positivi siano più potenziali che pratici, soprattutto in considerazione del fatto che l'alfiere della casa giapponese non sale sul gradino più alto del podio da Gara 1 di Phillip Island, l'ultimo week-end della scorsa stagione. 

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Obiettivi ed ambizioni, dove può arrivare Rea

Il 2023 del detentore della maggior parte dei record della classe regina delle derivate di serie sta passando all'insegna di quella che potremmo definire indifferenza tecnica, un fattore che assieme allo strapotere derivante dal binomio Bautista-Ducati e alla spettacolarizzazione che ruota attorno alla figura ed al talento di Toprak Razgatlioglu, sta oscurando quelle che sono le sue prestazioni ed il suo valore come top rider. Un pilota navigato come il nordirlandese sa come gestire tanto la pressione quanto quest'attesa verso il ritrovamento di alcune certezze relativamente alla moto, sebbene le parole rilasciate al termine della corsa di Imola, lascino presagire ad un consolidamento di questo trend, quantomeno nel breve periodo, piuttosto che ad un repentino cambio: "Onestamente non conosco la direzione intrapresa dal team e da Kawasaki, prima dobbiamo ottenere i punti per le concessioni. Solo che essere competitivi non porta all'ottenimento di punti concessione". 

La cinica e veritiera analisi di Rea nei confronti della casa giapponese fa riferimento alla situazione apparentemente di stallo che la Kawasaki sta attraversando relativamente alla possibilità di ottenere le concessioni tecniche che potrebbero aiutare la futura competitività del pacchetto complessivo. Ovviamente, ottenere le concessioni va in controtendenza con l'urgenza di migliorare l'attuale pacchetto tecnico in modo da cercare di conquistare il podio in più occasioni possibili. Le gare di Imola hanno mostrato una volta di più il talento (mai stato in discussione) di un pilota che è in grado di giocarsi la vittoria regolarmente, un fattore che la memoria sportiva ha l'abilità, oltre che il dovere, di riportare a galla.

Il cammino di Rea

Fino ad ora il campione di Ballymena è quasi sempre riuscito a ricavare il massimo dalla sua moto, non ancora competitiva come la Ducati, nè tantomeno come la Yamaha. In ogni uscita stagionale si avvertono le difficoltà di un pilota che, quasi come mostrato da Fabio Quartararo con la Yamaha in MotoGP, per fare un parallelismo, in qualche modo riesce a guidare sopra i limiti del mezzo, ma non a tal punto da impensierire Bautista e Razgatlioglu. Una situazione frustrante per un pilota che ha dominato in lungo ed in largo nella storia recente del campionato e che è stato per tanto tempo il faro e la guida di un intero movimento. Lo sport è tanto complesso quanto semplice, soprattutto nella misura in cui, alla fine, tutto torna e si riconduce alla sfera dei risultati, l'unico vero metronomo, nel bene e nel male, della competitività e della successiva emotività di un pilota.

Al momento, in tal senso, il box score (per usare un comune gergo legato agli sport americanI) non rispecchia nè il talento nè le aspettative del sei volte iridato, pur tuttavia rappresentando correttamente, e non potrebbe essere altrimenti, la reale situazione in casa Kawasaki. Otto podi di cui tre secondi posti, numeri che non corrispondono alla volontà e all'integrità sportiva di un pilota che, superata la soglia dei 36 anni, non ha intezione di mollare sotto alcun punto di vista e che pertanto si aspetta una decisa crescita da parte della sua squadra, ormai in ottica 2024.

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