Bautista ha il mondiale in mano? Tra record e rimonte “quasi” impossibili

Bautista ha il mondiale in mano? Tra record e rimonte “quasi” impossibili© GPAgency

Lo spagnolo comanda la classifica con 93 punti di margine ma non è un record e c’è chi “in rosso” riuscì a farsi recuperare un vantaggio di 88 lunghezze

06.07.2023 ( Aggiornata il 06.07.2023 09:54 )

Solo Bautista può perdere questo campionato, lo si è iniziato a dire lo scorso anno dopo Magny-Cours, dove lo spagnolo lasciò il circuito francese con 30 punti di margine prima di iniziare il trittico di piste favorevoli: Barcellona, Portimao e Villicum. Da allora non si è più praticamente smesso di pronunciare quello che è diventato di fatto il mantra della stagione 2023. Alvaro dopo 18 gare corse ne ha vinte 16 con un secondo posto ed una caduta rispettivamente nelle Superpole Race di Donington e Mandalika. Lo spagnolo comanda la classifica con ben 93 punti di vantaggio su Toprak Razgatlioglu, un vantaggio impressionante che però non è un record in SBK e che soprattutto è già stato recuperato in passato lasciando agli avversari una flebile speranza.

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Bautista impressionante ma la stagione record è del 2003

La stagione 2023 di Alvaro Bautista potrebbe far gridare al più grande inizio della storia della SBK, invece non è così, il vantaggio “monstre” del ducatista non è un record. Per trovare un avvio migliore di quello del pilota di Talavera de la Reina bisogna tornare indietro di esattamente vent’anni. Anno 2003, tutti gli appassionati avevano ancora negli occhi il duello all’ultima curva tra Colin Edwards e Troy Bayliss di Imola. Entrambi i piloti, però, a fine anno cambiarono paddock passando, con alterne fortune, dalle derivate di serie alla MotoGP. Ducati portò in pista la nuovissima 999R F03, molto diversa dalla “serie perfetta” disegnata da Sergio Robbiano sotto la guida di Massimo Tamburini. La 999 disegnata dal sudafricano Pierre Terblanche, non entrò mai nel cuore dei Ducatisti ma ancora oggi, 20 anni dopo e con nuovi regolamenti sportivi, detiene un record difficilmente replicabile.

A Bologna scelsero Neil Hodgson come pilota del team Ducati Fila affiancandogli Ruben Xaus. Il pilota di Burnley sfruttò a pieno l’occasione e dopo aver chiuso al terzo posto il campionato 2002 con 226 punti di distacco da Colin Edwards iniziò la sua nuova vita “ufficiale” vincendo a ripetizione. La coppia formata da Neil Hodgson e la 999R F03 sembrava imbattibile, l’inglese vinse 11 delle prime 12 manche, le prime 9 consecutive e si arrese solo a James Toseland in Gara2 ad Oschersleben. Neil lasciò Silverstone dopo il sesto weekend di gare con 295 punti sui 300 disponibili, alle sue spalle c’era proprio “il pianista” che però non era stato costante chiudendo solo in cinque occasioni sul podio scivolando, dopo soli 6 weekend (12 manche non 18 come ora), a 130 punti dal leader di campionato! A 137 punti da Hodgson c’era il suo compagno di squadra Ruben Xaus, salito sul podio 6 volte, che però aveva dopo già due “zero” a referto. Neil terminerà la stagione con altre 2 vittorie e 6 secondi, arrivando a 140 punti di vantaggio dopo il round di Brands Hatch. L’inglese vinse il titolo ad Assen grazie ad un secondo posto in Gara1 alle spalle di Toseland finendo il campionato con 103 punti di margine su colui che lo sostituirà sulla Ducati ufficiale l’anno successivo.

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L’americano che sconfisse il giapponese

Detto di quella magica stagione 2003 in cui Ducati piazzò 9 moto nella top10 a fine campionato con la sola Suzuki di Gregorio Lavilla, oggi Direttore Esecutivo WorldSBK, in quinta piazza a rompere l’egemonia bolognese. Ci sono state altre stagioni in cui dopo soli 6 round il mondiale sembrava già assegnato: nel 2005 Troy Corser su Suzuki comandava la classifica con ben 73 punti su Chris Vermeulen, così come l’anno successivo Troy Bayliss lasciò Misano con 94 punti di vantaggio su Noriyuki Haga. Nel 2015 troviamo i 101 punti di vantaggio di Jonathan Rea su Leon Haslam al suo primo anno da ufficiale Kawasaki, il nordirlandese si ripeté nel 2018 con un vantaggio di 64 punti su Chaz Davies. Tornando più indietro nel tempo nel 2011, Carlos Checa si trovò con 72 punti di vantaggio su Max Biaggi nell’anno che portò all’ultimo titolo SBK Ducati prima del successo di Bautista dello scorso anno.

Nel 2009 invece il vantaggio di “Nitronori” Haga, passato da Yamaha alla Ducati 1098 ufficiale al posto di Troy Bayliss, era di 85 punti sul compagno di squadra Michael Fabrizio ma come siccome nessuno dei due piloti è poi diventato campione del mondo. La stagione 2009 va ricordata per più di una ragione: il pilota Ducati, anche grazie ai tanti errori di inizio campionato del debuttante Ben Spies, vinse sei delle prime dodici manche affiancandole a cinque secondi posti. L’americano vinse le cinque gare in cui Haga chiuse secondo ma cadde ben quattro volte, scivolando dopo 12 manche in terza piazza a -88 punti da Nitronori. Nella seconda metà di stagione però Ben Spies vinse nove manche contro le sole due del giapponese che arrivò all’ultimo e decisivo weekend di Portimao in vantaggio di 10 punti. Con un “harakiri” purtroppo comune nella carriera del giapponese, Haga cadde in Gara1 lasciando la vittoria a Ben Spies che in Gara2 poté gestire il vantaggio in classifica portando a casa il titolo mondiale, il primo per lui e per la casa dei tre diapason. Difficile, visto lo stati di forma di Alvaro Bautista e della Panigale V4 R immaginare che Toprak Razgatlioglu possa riuscire nella rimonta riuscita a Spies ma se c’è un pilota che può riuscirci oggi è proprio il turco.

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