Ducati Story: Raymond Roche e il trionfo in SBK nel 1990

Ducati Story: Raymond Roche e il trionfo in SBK nel 1990© GpAgency

Passato dal Mondiale 500 alla Superbike, il francese ripagò la fiducia del patron Castiglioni, regalando a Borgo Panigale il primo storico trionfo iridato

07.02.2023 ( Aggiornata il 07.02.2023 09:30 )

Era il 1988, e all’Autodromo di Imola si disputava una gara tiratissima della classe 500, vinta da Eddie Lawson davanti a Wayne Gardner e Wayne Rainey. Al traguardo arrivò in Top 10 la Cagiva C500 del francese Raymond Roche che, dopo la bandiera a scacchi, rallentò e come tutti si rialzò per percorrere a bassa andatura il giro d’onore. Purtroppo per il francese, in una frazione di secondo il pubblico dovette assistere scioccato a un incidente spaventoso.

Il giapponese Tadahiko Taira tagliò il traguardo a 250 km/h ma non vide né i cartelli del suo box e nemmeno la bandiera a scacchi, proseguendo a gas spalancato verso il gruppo che aveva ormai rallentato. Come una bomba arrivò sul francese, distruggendo la propria moto e quella di Roche, in una nuvola di detriti e pezzi di plexiglass. I due restarono distesi a terra e vennero subito soccorsi dal dott. Costa che capì come la peggio l’avesse avuta il pilota della Cagiva. Roche rimase per mesi in ospedale, per provare a tornare in sella soltanto a fine stagione ma dovette dare forfeit alla sua carriera in 500.

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Lo "spostamento"


Non tutti sanno che Claudio Castiglioni (patron della Cagiva e della Ducati) era un personaggio davvero particolare. Un vero Mecenate, che quando si legava a un pilota lo considerava come un figlio e non lo abbandonava mai, qualunque cosa succedesse. Ne sanno qualcosa Marco Lucchinelli, Virginio Ferrari, John Kocinski e soprattutto Giancarlo Falappa, che dopo l’incidente ha ricevuto un vitalizio dalla Ducati.

Quindi Roche, coinvolto in quel tremendo incidente di Imola mentre era in sella alla Cagiva di Castiglioni, l’anno successivo venne spostato sulla Ducati 851 che Lucchinelli stava portando in gara agli albori della Superbike. Una moto meno esasperata e performante della 500, con la quale Roche riprese fiducia, ritmo e, decisamente, velocità.

Il francese entrò in pianta stabile nel Mondiale delle derivate 1989 con la squadra ufficiale di Lucchinelli. Cinque vittorie di manche, ma sempre troppi ritiri per la bellissima 851 di Borgo Panigale, che si ammutoliva troppo spesso senza motivo. Roche terminò comunque sul podio mondiale con il terzo posto finale.

Durante l’inverno in Ducati capirono come tutti i problemi della 851 fossero causati da interferenze radio e magnetiche che resettavano le centraline elettroniche. Riuscirono a schermarle totalmente e nel 1990 la musica cambiò a vantaggio della bicilindrica Desmo di Borgo Panigale. Fin dalla gara di apertura a Jerez, dove Roche dopo la pole position piazzò una fantastica doppietta che lo lanciò subito in testa al Mondiale. I grandi avversari erano il due volte iridato Fred Merkel che fino al Giappone diede del filo da torcere al francese, poi però un brutto infortunio alla 8 Ore di Suzuka lo mise ko.

La stagione del successo iridato 


Emerse così il velocissimo brianzolo Fabrizio Pirovano con la Yamaha Valli preparata da Peppo Russo. Un testa a testa che vide Pirovano attaccare Roche a suon di vittorie, con la doppietta nella sua Monza, dove venne portato in trionfo. Ottima anche la stagione del belga Stéphane Mertens con l’altra Honda RC30. Durante la stagione apparve e subito svanì la stella di Falappa, compagno di squadra di Roche. Il velocissimo marchigiano si infortunò una prima volta in Canada a Mosport per poi subire un terribile incidente il giorno del suo compleanno a Zeltweg, dove rimediò fratture agli arti.

Firmata da Roche, la prima vittoria di una Casa come la Ducati, per dimensioni inferiore ai colossi giapponesi, nella Superbike ebbe una eco mondiale che provocò un interesse smisurato nei confronti dell’azienda italiana. In effetti la Ducati 851 aveva avversarie bellissime ed evolute come la V4 Honda RC30 (due volte titolata) e la quattro cilindri frontemarcia Yamaha OW-01, oltre a Bimota e Kawasaki. Gli inglesi per il mondiale SBK avevano coniato un motto molto azzeccato che rendeva perfettamente l’importanza di questo campionato: “Win on Sunday, sell on Monday!”. Ovvero, molto semplicemente, vinci la domenica e vendi il lunedì.

In effetti ogni vittoria nel mondiale SBK si ripercuoteva immediatamente in un’impennata nelle vendite delle supersportive inducendo le Case a impegnarsi maggiormente in questo particolare Mondiale riservato alle derivate dalla produzione di serie.

Castiglioni, titolare della Cagiva e della Ducati, lo aveva capito benissimo e il suo impegno a 360° nelle competizioni con la splendida Cagiva 500 e la Ducati 851 aveva dato i frutti sperati. Grazie al successo ottenuto con Roche, Castiglioni fu subissato di richieste per la sua 851, considerata un prodotto velocissimo e speciale al pari di una Ferrari. Oltre a incrementare gli sforzi nel reparto corse riuscì a convincere gli organizzatori a portare la cilindrata per le moto a due cilindri da 851 a 888 cm³ con un’evoluzione pronta per il 1991. Bisogna riconoscere che quella prima lontana vittoria della “strana coppia” Lucchinelli-Roche ha avuto un’importanza basilare per la storia del mondiale SBK e della Ducati.

Da quel primo titolo è nato un fantastico duello durato oltre 20 anni tra la piccola italiana Ducati e il colosso mondiale Honda. Una battaglia cavalleresca che ha infiammato il pubblico di tutto il Mondo.

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