Con il podio conquistato da Alvaro Bautista ad Aragòn, il team HRC potrà sfruttare l'esperienza fatta nei primi round, spinto dalla soddisfazione del buon risultato
Il terzo posto colto da Alvaro Bautista nella seconda manche disputata al Motorland - Gara due, non la Tissot Superpole Race - dimostra come la compagine HRC stia raccogliendo i frutti del proprio lavoro. Lavoro iniziato da zero, benintesi: il progetto, lo staff, i piloti hanno dovuto e stanno ancora esplorando e scoprendo il potenziale della nuova CBR RR-R, una Fireblade all'apparenza semplice ed essenziale, nella realtà invece complicata e interpretabile in diversi modi.
Lo hanno detto lo spagnolo stesso ed il compagno di box Leon Haslam: "Il materiale da sviluppare è parecchio, le strade percorribili sono tante. Per capire in quale direzione muoversi, bisogna girare in pista. Altre soluzioni, non esistono". Soluzioni non trovabili durante il lockdown: andavano bene le riunioni via Skype tra i vari membri coinvolti, ma provare tra i cordoli è tutt'altro affare.
Affare costoso, quello HRC. Il coinvolgimento della Casa è diretto, coadiuvato da uno staff costituito da giapponesi, spagnoli, inglesi e italiani. Mettere insieme tutto facile non è, quando si compete con team rodati come Kawasaki Provec, Ducati Aruba e Yamaha Crescent.
Si è detto che il podio ottenuto dal numero 19 è arrivato "solo grazie ai test effettuati più volte al Motorland". Certo, è vero e pure giusto che sia così. Perché? Perché a tutte le squadre servono le sessioni di prove, fondamentali per scegliere il materiale, per poi lavorarci sopra. Del resto, Rea e la KRT fanno proprio così: godono di un pacchetto tecnico di eccellenza, d'accordo, ma non si fermano mai. Il team campione in carica è quello che prova più di tutti, sebbene conosca la propria ZX-10RR come la strada di casa.
Abbiamo detto casa, anzi, Casa: Honda vuole vincere in SBK - come vuole vincere ovunque partecipi - e non appiccica i suoi adesivi dove capita. Sapendo che si tratti questa di una stagione a dir poco "particolare" - inizio sfrenato ed in ritardo, lockdown, impossibilità degli ingegneri HRC di raggiungere l'Europa, concorrenza spietata e mai ferma - se guardiamo i risultati ed i tempi sul giro delle due Fireblade, noteremo quanto segue.
- Nei test invernali, Bautista ed Haslam si sono limitati a sgrossare il materiale, non potendo attaccare il cronometro. Mentre gli avversari potevano farlo, Alvaro e Leon dovevano scegliere quale configurazione motore utilizzare (erano almeno quattro diverse), come impostare i parametri elettronici, il modo di capire telaio, sospensioni, gomme e tutto quanto.
- Andati in gara, le moto erano ancora acerbe, perché il maltempo ha condizionato i test stessi. Un conto è poter disporre di dati accumulati a (per esempio) Phillip Island in cinque anni, un altro è sperimentare, provare, rischiare. Detto questo, il quinto posto di Haslam in Australia ed il sesto di Bautista, non sono da buttare. Anzi.
- HRC sta facendo meglio di BMW: "Ma va!? " direte voi. No, calma. Va bene che Sykes e Laverty sono in difficoltà, però le S1000 RR sono ottime moto, magari un po' cervellotiche, ma valide. L'inglese e l'irlandese non sono esenti da errori, lo sappiamo, tuttavia ricordiamo che il team SMR Racing è al secondo anno di progetto e gode di buone attenzioni della Casa bavarese. Metterlo dietro, conferma che BMW non ha imbastito la retta via, Honda sì.
- Bautista è giunto a pochi secondi dal successo, in quel di Aragòn. Poco più di tre secondi e mezzo. Inoltre, Chaz Davies e la bomba Panigale V4 R erano a soli due secondi abbondanti. Con un giro di pista in più, Alvaro avrebbe attaccato il gallese, perché lo spagnolo aveva un passo gara migliore. Lo dicono i cronologici.
- Gomma Pirelli SCX, scommessa vinta o necessità? Forse entrambe. La copertura dedicata alla Superpole Race si è dimostrata in grado di tenere tutta la durata della manche lunga. Faceva meno caldo del solito, domenica ad Aragòn, però il team HRC ha studiato la mossa a puntino. A fine corsa, lo pneumatico posteriore di Bautista non presentava strappi o usure anomale. Brava Honda, brava Pirelli. A meno che, la X non fosse l'unica mossa plausibile per ottenere il grip desiderato: "Quando ho pista libera davanti, i tempi arrivano - ha ammesso Alvaro - altrimenti, la CBR RR-R diventa un toro difficile da domare. Le linee altrui non piacciono alla nostra moto". Sarà anche vero, ma i sorpassi gli sono riusciti domenica pomeriggio.
- Morale in crescita, mica poco. Quando arrivano i risultati, arrivano anche i sorrisi e la fiducia di fare pure meglio. Sarà così, vedrete: non diciamo che Honda vincerà subito ad Aragòn Due (bè, perché no?!), però, il podio non è più un miraggio, anzi. Adesso il team sa che può farlo. Perlomeno ad Aragòn.
Genesio Bevilacqua spiega perché Althea e Moriwaki abbiano smesso di collaborare
Link copiato