Esclusiva SBK, Aegerter: "Sono rinato dopo aver lasciato la Moto2"

Esclusiva SBK, Aegerter: "Sono rinato dopo aver lasciato la Moto2"© GpAgency

Il pilota svizzero si prepara alla nuova sfida in Superbike: "Sono nella fase più favorevole della mia carriera, ora voglio vincere nuove sfide"

27.01.2023 ( Aggiornata il 27.01.2023 14:29 )

Meritare un accostamento con nomi da leggenda come quelli di Carlo Ubbiali, John Surtees, Mike Hailwood, Phil Read, Giacomo Agostini, Angel Nieto e Freddie Spencer (soltanto per citarne alcuni), non è per tutti.

Certo, sono necessarie le debite proporzioni, poiché Supersport e MotoE non sono le categorie regine del motociclismo (e la MotoE 2022 non aveva ancora la titolazione di “Mondiale”), ma Dominique Aegerter ha un grande merito: ha trionfato sia su una moto a carburante che su una elettrica, una primizia vera e propria.

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La rinascita di Aegerter 


E pensare che la carriera dello svizzero sembrava ai titoli di coda durante le sue ultime stagioni in Moto2, ma come spesso accade (e lo può testimoniare anche Alvaro Bautista) il cambio di paddock ha riacceso speranze e fuoco agonistico. Il passaggio in Supersport, nel 2021, è stato un trampolino per il classe 1990 che ora, come il coetaneo Danilo Petrucci, diventa un rookie sui generis nella Superbike 2023.

Da affrontare con la Yamaha R1 del Team GRT e con le certezze garantite dai tre titoli (due in SSP e uno in MotoE) vinti nell’ultimo biennio. Gli ultimi due anni sono stati i migliori della mia carriera – conferma Aegerter – vincere due titoli contemporaneamente in due campionati e due paddock diversi, come nel caso di Supersport e MotoE, è stato speciale: spero che il buon momento prosegua il più possibile”.

Ti saresti aspettato questa rinascita dopo l’addio alla Moto2?

“Onestamente no, in primis perché non sapevo esattamente cosa aspettarmi dal mondo Superbike. Arrivato in Supersport sapevo di poter lottare per le prime cinque posizioni, ma già nel 2021 sono riuscito a fare qualcosa che reputavo incredibile, nonché molto difficile da replicare. Il 2022, se possibile, è stato anche meglio”.

Se potessi tornare indietro, effettueresti prima il cambio di paddock e campionato?

“Probabilmente sì, ripensando alle difficili stagioni 2018 e 2019 in Moto2: la prima l’ho disputata con il Team Kiefer, che oltre a montare il telaio KTM aveva difficoltà economiche, tanto che era servito il mio supporto economico, la seconda con la MV e il Team Forward, e in quel caso mi aspettavo risultati migliori. Sarebbe stato meglio cambiare paddock già in quelle stagioni, ma affrontare un campionato nuovo non è mai un passo da compiere con leggerezza”.

Tre titoli in due anni


Analizzando la tua intera carriera, hai altri rimpianti?

“Se avessi avuto in passato l’esperienza di oggi, avrei fatto diverse cose differenti, questo è certo. Correrei alcune gare in modo diverso, e in generale avrei tenuto un comportamento diverso in alcune situazioni, ma penso al contempo di aver sempre dato tutto per ottenere il massimo da ogni moto, quindi mi sento a posto con me stesso. Una scelta come quella di restare più del dovuto in Moto2 non è stata corretta, ma quando ti trovi a gennaio senza una moto, non puoi nemmeno essere particolarmente selettivo”.

Hai vinto tre titoli in due anni: quale ti è rimasto più nel cuore?

“Direi quello dell’anno scorso in Supersport. Io e il Team Ten Kate abbiamo vissuto un 2022 quasi perfetto, con tante emozioni. Dopo aver vinto alcune gare (è arrivato a nove successi consecutivi di manche, nde) ho realizzato che non era normale quello che stavamo ottenendo, quindi mi sono imposto di godermi il momento, perché non è semplice che accada nuovamente”.

Hai dichiarato che la Supersport non riceve l’attenzione che merita: cosa dovrebbe fare la Dorna per invertire il trend?

“Credo che la Dorna si stia già impegnando in questo senso, sia dal punto di vista tecnico che da quello commerciale, dato che in Superbike tanti tifosi possono entrare nel paddock e vedere da vicino il podio e non soltanto. Nel mio caso è stato triste ottenere così poco riscontro nel mio Paese natale, in primis a causa della mancata messa in onda delle gare: avere maggiore esposizione sarebbe utile per me ma non soltanto, dato che potrebbe aiutare il movimento motociclistico svizzero a crescere. Se un bambino vede un connazionale vincere potrebbe iniziare a desiderare di emularlo”.

L'intervista continua nella prossima pagina

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