SBK, Test Ducati 999 F05: sulle orme del mito

SBK, Test Ducati 999 F05: sulle orme del mito

Nel 2005 a Borgo panigale, per l'assalto al mondiale delle derivate, misero a disposizione di James Toseland i 194 CV della 999 F05 una moto che seguì le gesta gloriose delle 916, 996, 998

24.02.2021 18:03

Basta guardarla da ferma, con attenzione, per capire che la Ducati 999 F05 è più di una SBK. È una derivata di serie, in teoria; in pratica però sembra una cugina della Desmosedici, dalla quale ha ereditato diverse soluzioni tecniche che le hanno spesso permesso di superare le ultrapotenti quattro cilindri, nelle ultime gare della stagione 2005. È stata messa a posto troppo tardi, però le vittorie di Lanzi hanno dimostrato che una bicilindrica può battere le pluricilindriche giapponesi, anche a parità di cilindrata. Noi l’abbiamo provata al Mugello, e abbiamo cercato di farci rivelare parte dei suoi segreti. È ovvio che, soprattutto nelle corse, chi trova la soluzione ad un problema, o un sistema in grado di trasformare un moto eccellente in una moto vincente, non pubblicizza la scoperta, a meno di non aver già trovato qualcosa di meglio. Sarà forse anche per questo motivo, ma a furia di fare domande e dopo aver percorso più giri in sella a questa fantastica SBK, qualcosa abbiamo capito...

Ducati 999 F05: come è fatta


È l'ultima evoluzione di quelle che sono state le SBK più amate dagli appassionati, quelle costruite a Borgo Panigale, che negli anni passati hanno monopolizzato il campionato del mondo delle derivate di serie, che hanno sconfitto le giapponesi a due ed a quattro cilindri. Stiamo parlando della 999 F05, una moto che segue le orme gloriose delle vecchie 916, 996, 998. Che hanno vinto di più, è vero, ma non correvano contro le quattro cilindri 1000! Ducati è rimasta fedele al bicilindrico a “L” nonostante le modifiche al regolamento.

Erano in molti a sostenere che a parità di cubatura, le rosse bolognesi non sarebbero state in grado di tenere il passo delle 1000 plurifrazionate, invece i risultati hanno dimostrato che in SBK il bicilindrico non è morto, tutt’altro. Il merito è della squadra corse che è riuscita a realizzare un missile più che un motore perché, secondo i dati dichiarati, il V2 della 999 F05 è in grado di erogare 194 CV all’albero: una potenza stratosferica per un propulsore che deriva da un’unità di serie.

Sul bicilindrico Testastretta sono stati utilizzati componenti di altissima qualità, chiaramente. Le valvole sono in titanio, le bielle Pankl pure; i pistoni sono stampati. Inoltre, per ottenere la massima potenza si è cercato di aumentare il più possibile il regime di rotazione. La 999 F05, grazie ai suoi 104 mm di alesaggio e 58,8 mm di corsa, è in grado di arrivare a 13.500 giri! Il suo limitatore di giri non interviene molto prima di quello di una quattro cilindri. Rispetto allo scorso anno, a livello di meccanica non sono stati fatti interventi importanti. I circa cinque cavalli guadagnati dalla 999 ufficiale sono arrivati grazie alla benzina ed ai lubrificanti sperimentati in MotoGP.

Sempre dalla MotoGP è arrivato quello che ha consentito il salto di qualità alla moto, ovvero l’elettronica. Ora il cuore dell’impianto è una centralina Marelli Marvel 4, tramite la quale gli ingegneri riescono a gestire il freno motore in staccata (il sistema meccanico non è stato comunque eliminato) ed a limitare lo slittamento della ruota motrice in accelerazione. Di fatto, il sistema non “taglia” potenza quando il pneumatico inizia a perdere aderenza; la centralina analizza molto velocemente i dati che le arrivano da numerosi sensori e varia di conseguenza l’erogazione. Dopo aver “contrattato” l’inquadratura siamo anche riusciti a fotografare la moto senza air box. È lì che dovrebbe esserci un altro dei segreti di questa moto, ma i tecnici non hanno voluto spiegarci di più...

SE IL MOTORE è un’opera d’arte, la ciclistica non è da meno. Splendida la forcella Öhlins pressurizzata con gli steli di 42 mm Ø. Questo componente, a differenza di quelli di serie, funziona come un ammortizzatore. In pratica, internamente non c’è solo olio ma anche azoto in pressione, separato dal fluido. In questo modo si hanno meno problemi di cavitazione ed emulsione dell’olio. L’ammortizzatore, anche se molto sofisticato, funziona come un componente di serie. Bellissimi i freni Brembo: all’anteriore, a seconda dei circuiti, vengono utilizzati dei dischi flottanti di 290 mm Ø o di 320 mm Ø, accoppiati a pinze a quattro pistoncini ad attacco radiale ricavate dal pieno. Dietro, il pilota può scegliere tra un disco di 200 mm Ø e uno di 218 mm Ø.

Ducati 999 F05: come va


È incredibile quanto si possa aprire il gas anche con la moto molto inclinata. Per fortuna l’abbiamo capito solo all’ultimo turno... È questo il grosso pregio della 999 F05; ha un’elettronica fantastica che permette di sfruttare la moto. In realtà non abbiamo cercato il limite, anche perché in pochi turni è davvero difficile arrivarci, se non si è abituati a guidare moto così performanti. Però non sembra di essere in sella ad una bicilindrica da oltre 195 cavalli. Sinceramente ci siamo trovati più in difficoltà con moto meno potenti. Un grande aiuto lo dà il contenuto peso del veicolo che esalta le già eccellenti doti di maneggevolezza. In staccata la 999 F05 è incredibile; la forcella non è molto dura, anzi, sembra più morbida di quella di una superstock. In realtà è la scorrevolezza a trarre in inganno.

La Öhlins pressurizzata riesce ad assorbire anche le più piccole sconnessioni, però in frenata ha un affondamento contenuto. Prendendo un po’ di confidenza si può anche usare il freno posteriore che qui, a differenza di una moto di serie, ha un senso. In inserimento non bisogna avere fretta, è necessario attendere qualche istante prima di cercare la corda, perché la 999 ufficiale scende in piega alla velocità della luce. Il divertimento vero arriva però in accelerazione. Inizialmente si ha un po’ di timore a spalancare il gas. Invece, è sufficiente provarci per capire che la F05 ha una trazione fuori dal comune. Parte del merito è della ciclistica, ma la differenza la fa l’elettronica. Si potrebbe pensare che in questo modo sia tutto più semplice. Non è esatto: perché, a velocità da capogiro, ci vuole tanto coraggio per aprire tutto il gas con una moto da 200 cavalli. Forse era meglio quando bisognava parzializzare...

SCHEDA TECNICA

Cilindrata 999,0 cm3
Distribuzione Desmodromica, 8 valvole
Lubrificazione a carter umido
Alimentazione iniezione elettronica Magneti Marelli
Accensione elettronica
Potenza 194 CV a 12.500 giri
Trasmissione primaria ad ingranaggi FINALE A CATENA
Frizione multidisco a secco con sistema antisaltellamento
Cambio a 6 rapporti
Telaio a traliccio in tubi d’acciaio
Sospensione anteriore forcella pressurizzata Öhlins con steli di 42 mm Ø
Sospensione posteriore ammortizzatore Öhlins
Freno anteriore 2 dischi di 290/320 mm Ø
Freno posteriore disco di 200/218 mm Ø
Pneumatici ant. 120/75-16,5”; ant. 120/75-16,5” - post. 190/65-16,5”
Interasse 1.440 mm
Serbatoio 23,9 litri
Peso a secco 165 kg

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