Gli USA e il peso del passato | Quella (S)Volta Che

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L’ottavo posto di Ernée è stato uno dei peggiori risultati degli americani al “Nazioni”, il Mondiale a squadre che hanno vinto nel 50% delle partecipazioni

10.11.2023 ( Aggiornata il 10.11.2023 07:01 )

Oltre alla splendida terza piazza dell’Italia, l’altra grande sorpresa del Motocross delle Nazioni andato in scena a Ernée (Francia) è stato l’ottavo posto degli Stati Uniti. Una débâcle per una formazione che si è aggiudicata metà delle edizioni a cui ha preso parte: 23 trionfi su 46 partecipazioni, con 33 podi.

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Gli USA e il Motocross delle Nazioni


Eppure nelle prime otto apparizioni, dal 1971 al 1978, gli USA mancarono il gradino più alto del podio. Assenti nelle successive due contese, iniziarono a dettare legge l’anno dopo a Galldorf (Germania). Grazie a fenomeni del calibro di Jeff Ward e Ricky Johnson, uniti a formidabili piloti come David Bailey, Ron Lechien, Jeff Stanton, Mike Kiedrowski e Damon Bradshaw, arrivarono tredici successi di fila con la ciliegina sulla torta del 21 settembre 1986 a Maggiora.

Quel giorno, al Mottaccio del Balmone, Johnny O’Mara, Johnson e Bailey monopolizzarono la prima e la seconda posizione in tutte e tre le manche. Non contento, lo squadrone a stelle e strisce arrivò a sedici podi consecutivi, grazie alla vittoria del 1996 a Jerez (Spagna) dopo il duplice secondo posto del 1994 a Roggenburg (Svizzera) e del 1995 a Sverepec (Slovacchia). Enorme fu quindi la sorpresa quando, nel 1997, a Nismes (Belgio) gli USA furono soltanto ottavi, complice il terreno fangoso malgrado l’assenza di pioggia. Vinsero i padroni di casa, con l’Italia seconda grazie a Claudio Federici, Chicco Chiodi e Andrea Bartolini, e la Gran Bretagna di bronzo. Gli americani arrivarono dietro non soltanto a Svezia e Francia ma pure alla Nuova Zelanda e alla Germania trascinata da uno scatenato Pit Beirer, attuale Motorsports Director della KTM, vincitore della seconda manche davanti a Stefan Everts e Chiodi e della terza precedendo Joakim Karlsson. Il team statunitense si avvalse di Steve Lamson (Honda) e Jeff Emig (Kawasaki), già presenti l’anno prima, con John Dowd (Yamaha) al posto di Jeremy McGrath.

Emig fece del suo meglio con un 2° posto nella manche inaugurale e un 12°. Dowd diede battaglia nella seconda manche in cui fu a lungo secondo prima di essere passato da Everts e Chiodi, ma alzò bandiera bianca a quattro giri dalla fine per un problema meccanico, e fu 11° nell’ultima. Fu mediocre Lamson, 15° e 21°, non rendendo giustizia alla tabella numero 1 che portava.

Il ruolino di marcia degli USA


Si pensò a un passaggio a vuoto occasionale, invece anche nel 1998 e 1999 gli USA mancarono il podio. A metà anni Duemila ripresero a comandare, infilando un settebello di vittorie, seguito da cinque podi. Ma a Matterley Basin (Gran Bretagna) nel 2017 arrivò un inatteso nono posto. E pensare che quando ad agosto fu annunciato il trio dei prescelti le aspettative furono subito altissime. “La squadra ha un talento immenso – affermò Kevin Crowther, AMA Director of Racing – piloti esperti con l’attitudine e l’abilità per conquistare il Mondiale a squadre. E senza dubbio faranno ogni sforzo per portare a casa l’oro”.

Cole Seely, in quel momento quinto nel National, mise però insieme appena due giri in una manche e sei nell’altra. Eppure il debuttante non ebbe colpe, perché entrambe le volte, sulla sua Honda CRF450R, a causa del fango accumulatosi, si spostò il supporto della molla dell’ammortizzatore, con conseguente caduta della molla. Zach Osborne fu decimo e terzo, mentre Thomas Covington concluse 22° e 17°, sempre doppiato. Con il nono posto gli USA fecero peggio persino dell’Estonia. Un’onta sfiorata da Aron Plessinger, RJ Hampshire e Christian Craig, incapaci di contenere i distacchi sotto il mezzo minuto.

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