Marquez-Honda, quando l'amore finisce | Quella (S)Volta Che

Marquez-Honda, quando l'amore finisce | Quella (S)Volta Che© Getty Images

Tra i tanti record firmati dal binomio Marc-HRC, ora c’è anche quello della separazione dopo il binomio più duraturo

24.10.2023 ( Aggiornata il 24.10.2023 11:44 )

Ogni amore, anche il più grande, è destinato a finire. L’annuncio della separazione tra Marc Marquez e la Honda, arrivata dopo undici stagioni insieme, è l’ennesima conferma di questa teoria.

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Marquez-Honda: la statistica


D’altro canto pure Dani Pedrosa, che con l’HRC aveva corso in MotoGP per tredici annate di fila, è tornato in gara nel 2021 con la KTM che l’aveva ingaggiato come collaudatore. L’aver appeso il casco al chiodo per un biennio ci induce però a considerare il fantino di Sabadell un caso a parte rispetto a quanti, dopo tantissimi anni di fedeltà a una Casa, sono passati direttamente a una rivale. In questa casistica Marquez resta unico perché nessun altro ha messo assieme almeno dieci campionati consecutivi in classe regina con un marchio prima di virare altrove.

Dopo nove avevano salutato la compagnia Giacomo Agostini e Jorge Lorenzo. Ago era già stato avvicinato dai vertici Yamaha nel 1971: “Ma all’epoca i motori due tempi erano ancora molto delicati e grippavano spesso”. Tornarono alla carica due anni dopo: “Avevano fatto passi da gigante e così decisi di cambiare. Avevo capito che con i quattro tempi era rimasto poco da fare”

E così in vista del 1974 lasciò la MV Agusta con cui correva dal 1965. Diverso il ragionamento compiuto da Lorenzo perché ai tempi la Ducati non era ancora la macchina da guerra dell’ultimo biennio. Nel 2016, ultimo anno del maiorchino in sella alla M1, la Yamaha vinse sei GP e la Honda nove, mentre la Ducati si aggiudicò un paio di gare. A indurre il numero 99 a cambiare aria furono la volontà di affrontare una nuova sfida, il corteggiamento di Gigi Dall’Igna (con cui aveva vinto in 250), l’insofferenza verso il clan di Valentino Rossi dopo il controverso 2015 (e la Yamaha spedì un messaggio chiaro a Jorge, rinnovando con Vale) e il ricco biennale offerto da Borgo Panigale, per complessivi 25 milioni di Euro. Come compagno di squadra trovò Andrea Dovizioso, che avrebbe continuato a correre per la Ducati fino a fine 2020 quando il suo contratto non è stato rinnovato. Il matrimonio di Dovi è giunto al capolinea dopo otto stagioni e il forlivese sembrava destinato a un anno sabbatico. Invece è stato chiamato come test rider dall’Aprilia, salvo poi salire in corsa sulla Yamaha-Petronas per disputare gli ultimi cinque GP.

Altri addii eccellenti


Otto furono anche le stagioni di fila di Alex Barros in sella alle Honda anche se il brasiliano girovagò a lungo: nel 1995 corse con Kanemoto, l’anno dopo con Pileri, quindi fece due stagioni con Gresini e altre quattro con Pons Racing. Il suo destino cambiò nel 2002, quando per gli ultimi quattro GP gli fu concessa la RC211V in luogo della NSR 500 che aveva guidato fino ad allora. Barros fece faville, con due successi e quattro podi, poi salutò: “Sono grato a Sito, è stato come un padre, mi ha aiutato a maturare”. Andò alla Yamaha-Tech 3, ma tornò in Honda dopo un solo (difficile) anno per rilevare la moto ufficiale di Rossi. Kenny Roberts Jr invece interruppe un settennio in Suzuki per correre nel 2006 con la KR211V, un ibrido con motore Honda e telaio prodotto autonomamente. Andò alla ricerca della novità pure Colin Edwards nel 2012, direzione Forward Racing, dopo sette anni in sella alle Yamaha.

Diversa, infine, la scelta di Rossi, che dopo sette campionati (e quattro titoli) con la Casa dei tre diapason nel 2011 firmò con la Ducati. Alla vecchia amata scrisse una lettera: “È giunto il momento di cercare nuove sfide, il mio lavoro qui in Yamaha è finito. Purtroppo, anche le storie d’amore più belle finiscono, ma lasciano un sacco di meravigliosi ricordi”.

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