Hakan Carlqvist, un'impresa a tutta birra | Quella (S)Volta Che

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A 35 anni dall’incredibile impresa dello svedese, che a Namur, nel giorno di Geboers, trionfò nella 500 nonostante un pit stop per... un boccale!

20.08.2023 ( Aggiornata il 20.08.2023 12:01 )

Trentacinque anni fa Hakan Carlqvist andò a tutta birra, non soltanto in senso metaforico. Mentre il mondiale Cross della 250 era di scena a Maracay (Venezuela), dove la Cagiva faceva doppietta con Pekka Vehkonen, monopolizzando il podio in Gara 1, la classe regina si cimentava alla Cittadella di Namur (Belgio).

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L'impresa di Hakan Carlqvist


Un giorno storico per la disciplina perché un quinto e un sesto posto furono sufficienti a Eric Geboers per affermarsi campione della 500, diventando il primo campione del Mondo nelle tre classi, laureandosi “Monsieur 875” (la somma di 125, 250 e 500). D’altra parte, forte di 60 punti di vantaggio su Kurt Nicoll e 61 su David Thorpe a due round dal termine, con la vittoria di manche che ne assegnava 20, il trionfo del belga era scontato.

Il 7 agosto 1988 però i riflettori si accesero anche su un altro fenomeno, lo svedese Hakan Carlqvist, che ci ha lasciati anzitempo sei anni fa. Un’autentica sorpresa perché l’ex giocatore di hockey su ghiaccio – era arrivato fino alla serie B prima di concentrare tutti i suoi sforzi in sella – in quella stagione non era mai salito sul podio, anche a causa di una Kawasaki privata. L’ultimo successo di manche risaliva al 26 aprile 1987 in Gara 1 a Sittendorf (Austria).

Complici i 34 anni di età, il meglio sembrava alle spalle e in effetti dopo aver conquistato il suo secondo iride, nel 1983 con la Yamaha nella 500 (il primo era stato nel 1979 in 250), Carlqvist (nella foto di copertina) si era aggiudicato soltanto due manche, anche per l’obsolescenza della moto dei tre diapason guidata fino al 1986. Un declino che sembrava aprirgli le porte della pensione, visto che nessun team era disposto a metterlo sotto contratto per il 1989. Hakan se la prese a male ma fece parlare la pista: a Namur fu primo nelle prove cronometrate e già all’uscita dal cancelletto prese il comando della prima manche.

In due giri fece il vuoto, distanziando i i rivali di tredici secondi con l’eccezione d Thorpe che lo tallonava a un secondo e mezzo. Ma al quarto giro l’inglese urtò un paletto di legno, e si fratturò lo scafoide.

La gag a base di birra di Hakan Carlqvist


Pur rimasto solo “Carla” continuò a spingere tanto che al termine del nono giro il gap su Mark Banks era salito a 39”6. Non fu questo però a fruttargli un posto nel pantheon del motorismo, quanto la gag escogitata con uno dei fratelli, che gli dava le segnalazioni. “Uno dei sogni della mia vita – raccontò la settimana dopo all’inviato di Motosprint – era riuscire a bere, durante un GP, una birra in uno dei due bar lambiti dal tracciato di Namur e, ciò nonostante, vincere la manche. Per molti anni ci ho corso e anche vinto ma non avevo mai avuto un vantaggio sufficiente per fermarmi”.

Lo svedese arrestò la sua Verdona a bordo pista, vicino allo Chalet du Monument, un caffè situato nella parte bassa del circuito. Qui il fratello gli passò un boccale di birra che Hakan svuotò per poi ripartire. Non contento, affrontò gli ultimi metri salutando con il braccio sinistro il pubblico ma conservò 27“6 su Banks e 57 secondi su Geboers che, precedendo Nicoll, fu aritmeticamente campione.

L’alcool in corpo non ne rallentò le prestazioni nemmeno in Gara 2, vinta con 11”5 su Kees Van der Ven. Fu il suo 21° e ultimo GP vinto, festeggiato con lo champagne. Una bevuta dopo l’altra, memore di quanto accadde a St. Anthonis, nel GP Olanda del 1983, ultima gara stagionale.

Quel giorno era diventato campione del Mondo ma gli organizzatori – incredibilmente – dimenticarono le magnum di bollicine per i premiati. Meglio bere prima dell’arrivo, deve aver pensato quel giorno a Namur il mitico Carlqvis…

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